Jazz al Donizetti
ABDULLAH IBRAHIM piano solo (1° set) / MODERN STANDARDS SUPERGROUP (2° set)
Teatro DonizettiABDULLAH IBRAHIM piano solo ABDULLAH IBRAHIM pianoforte Torna a Bergamo, a distanza di quasi 50 anni dalla prima precedente esibizione, uno dei simboli della musica sudafricana e della lotta contro l’Apartheid a suon di musica. Nato a Città del Capo il 9 ottobre del 1934, Abdullah Ibrahim, che all’epoca era noto con il nome di Dollar Brand, suonò al Teatro Donizetti la prima sera dell’edizione 1975 del festival conquistando il pubblico con quella forza evocativa che anche oggi pervade la sua musica. La sua biografia è illuminante del percorso artistico e umano di cui il pianista è stato protagonista. Emerso alla fine degli anni Cinquanta prima con un proprio trio e poi con i Jazz Epistles, formazione seminale del jazz sudafricano di cui faceva parte tra gli altri anche il trombettista Hugh Masekela, scelse poi la via dell’esilio prima in Europa e poi negli Stati Uniti per sfuggire alla discriminazione razziale nel suo Paese. Tra i primi ad accorgersi del suo talento e della profondità della sua musica fu Duke Ellington. Gli anni Sessanta e quindi il decennio successivo, grazie anche ad album quali Ancient Africa e African Piano, lo consacrarono tra le figure preminenti del jazz del periodo. Posizione mantenuta anche successivamente alla guida di gruppi come gli Ekaya. Rientrato in Sudafrica nel 1990, su invito di Nelson Mandela dopo la sua scarcerazione, Abdullah Ibrahim non è venuto mai meno al suo ruolo di vessillo di una musicalità profondamente legata alle proprie radici e portatrice di messaggi universali. Anche in un album recente come Solotude del 2021 si coglie infatti appieno la poetica di un musicista di rara sensibilità. MODERN STANDARDS SUPERGROUP featuring ERNIE WATTS, NIELS LAN DOKY, FELIX PASTORIUS, HARVEY MASON ERNIE WATTS sassofoni NIELS LAN DOKY pianoforte FELIX PASTORIUS basso elettrico HARVEY MASON batteria Un autentico supergruppo: come recita la stessa intestazione, non si può definire altrimenti il quartetto che schiera quattro carismatiche personalità come Ernie Watts, Niels Lan Doky, Felix Pastorius e Harvey Mason. Un vero poker d’assi, detto in altre parole, ideato nel 2022 (con Bill Evans al sax e Darryl Jones al basso) in occasione di un tour dal quale verrà poi tratto un album nel quale figurano, oltre a composizioni originali, riletture di brani di disparata provenienza, a testimonianza di dove va a parare il concetto di modernità espresso dal quartetto, da “Smells Like A Teen Spirit” dei Nirvana a “Black Hole Sun” dei Soundgarden, da “Dancing Barefoot” di Patti Smith a “Jean Pierre” di Miles Davis. Ernie Watts, il più anziano dei quattro, classe 1945, è uno dei sassofonisti più richiesti sia in ambito jazz che rock e pop: ha militato nel mirabile Quartet West di Charlie Haden, con il quale si è esibito a Bergamo Jazz nel 2000, e nella GRP All Stars Big Band, oltre ad aver suonato in tour con I Rolling Stones e registrato con Frank Zappa (The Grand Wazoo), Earth Wind & Fire, Stanley Clarke, Carole King, Glenn Frey, Steely Dan, Joe Cocker e un’infinità di