Bergamo Jazz Festival
STICK MEN
Teatro SocialeSTICK MEN featuring TONY LEVIN, MERKUS REUTER & PAT MASTELOTTO Bergamo Jazz 2025 allarga i propri orizzonti proponendo un formidabile trio che trae linfa vitale dalla commistione fra improvvisazione, experimental rock e altro ancora, oltre che dalla straordinaria padronanza strumentale dei suoi componenti. Stick Men, ovvero gli uomini dello Stick, prendono il nome dal particolare strumento inventato negli anni Settanta da Emmett Chapman, sorta di incrocio tra basso elettrico e chitarra, dotato in genere di 10 corde suonate con la tecnica tapping, che prevede l’uso indipendente delle mani. Massimo virtuoso dello Stick è considerato Tony Levin, uomo di fiducia di Peter Gabriel e di tanti altri, oltre che membro di varie edizioni dei King Crimson dal 1981 in avanti. Allo Stick si è anche convertito il chitarrista tedesco Markus Reuter. Il terzo elemento è il batterista Pat Mastelotto, che i più conoscono per averlo ascoltato nelle ultime edizioni degli stessi King Crimson, anche in quella con ben tre batteristi. Nato a Boston nel 1946, Tony Levin ha iniziato a suonare quando aveva 10 anni. Alle scuole superiori passò al basso elettrico e incontrò il batterista Steve Gadd, anch’egli destinato a una carriera luminosa e insieme al quale Tony Levin fece parte nei primi anni Settanta del gruppo del flicornista Chuck Mangione. Da qui in avanti si sono spalancate innumerevoli porte. L’elenco delle collaborazioni di Tony Levin, sia in studio che on stage, è infatti pressoché infinito: oltre a Peter Gabriel e i King Crimson, John Lennon, James Taylor, Andy Summers, David Bowie, Pink Floyd, Paul Simon, Lou Reed, Gary Burton, Alice Cooper, gli italiani Claudio Baglioni e Ivano Fossati, solo per fare qualche nome tra i tantissimi possibili. Markus Reuter ha iniziato come pianista, convertendosi poi alla chitarra, grazie agli studi con la Guitar Craft di Robert Fripp, e poi allo Stick e alla Touch Guitar. Ha realizzato diversi dischi solisti e suona con varie band, tra cui i Centrozoon e i Tuner, ovvero un duo con Pat Mastelotto. È anche stato membro dell’Europa String Choir e ha collaborato con Ian Boddy, Robert Rich, Tim Bowness e altri. Pat Mastelotto si è avvicinato alla batteria da autodidatta, sviluppando anche uno spiccato interesse per l’elettronica. Tra le collaborazioni principali ci sono Mr. Mister, XTC, David Sylvian, The Rembrandts e il finlandese Kimmo Pohjonen, oltre naturalmente ai King Crimson, nei quali ha avuto modo di cementare il sodalizio con Tony Levin. Locandina STICK MEN featuring TONY LEVIN, MERKUS REUTER & PAT MASTELOTTO Tony Levin chapman stick e basso elettrico Markus Reuter chitarra e chapman stick Pat Mastelotto batteria
MARC RIBOT Quartet “Hurry Red Telephone” (1° set) / DIANNE REEVES (2° set)
Teatro DonizettiMARC RIBOT Quartet “Hurry Red Telephone” Marc Ribot è uno dei chitarristi più innovativi e immaginifici della scena musicale contemporanea, non solo jazz. Nel suo vasto e variegato bagaglio di esperienze collaborative compaiono infatti nomi come Tom Waits, John Zorn, Elvis Costello, Caetano Veloso, Vinicio Capossela, Allen Ginsberg, Robert Plant, Marianne Faithfull, Jack McDuff, i Lounge Lizards di John Lurie. E l’elenco potrebbe andare avanti a lungo. Anche l’attività in proprio non conosce sosta, scandita da album e gruppi quali Rootless Cosmopolitans, che è anche il titolo del suo album d’esordio nelle vesti di leader, Los Cubanos Postitzos, Shrek, Ceramic Dog e Spiritual Unity. Quest’ultimo vedeva in campo Henry Grimes e il batterista Chad Taylor: quel gruppo, nato in omaggio ad Albert Ayler, è rimasto in vita fino al ritiro dalle scene nel 2018 del leggendario contrabbassista. «Gli ultimi concerti con Henry sono stati la migliore musica in cui abbia mai suonato... o che abbia mai sentito...», ricorderà Ribot, che da allora si è riproposto di ritrovarsi con Chad Taylor per continuare a suonare sulla linea tracciata da Spiritual Unity. Ed ecco “Hurry Red Telephone”, nome che deriva da una citazione della poesia di Richard Siken “Several Tremendous”. Lo stesso Ribot presenta i suoi due nuovi partner: «Quando ho sentito per la prima volta il basso di Sebastian Steinberg, ho pensato: “Ecco chi sto cercando: un improvvisatore dotato, un musicista con un groove profondo e totalmente originale. Abbiamo lavorato insieme nella mia band Shrek e in altri progetti dai primi anni '90, fino a quando Sebastian si è trasferito a Los Angeles, e sono entusiasta di riprendere la nostra collaborazione». E di Ava Mendoza, ospite di Bergamo Jazz nel 2022 con un folgorante concerto in solo all’Accademia Carrara, dice: «È la persona perfetta per completare questo quartetto: grande solista, sensibile partner in contesti di insieme, impavida chitarrista/improvvisatrice che sa come movimentare le cose». Questi i presupposti della nuova band: ora la parola è alla musica, che sicuramente sarà difficile da incasellare. Un po’ spiazzante così come è sempre stato Marc Ribot. ________________________________ DIANNE REEVES Torna a Bergamo Jazz, a dieci anni esatti dalla sua precedente apparizione, Dianne Reeves, una delle voci femminili più intense e coinvolgenti del jazz contemporaneo, già vincitrice di ben cinque Grammy Awards per altrettanti album, il quarto dei quali ottenuto per la colonna sonora del film di George Clooney Good Night and Good Luck. Film che ha donato a Dianne Reeves meritata notorietà planetaria. Nata a Detroit in una famiglia dove la musica era di casa – il padre, morto quando lei aveva solo due anni, era un cantante, mentre sua madre suonava la tromba e suo cugino era il famoso tastierista George Duke, Dianne Reeves ha iniziato a cantare e a suonare il pianoforte agli inizi degli anni Settanta. Durante un concerto a Chicago venne notata dal trombettista Clark Terry, che la volle nel suo gruppo. In seguito al trasferimento a Los Angeles iniziò a collaborare con Stanley Turrentine e con altri. L’album d’esordio