Il festival Donizetti Opera
Don Pasquale
Teatro DonizettiDramma buffo in tre atti di Giovanni Ruffini Musica di Gaetano Donizetti Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre-Italien, 3 gennaio 1843 Edizione critica a cura di Roger Parker e Gabriele Dotto © Casa Ricordi, Milano con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Teatro Donizetti INTRODUZIONE Nel 1843, Gaetano Donizetti è uno dei più celebri operisti europei e si divide fra l’Italia, Vienna e Parigi. È qui che, il 3 gennaio, fa rappresentare Don Pasquale al Théâtre-Italien, avamposto parigino dell’opera italiana dotato di un’eccezionale compagnia di canto. Donizetti ricicla un vecchio libretto scritto da Angelo Anelli per Stefano Pavesi, Ser Marcantonio, e lo fa rinfrescare da un esule mazziniano, Giovanni Ruffini, ma imponendogli tante e tali modifiche da esserne, in pratica, coautore. Il libretto verrà poi pubblicato anonimo con la sigla “M. A.”, che sta per il prestanome Michele Accursi, factotum parigino di Donizetti. L’opera ebbe subito un immediato successo ed è uno dei non molti titoli donizettiani a non essere mai uscito dal repertorio, sebbene in edizioni spesso pesantemente manomesse e scorrette. Al Donizetti Opera verrà presentata, per la prima volta, la nuova edizione critica a cura di Roger Parker e Gabriele Dotto. In Don Pasquale, Donizetti rielabora la più scontata e banale delle vicende comiche, già portata sulla scena infinite volte. Tutti i personaggi sono classici: il buffo gabbato, la primadonna viperina, il tenore sospiroso, il baritono maneggione. Però Don Pasquale non è soltanto l’ultimo capolavoro della grande tradizione buffa italiana, ma anche il primo dei tempi nuovi. Intessuta di valzer e galop – le musiche del suo tempo – la commedia borghese guarda ironicamente al passato ma è permeata di lirismo romantico: il momento in cui Norina schiaffeggia Pasquale è quasi tragico, e tutta l’opera vive di un meraviglioso equilibrio fra risate e lacrime. Il Festival la propone in un allestimento dell’Opéra di Dijon, firmato dalla celebre regista tedesca Amélie Niermeyer, diretta da Iván López Reynoso e con due protagonisti della scena operistica internazionale come Roberto de Candia e Javier Camarena, affiancati dai giovani talenti della Bottega Donizetti. TRAMA A Roma, il vecchio e ricco Don Pasquale da Corneto ha deciso di diseredare il nipote Ernesto, colpevole di aver rifiutato la mano di una ricca zitella perché innamorato di Norina, giovane vedova bella e spiritosa ma povera. Nonostante l’età, per avere una discendenza Don Pasquale decide quindi di sposarsi e incarica il Dottor Malatesta di trovargli moglie. Malatesta, che in realtà è amicissimo di Ernesto, gli decanta le virtù della “sorella” Sofronia, non solo bella ma anche modello di virtù domestiche e modestia femminile. Don Pasquale caccia di casa Ernesto senza tanti complimenti, mentre Malatesta raggiunge Norina per istruirla nella parte di Sofronia, di cui la ragazza si impadronisce perfettamente. Siamo al momento della presentazione dei due futuri coniugi. Sofronia si presenta velata, tutta timidezza e rossori; Don Pasquale ne è conquistato, tanto che decide di stendere subito il contratto di matrimonio con la complicità di un cugino di Malatesta che si finge notaio. Proprio in quel momento arriva Ernesto, che