Giuseppe Giacobazzi: Il Pedone
Teatro DonizettiATTENZIONE Rinvio spettacolo di Giuseppe Giacobazzi Il Pedone 22 maggio 2024 | Teatro Donizetti Bergamo A seguito della proiezione della finale di Europa League tra Atalanta e Bayern Leverkusen, prevista mercoledì 22 maggio, e all’installazione di due maxi schermi nelle vie adiacenti il Teatro Donizetti, uniti ai divieti emessi dal Comune di Bergamo per il transito e il parcheggio nelle medesime vie e nelle vie confinanti, gli organizzatori – unitamente all’agenzia di Giuseppe Giacobazzi – hanno convenuto di posticipare la data prevista per questo mercoledì a GIOVEDÌ 16 GENNAIO 2025, sempre al Teatro Donizetti di Bergamo e sempre con inizio alle ore 20.30. Ciò a seguito della considerazione che le disposizioni di cui sopra comporterebbero enormi difficoltà da parte del pubblico pagante nel poter raggiungere il Teatro Donizetti per assistere allo spettacolo. I biglietti emessi per lo spettacolo di mercoledì restano validi anche per la nuova data; eventuali rimborsi possono essere richiesti entro e non oltre venerdì 7 giugno 2024 presso i medesimi luoghi o siti in cui sono stati acquistati. Dopo tale data non potranno più essere emessi rimborsi. Biglietti acquistati sul sito TicketOne.it: https://www.ticketone.it/campaign/info-rimborsi Biglietti acquistati presso la Biglietteria del Teatro Donizetti Tel. 035.4160 601/602/603 biglietteria@fondazioneteatrodonizetti.org aperta da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (a partire dal 5 giugno, dalle 16.00 alle 20.00) “Luci, ombre e colori di una vita qualunque” Il pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque è il nuovo spettacolo di Giuseppe Giacobazzi, che racconta del paragone tra la nostra vita e quella vissuta su una scacchiera. In una società dove tutti sognano di essere dei pezzi pregiati, brilla il fascino della normalità. Un'ora e mezza di spettacolo, un’ora e mezzo di partita, un’ora e mezzo di monologo comico ma al tempo stesso interiore, che lascia lo spettatore incollato e attento nello scoprire la mossa successiva. In Il pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque vediamo un Giacobazzi sempre più distante dal cabaret vecchio stile e sempre più vicino alla narrazione propria del teatro comico, in un percorso dove non si abbandona mai la risata, presente come in ogni altro spettacolo, ma che diventa anche strumento di riflessione. Giuseppe Giacobazzi ha fatto la sua mossa, ora spetta a te fare la tua. Locandina di e con Andrea Sasdelli collaborazione ai testi Carlo Negri regia Carlo Negri con Giuseppe Giacobazzi
Nell’occhio del labirinto
Teatro SocialeApologia di Enzo Tortora Dalle parti di Corso Magenta, a Milano, proprio davanti al Teatro Litta, c’è Largo Enzo Tortora. Quasi più una commemorazione che una targa toponomastica – non credo che possieda nemmeno un numero civico – in piccolo, sotto il nome, reca la scritta «giornalista» e le date di nascita e di morte: 1928-1988. Più per curiosità che per senso civico, un giorno, ho deciso di informarmi. Ho scoperto che il «caso Tortora» era ben noto alla generazione di mia madre e assolutamente sconosciuto alla mia. Un caso di malagiustizia, forse ancora più eclatante perché perpetrato ai danni di una persona nota agli italiani, dal momento che il suo volto teneva banco per un’ora e mezza a settimana sulle reti nazionali. Un episodio che assumeva contorni sempre più agghiaccianti, man mano che lo approfondivo: nessuna presunzione di innocenza, accuse mosse senza prova alcuna, magistrati smaniosi di arrestare il “nome grosso” che non leggono gli atti dei processi, blitz antimafia venduti alla stampa ancora prima che avvengano, il tutto ai danni di un uomo totalmente estraneo ai fatti e non associato in alcun modo agli ambienti camorristici. Spesso riteniamo che il XXI secolo sia l’era delle fake news, dello strapotere dei media – siano essi tradizionali o social – nel dirigere da una parte o dall’altra l’opinione pubblica. Il caso Tortora è l’esempio lampante di come la manipolazione delle informazioni affondi le sue radici più indietro nel tempo: testate autorevoli e firme di tutto rispetto hanno contribuito a questa grottesca macchina del fango basata su «pettegolezzi giudiziari», fiumi di calunnie imperniate sul “sentito dire”, cacce grosse allo scoop più bieco per dipingere una persona onesta come un mostro dalla doppia faccia, quella del presentatore che intrattiene le famiglie sulla TV di Stato e quella del malavitoso capace di spostare milioni di lire e chili di cocaina con uno schiocco di dita. Il caso Tortora non è incredibile soltanto per la crudeltà con cui giudici, stampa e opinione pubblica si sono accaniti nei confronti di un innocente. La storia di Enzo è la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi portavoce di una battaglia che non ha colore politico: quella della giustizia giusta. Avrebbe potuto darsi alla macchia come già altri – meno innocenti – prima di lui avevano fatto, avrebbe potuto sottrarsi a un processo che sapeva essere iniquo. Consapevole di essere innocente, Tortora si è spogliato dell’immunità di europarlamentare per farsi giudicare da un tribunale che non lo vedeva come imputato ma come nemico. Consapevole di essere innocente, ha messo la sua storia a disposizione di tutte le persone che sono nella sua stessa situazione ma non hanno i mezzi e le possibilità di essere giudicate in maniera equa. Il monologo – interpretato da Simone Tudda – si dipana in una narrazione continua dove la diegesi oltrepassa i confini narrativi per sfociare nel dialogo, risale nel resoconto storico, dove i dati sono sempre raccontati in maniera essenziale per