Nozzari, Rubini: tenori contro | 24 novembre

Sala della Musica "M. Tremaglia" - Teatro Donizetti

Quella del Settecento non era opera per tenori: la seria, almeno. Nel genere comico avevano invece trovato il loro habitat. A fine secolo, però, si cominciò a pretendere voce virile anche dagli eroi del melodramma serio, e quella di tenore si affermò. A Bergamo e nel suo territorio nacquero e si formarono tenori importanti, protagonisti d’eccellenza delle opere di Rossini prima, e poi di Donizetti. Tra loro, Andrea Nozzari e Giovanni Battista Rubini, capaci di suoni baritonali o di acuti stratosferici: materia prima eccezionale, nelle mani dei compositori.

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Alfredo il Grande

Teatro Donizetti

Dramma eroico in due atti di Andrea Leone Tottola Musica di Gaetano Donizetti Prima esecuzione: Napoli, Real Teatro di San Carlo, 2 luglio 1823 Edizione critica a cura di Edoardo Cavalli © Fondazione Teatro Donizetti INTRODUZIONE Per il progetto #donizetti200, che consiste nel rappresentare in ogni edizione del Festival un’opera composta da Gaetano Donizetti nello stesso anno, ma due secoli prima, va in scena per la prima volta in epoca moderna Alfredo il Grande, un melodramma eroico che, appunto nel 1823, segnò il debutto di un Donizetti ventiseienne al Real Teatro di San Carlo di Napoli, all’epoca la più importante “piazza” operistica italiana. Il libretto dell’abate Andrea Leone Tottola, “poeta drammatico de’ Reali teatri” e già librettista di molti titoli rossiniani, ricalca quello scritto con lo stesso titolo a Roma, cinque anni prima, da Bartolomeo Merelli per Giovanni Simone Mayr, l’amatissimo maestro di Donizetti, che con questo soggetto si confrontò così direttamente con il suo pigmalione. L’opera debuttò al San Carlo il 2 luglio 1823, protagonista il celebre baritenore bergamasco Andrea Nozzari, colonna della compagnia napoletana e habitué delle più complesse parti rossiniane. Alla prima parteciparono altri famosi cantanti come il soprano Elisabetta Ferron, il mezzosoprano Teresa Cecconi e i bassi Bartolomeo Botticelli e Michele Benedetti. Ma, nonostante il prestigio della compagnia, l’opera non ottenne alcun successo, anche a causa di un libretto estremamente improbabile, e non ebbe repliche, causando lo sconforto di Donizetti: «Parlo sincero (sarà quel che sarà), ma io non so far di più», come scrisse a Mayr prima della “prima”. Donizetti, come sappiamo, sapeva fare e fece in realtà molto di più. Ma il Festival Donizetti Opera offre ad Alfredo il Grande nel suo bicentenario una prova d’appello, nella certezza che non ci sia titolo di Donizetti che non contenga almeno una scintilla del suo genio. TRAMA Siamo sull’isola di Athelney, nell’Inghilterra del nono secolo, durante l’invasione danese. La regina Amalia, accompagnata dal generale Eduardo e travestita da contadina, è alla disperata ricerca del marito, il re Alfredo, che si è dato alla macchia nella campagna per sfuggire agli invasori che lo braccano. Guglielmo, un contadino, offre loro ospitalità, ma ignorando che i due fuggitivi sono seguiti da presso dal generale danese Atkins. Nell’umile capanna di Guglielmo, Amalia ritrova Alfredo, ma il loro giubilo dura poco. Atkins li ha seguiti, ha individuato il nascondiglio e si presenta travestito da inglese ad Alfredo per avvisarlo che i danesi hanno scoperto il suo nascondiglio. Guglielmo allora fa fuggire i suoi ospiti attraverso un passaggio segreto che i due seguono carponi ma, tornati in aperta campagna, Alfredo ed Amalia vengono sorpresi e catturati da Atkins e dai danesi. Nel frattempo, Eduardo ha però radunato le schiere inglesi, mentre Guglielmo accorre con una banda di pastori e di contadini in armi. I due gruppi convergono sugli invasori, in netta inferiorità numerica. Alfredo viene così liberato ma, magnanimo, non vuole approfittare della sua schiacciante superiorità: libera quindi Atkins e i suoi dando loro appuntamento sul campo di battaglia. Un immenso esercito inglese si

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