Vivaldi: Le Quattro Stagioni

Teatro Sociale

Le Quattro Stagioni, gioiello vivaldiano contenuto nella raccolta “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” Op.8, è il titolo che viene dato ai primi quattro concerti di questa opera pubblicata da Vivaldi nel 1725 ad Amsterdam, in cui ogni concerto trae ispirazione da sonetti (probabilmente composti da Vivaldi stesso). Si tratta di uno dei primi esempi di musica a programma della storia della musica: le caratteristiche naturali delle Stagioni, sensibilmente descritte nei sonetti, sono rese in maniera quasi pittorica dalle note di Vivaldi. Il carattere descrittivo è evidente nelle parti del violino solo, su cui Vivaldi stesso riporta i frammenti dei sonetti che intende descrivere. Entrate nell’immaginario collettivo e nell’eredità culturale occidentale come alcune tra le pagine più emblematiche, le Quattro Stagioni sono amatissime dal pubblico, riconosciute dalle grandi masse, e più che mai attuali al giorno d’oggi, come confermato dal loro ampio utilizzo anche in ambito pubblicitario. A completamento del programma, un anonimo concerto veneto per violoncello e orchestra dai toni energici e malinconici, tipici del gioco dei chiaroscuri della musica veneziana. Locandina Antonio Vivaldi (1678-1741) Da “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” Op.8 Le quattro Stagioni Primavera Estate Autunno Inverno Anonimo Concerto per violoncello e orchestra in re maggiore . . . Ensemble Locatelli Jérémie Chigioni violino solo Thomas Chigioni violoncello solo e direzione

€10,00

Il mercante di Venezia

Teatro Donizetti

Con i suoi potenti temi universali “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare - rappresentato per la prima volta a Londra nel 1598 - pone al pubblico contemporaneo questioni di assoluta necessità: scontri etici, rapporti sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore, l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà, l’avidità e il ruolo del denaro. È un testo fondamentale che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia assieme al Centro Teatrale Bresciano e al Teatro de Gli Incamminati producono in un nuovo, raffinato allestimento firmato da Paolo Valerio: lo interpreta una notevole compagnia d’attori capeggiata da Franco Branciaroli, che offrirà una prova magistrale nel ruolo di Shylock, figura sfaccettata, misteriosa, crudele nella sua sete di vendetta, ma che spiazza gli spettatori suscitando anche la loro compassione. A lui, ebreo, usuraio, si rivolge Antonio, ricco mercante veneziano, che pur avendo impegnato i suoi beni in traffici rischiosi non esita a farsi garante per l’amico Bassanio che ha bisogno di tremila ducati per armare una nave e raggiungere Belmonte, dove spera di cambiare il proprio destino. Shylock che ha livore verso i gentili e sete di vendetta per il disprezzo che gli mostrano, impone una spietata obbligazione. Se la somma non sarà restituita, egli pretenderà una libbra della carne di Antonio, tagliata vicino al cuore. Parallelamente allo scellerato patto che Antonio sottoscrive, evolvono altre linee del plot creando un’architettura drammaturgica di simmetrie e specularità dense di senso. C’è la dimensione di Belmonte, una sorta di Arcadia dove la nobile Porzia, obbedendo al volere del padre, si concederà in sposa solo al pretendente che risolverà un enigma scegliendo quello giusto fra tre scrigni: a ciò ambisce Bassanio che vince optando per lo scrigno più povero. Specularmente agisce Jessica, bellissima figlia di Shylock, che invece tradendo le aspirazioni paterne, si unisce a un cristiano e fugge rubando un anello appartenuto alla madre. E se Porzia e Bassanio declinano il loro amore in modo “alto” più popolare ma simmetrico appare il rapporto fra l’amico di lui - Graziano - e Nerissa, fidata cameriera di Porzia. Sarà l’intelligentissima dama “en travesti” ad intervenire come avvocato in difesa di Antonio, quando questi - perdute le sue navi - si troverà nella drammatica condizione di pagare la cruenta obbligazione a Shylock. Con argute argomentazioni salverà la vita ad Antonio, punirà la furia vendicativa dell’usuraio, assicurerà sostanze e futuro a Jessica riuscendo anche a rimproverare al marito Bassanio la sua scarsa costanza. Un mondo mutevole e vibrante di personaggi che incarnano inquietudini, chiaroscuri e complessità di modernità assoluta. Piermario Vescovo in “Una lettura di “The Merchant of Venice” a partire dalla sua fonte” evidenzia infatti «Basta (...) una minima porzione dell’intera estensione di questi motivi nel testo, per capire che Bassanio è la realizzazione del desiderio di ‘nobiltà’ di Antonio (ivi compreso il suo dispendio di rappresentanza) e che Antonio trova a propria volta – dall’incomprensibile «sadness», né mercantile né amorosa, che lo distanzia dall’interesse all’offerta della sua carne degna dell’antica virtù romana – un percorso di elevazione. Tant’è

€12,00