IN ABBONAMENTO
RICHARD GALLIANO New York Tango Trio
Teatro DonizettiLa serata del 26 marzo sarà composta da 2 set: Set 1: RICHARD GALLIANO New York Tango Trio Set 2: RICHARD BONA Il biglietto comprende entrambi i concerti A 13 anni dalla sua precedente apparizione a Bergamo Jazz, in coppia con il polistrumentista inglese John Surman, torna sul palcoscenico del Teatro Donizetti colui che ha donato alla fisarmonica una vitalità espressiva mai prima così accentuata, grazie a quella straordinaria miscela di new musette e new tango di cui lo stesso Richard Galliano si è fatto artefice e autorevole interprete. «Jazz, musette, tango si nutrono degli stessi ingredienti, rapporto con la danza, melodie forti, armonie precise e raffinate. Con Adrien Moigard e Diego Imbert mi confronto con tutto ciò suonando ogni concerto in modo totalmente libero, a volte lontano dalla partitura ma mai dall'anima del compositore», specifica lo stesso musicista transalpino. Arrivato a Parigi nel 1975, Richard Galliano ha fatto subito la conoscenza di Claude Nougaro, con il quale sarà amico, fisarmonicista ma anche suo direttore d'orchestra, fino al 1983. Il secondo incontro decisivo avrà luogo nel 1980, con Astor Piazzolla: il geniale compositore e bandoneonista argentino lo incoraggerà fortemente a creare la "nuova musette" francese, come lui stesso in precedenza aveva inventato il "nuovo tango" argentino. Nell’arco della sua carriera Richard Galliano ha collaborato con un numero impressionante di artisti e musicisti di elevato profilo: in ambito jazz, Chet Baker, Eddy Louiss, Ron Carter, Wynton Marsalis, Charlie Haden, Gary Burton, Michel Portal, Toots Thielemans, Kurt Elling, Enrico Rava e molti altri ancora; Serge Reggiani, Claude Nougaro, Barbara, Juliette Greco, Dick Annegarn, Georges Moustaki, Allain Leprest, Charles Aznavour, Serge Gainsbourg, per la canzone francese.
RICHARD BONA
Teatro DonizettiLa serata del 26 marzo sarà composta da 2 set: Set 1: RICHARD GALLIANO New York Tango Trio Set 2: RICHARD BONA Il biglietto comprende entrambi i concerti Virtuosismo strumentale alla Jaco Pastorious, fluidità vocale alla George Benson, senso della canzone e dell’armonia alla Joao Gilberto e il tutto mescolato con la cultura africana. Il risultato di questa originalissima combinazione non può che essere uno solo: Richard Bona. Nato in Camerun, figlio d’arte discendente da un griot, Richard Bona è approdato a New York a metà degli anni Novanta, non prima di aver fatto tappe intermedie in Germania e a Parigi: i paragoni con il mitico Jaco si sono subito sprecati ma molto presto ci si è resi conto che quel bassista arrivato dall’Africa brillava di luce propria. E così sono iniziate le collaborazioni altolocate con Harry Belafonte, la stessa Jaco Pastorius Big Band, gli Steps Ahead di Mike Mainieri, Joe Zawinul, Pat Metheny, George Benson, Mike Stern, Branford Marsalis, Bobby McFerrin, Chaka Khan, Michael e Randy Brecker e via così. In tutto questo Richard Bona non ha mai reciso il legame con le proprie radici: nei numerosi album incisi nelle vesti di leader, si rileva una naturale inclinazione alla narrazione attraverso i suoni, che si traduce anche nel prendere posizione su tematiche sociali, nel difendere i popoli oppressi. Per esempio, The Ten Shades of Blues, uno dei suoi album più riusciti, è una sorta di viaggio tra le diverse sfumature del blues che affiorano nelle musiche del Sahel, di Brasile, India, Stati Uniti e Camerun. In altre parole, la musica di Richard Bona si potrebbe far confluire nell’area della fusion, ma con quelle specificità che solo un autore e un musicista con la sensibilità come la sua può esprimere. Una musica che ha la propria principale ragione d’essere in una innata urgenza comunicativa.