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Roberto Devereux

Teatro Donizetti

Tragedia lirica in tre atti di Salvadore Cammarano Musica di Gaetano Donizetti Prima esecuzione: Napoli, Real Teatro di San Carlo, 28 ottobre 1837 Edizione critica a cura di Julia Lockhart © Casa Ricordi, Milano con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Teatro Donizetti INTRODUZIONE L’opera è titolata al maschile, ma la vera protagonista è Elisabetta. Siamo nel 1837, al Real Teatro di San Carlo di Napoli, e Gaetano Donizetti regala una parte eccezionale a una delle sue interpreti più amate e geniali, il soprano Giuseppina Ronzi de Begnis, la sua “musa nera”, specialista in personaggi femminili tormentati, violenti, deliranti. Due anni dopo Lucia di Lammermoor, Salvadore Cammarano stimola nuovamente il genio donizettiano con un libretto sintetico, compatto ed efficacissimo, in linea con quanto proclamato dal compositore in una lettera famosa: «Voglio amore, che senza questo i soggetti sono freddi, e amor violento». L’opera si conclude con una sconvolgente scena di delirio allucinatorio che dà un nuovo significato drammatico all’abituale rondò finale della primadonna. In più, all’eccellente ispirazione donizettiana contribuisce anche l’ambientazione britannica, fra quei «Tudori» che già lo avevano appassionato in altre tre opere, Elisabetta al castello di Kenilworth, Anna Bolena e Maria Stuarda, e che viene ribadita anche nella brillante sinfonia che cita esplicitamente l’inno inglese God save the King. Roberto Devereux è fra i titoli più significativi nella produzione del Donizetti maturo e una delle riscoperte di maggior successo della Donizetti-renaissance del secolo scorso. Al Festival, è affidata dal direttore musicale del Donizetti Opera, Riccardo Frizza, e messa in scena da un grande regista shakespeariano (il “vero” Shakespeare fu coinvolto nella congiura del conte di Essex), Stephen Langridge, direttore artistico del Festival di Glyndebourne. Sul palcoscenico, quattro star del belcanto internazionale come John Osborn, Raffaella Lupinacci, Simone Piazzola e, nella parte incandescente di Elisabetta, il soprano italoaustraliano Jessica Pratt. TRAMA Londra, «nel cadere del secolo XVI». Elisabetta I si sente trascurata da Roberto Devereux, conte di Essex, di cui è perdutamente innamorata. Due consiglieri della regina, Lord Cecil e Raleigh, nemici di Essex, le chiedono che questi sia accusato di tradimento per il suo clemente comportamento nella guerra contro la Spagna. Elisabetta riceve Roberto, che si mostra freddo e riservato. Anche il duca di Nottingham è turbato dalla tristezza della moglie Sara che, non visto, ha scorto ricamare una sciarpa azzurra: si confida quindi con Essex, ignorando che l’amico è a sua volta innamorato di Sara. In un appuntamento notturno con la donna, Essex la rimprovera di aver sposato Nottingham; Sara gli rinfaccia invece di portare al dito un anello donatogli dalla regina, come pegno di grazia in caso di condanna. Come dono d’addio, Essex consegna a Sara l’anello di Elisabetta e Sara gli porge la sciarpa. Nel frattempo, il parlamento ha condannato Essex, nonostante l’appassionata difesa di Nottingham, cui tocca darne notizia alla regina. Nottingham chiede la grazia per l’amico; Elisabetta gli mostra allora la sciarpa trovata nel palazzo di Essex durante la perquisizione. Scoperta la verità, Nottingham chiede di potersi battere in duello con l’ex amico, che

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