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Alessandro Albertin per Appuntamento con la Storia con lo spettacolo “Perlasca. Il coraggio di dire no”

Alessandro Albertin per Appuntamento con la Storia con lo spettacolo “Perlasca. Il coraggio di dire no”

Prosegue al Teatro Sociale Appuntamento con la Storia, la sezione della Stagione della Stagione dei Teatri della Fondazione Teatro Donizetti dedicata a importanti figure che hanno segnato e cambiato le vicende storiche del Novecento: in concomitanza con la Giornata dei Giusti, lunedì 6 marzo (ore 20.30), con repliche martedì 7 e mercoledì 8 alle ore 10.30, va in scena Perlasca. Il coraggio di dire no, spettacolo scritto e interpretato da Alessandro Albertin che racconta la vicenda di Giorgio Perlasca, che nel 1944, grazie al suo grande coraggio, salvò oltre 5.000 ebrei dalla deportazione e dalla morte.  Regia di Michela Ottolini.  Disegno luci di Emanuele Lepore. Produzione Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con Overlord Teatro e col patrocinio della Fondazione Giorgio Perlasca. Durata 1 ora e 30 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: posto unico intero 19 euro, ridotto 15 euro. Al termine di ogni rappresentazione è previsto un incontro con lo stesso Alessandro Albertin, organizzato in collaborazione con ISREC Bergamo, Istituto bergamasco per la Storia delle Resistenza e dell’Età Contemporanea. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Lo spettacolo di Alessandro Albertin è «Un racconto affascinante, travolgente e commovente della storia di Giorgio Perlasca. Un giusto tra le Nazioni. Un uomo semplice e normale che, nella Budapest del 1944, si mette al servizio dell’Ambasciata di Spagna. Affronta la morte ogni giorno, si trova faccia a faccia con Adolf Eichmann, si spaccia per Console spagnolo, solo e unicamente perché sceglie di salvare la vita a molte persone. Alla fine, saranno 5.200. Ebrei, ma non solo. Vive nell’ombra per più di 40 anni, non raccontando la sua storia a nessuno, nemmeno ai familiari», racconta lo stesso autore e interprete. «Nel 1988 viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita… Quando i giornalisti gli chiesero le motivazioni delle sue azioni, lui rispose: Lei cosa avrebbe fatto al mio posto? Davanti a qualcosa di terribile si può reagire in due modi: commentare la cosa, oppure occuparsi della cosa. La prima soluzione è quella più comoda e ci conduce inesorabilmente al tasto mi piace di Facebook. La seconda soluzione è quella più scomoda, richiede coraggio ed eroismo. E umiltà. A commentare siamo capaci tutti. Per occuparsi di un problema e risolverlo, serve la volontà di farlo. Questa è la grande lezione che ci ha lasciato Giorgio Perlasca», prosegue Alessandro Albertin. «E da qui siamo partiti per raccontare al meglio questa storia meravigliosa. Lo facciamo con uno spettacolo semplice, senza fronzoli. Affidandoci alla straordinarietà degli eventi e ad un’interpretazione che mescola tecnica ed emotività, accompagnandoci per mano alla scoperta di un capitolo della nostra storia che è necessario conoscere. In quanto italiani. In quanto uomini», conclude. Diplomato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 1999, Alessandro Albertin ha lavorato con nomi importanti del teatro italiano: Virginio Gazzolo, Egisto Marcucci, Gianrico Tedeschi, Andrée Ruth Shammah, Gigi Proietti, Alessandro Gassman, Franco Branciaroli, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Damiano Michieletto, Giuseppe Emiliani.  È autore dei testi teatrali

Alessandro Albertin per Appuntamento con la Storia con lo spettacolo “Perlasca. Il coraggio di dire no”2023-02-27T14:17:51+01:00

Il 25 febbraio “La favorite” diretta da Riccardo Frizza e registrata al Donizetti Opera 2022 sarà trasmessa su Rai Radio3 TRASMESSA SU RAI RADIO3

L’allestimento firmato da Valentina Carrasco è invece a Bordeaux dove debutterà il 4 marzo  Il titolo inaugurale del Donizetti Opera 2022, La favorite sarà trasmesso sabato 25 febbraio alle ore 20 su Rai Radio3 (disponibile in FM e anche online). Capolavoro della maturità donizettiana su libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, La favorite vide la luce all’Opéra di Parigi nel 1840. A Bergamo è andato in scena al Teatro Donizetti lo scorso 18 novembre (in replica poi il 27 novembre e il 3 dicembre), seguendo l’edizione critica preparata da Rebecca Harris-Warrick (per l’edizione nazionale Ricordi / Fondazione Teatro Donizetti / Comune di Bergamo) nella sua integralità, compreso il divertissement di danze e la cabaletta del duetto fra Léonor e Alphonse, che fu eseguita alla prima parigina e tagliata dopo alcune repliche per certe espressioni considerate troppo “forti” all’epoca. Sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera il direttore musicale del festival Riccardo Frizza e un cast di assoluto rilievo con il mezzosoprano Annalisa Stroppa (Léonor), il tenore Javier Camarena (Fernand), il baritono Florian Sempey (Alphonse XI), e ancora Evgeny Stavinsky (Barthazar), Edoardo Milletti (Don Gaspar) e Caterina Di Tonno (Inès), Alessandro Barbaglia (un signeur). Il Coro era costituito dagli elementi del Coro Donizetti Opera e da quelli dell’Accademia Teatro alla Scala diretti da Salvo Sgrò. L’allestimento, con la regia di Valentina Carrasco, è una coproduzione con l’Opéra National de Bordeaux dove si trova in queste settimane, pronto per il debutto sabato 4 marzo. Le scene sono di Carles Berga e Peter van Praet (anche lighting designer) i costumi di Silvia Aymonino, la coreografia di Massimiliano Volpini. Il video della produzione bergamasca è disponibile in streaming (a pagamento) su donizetti.org/tv e presto sarà pubblicata in dvd. La favorite è stato il titolo più recensito del Donizetti Opera 2023 e ha raccolto i commenti più convinti fra le quasi 90 testate accreditate: «Annalisa Stroppa – scrive Roberta Pedrotti su “L’ape musicale” - possiede il physique du rôle, ma soprattutto possiede l'intensità e la finezza di un canto che trova in “O, mon Fernand” e nella citata “Fernand! Imite la clémence” i suoi momenti più alti per la misura, l'intima comprensione, il calore di un timbro vellutato che non si esibisce ma si raccoglie in un pensiero teatrale e musicale»; e ancora Gian Mario Benzing per il «Corriere della Sera» commenta: «Della musica di Donizetti Riccardo Frizza sa esaltare ogni curvatura naturale: crea suspense in ogni "tempo d'attacco", vivifica l'anima drammatica delle arie più accorate». Un ex novizio che ha lasciato il convento per sposarsi, fa carriera nell’esercito grazie alla protezione del sovrano, senza sapere che sua moglie è stata (ed è?) la sua amante. Quando se ne rende conto, distrutto, sceglie di tornare in convento. Anche lei è devastata, lo raggiunge e gli muore fra le braccia. Fatterelli da giornale scandalistico? Vicende di cronaca? No. Sono i nuclei del grand-opéra La favorite che oggi possiamo dire “discende” dall’Ange de Nisida scoperta nel 2019 proprio al Teatri Donizetti: storie d’attualità, che ci dicono quanto il teatro del tempo ‒ anche quello d’opera, uno spettacolo tradizionalmente “per famiglie” ‒ fosse capace di “mordere” la realtà contemporanea, toccando anche temi scottanti. Certo, con le dovute cautele e mediazioni (la

Il 25 febbraio “La favorite” diretta da Riccardo Frizza e registrata al Donizetti Opera 2022 sarà trasmessa su Rai Radio3 TRASMESSA SU RAI RADIO32023-02-24T14:00:00+01:00

“Dentro. Una storia vera, se volete” con Maria Ariis e Giuliana Musso

La rassegna Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 2 marzo (ore 20.30) al Teatro Sociale con uno spettacolo dal titolo DENTRO. Una storia vera, se volete, nel quale viene affrontata la delicata e dolorosa tematica degli abusi in ambito familiare. Ne saranno interpreti Maria Ariis e Giuliana Musso, quest’ultima anche autrice della drammaturgia e regista dello spettacolo. Musiche originali di Giovanna Pezzetta. Consulenza musicale e arrangiamenti di Leo Virgili. Scene di Francesco Fassone. Produzione La Corte Ospitale. Coproduzione Operaestate Festival Veneto. Spettacolo ideato per La Biennale Teatro ATTO IV NASCONDI(NO). Durata 1 ora e 30 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: intero 19 euro, ridotto 15 euro. «DENTRO è la messa in scena del mio incontro con una donna e con la sua storia segreta», racconta Giuliana Musso, una delle più affermate protagoniste del teatro di narrazione contemporaneo, «La storia di una verità chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto. Un’esperienza difficile da ascoltare. Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità». «In tutte le vicende di abuso sui minori che io ho conosciuto per voce delle vittime nessun colpevole è mai stato condannato. La violenza sessuale è un segreto che permane tutta una vita dentro alle case, dentro agli studi dei medici, degli psicoterapeuti o degli avvocati, in quelle dimensioni private in cui le vittime possono restare confinate senza venire riconosciute. I fini compassionevoli del segreto quasi sempre si fondono con quelli vergognosi della censura e con quelli inconsci del tabù», continua l’attrice e regista, «Da sempre, pur di salvare l’ordine dei padri, costruiamo impalcature concettuali che fanno perdere consistenza alla realtà dei traumi e alla voce dell’esperienza. E se la nostra esperienza di violenza non può essere riconosciuta allora viene minata alla radice la nostra dimensione ontologica, noi stessi forse smettiamo di esistere». «DENTRO non è teatro d’indagine, è l’indagine stessa, quando è ancora nella vita, la mia stessa vita. DENTRO non è un lavoro sulla violenza ma sull’occultamento della violenza. DENTRO è un piccolo omaggio teatrale alla verità dei figli», conclude Giuliana Musso. Giuliana Musso è attrice, ricercatrice, autrice. Ha vinto il Premio della Critica 2005, Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia.  È tra le maggiori esponenti del teatro d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, Nati in casa, Sexmachine e Tanti Saluti (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con La città ha fondamenta sopra un misfatto (ispirato a Medea. Voci di Christa Wolf), La Fabbrica dei preti (sulla vita e la formazione nei seminari italiani prima del Concilio Vat. II) e Mio Eroe (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan).

“Dentro. Una storia vera, se volete” con Maria Ariis e Giuliana Musso2023-02-21T14:58:11+01:00

Incontro intorno a “Maria Stuarda”

Giovedì 23 febbraio - ore 18 Teatro Donizetti - Sala della Musica Mentre sono in corso di svolgimento, fino al pomeriggio di domenica 26, le repliche di Maria Stuarda con la regia di Davide Livermore, la Fondazione Teatro Donizetti, nell’ambito della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, propone un incontro intorno allo stesso spettacolo, previsto per giovedì 23 febbraio (ore 18) presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti. Prenderanno  parte all’incontro Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi, interpreti principali dello spettacolo, e altri attori della compagnia. Interverranno, inoltre, Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, che metterà a confronto la Maria Stuarda di Friedrich Schiller con quella donizettiana, e nelle vesti di moderatrice Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi.

Incontro intorno a “Maria Stuarda”2023-02-21T18:11:57+01:00

“Maria Stuarda” al Donizetti con Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi – regia di Davide Livermore

20Nel suo viaggio tra classicità e modernità, la Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti prosegue con un testo in cui storia e attualità si fondono con al centro due forti figure femminili: Maria Stuarda di Friedrich Schiller. A portarlo in scena al Teatro Donizetti, da martedì 21 a domenica 26 febbraio, due attrici straordinarie, Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi, con la prestigiosa regia di Davide Livermore. Accanto alle due interpreti principali nei ruoli a rotazione di Maria Stuarda e Elisabetta: Gaia Aprea (Anna Kennedy nutrice di Maria, George Talbot conte di Shrewsbury, un ufficiale), Linda Gennari (Mortimer nipote di Paulet, Angelo del destino, il Paggio servitore di Elisabetta), Giancarlo Judica Cordiglia (William Cecil barone di Burleigh, Melvil, maggiordomo di Maria), Olivia Manescalchi (Cavaliere Paulet custode di Maria, Conte di Aubespine ambasciatore di Francia, William Davison segretario di stato), Sax Nicosia (Robert Dudley conte di Leicester). Traduzione di Carlo Sciaccaluga. Costumi di Dolce & Gabbana (due regine) e di Anna Missaglia. Allestimento scenico di Lorenzo Russo Rainaldi. Musiche di Mario Conte e di Giua (chitarra e voce). Disegno luci di Aldo Mantovani. Produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e CTB Centro Teatrale Bresciano. Orari rappresentazioni: da martedì 21 a sabato 25 ore 20.30, domenica 26 ore 15.30. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche. Giovedì 23 febbraio (ore 18), presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti, è previsto un incontro dal titolo “Intorno a Maria Stuarda”, al quale prenderanno parte Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, e la compagnia. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Con Maria Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller di fine Settecento, Davide Livermore, regista di prosa e opera di fama internazionale, continua la sua indagine sul senso e le possibilità del concetto di Giustizia nel nostro tempo, dopo aver affrontato Grounded di George Brant, una riflessione su chi si arroga il potere di dare la morte con la tecnologia, e dopo aver attraversato l’immane complessità dell’Orestea, prima vera grande opera che narra il superamento della vendetta individuale. La tragedia di Schiller per il regista porta in sé anche un’aspra riflessione sul rapporto tra donne e potere. La regina Elisabetta, infatti, si mascolinizza, perde progressivamente le sue caratteristiche di donna pur di vincere la sfida con la rivale. Attraverso Elisabetta, è ancora il patriarcato a riconfermare sé stesso. «Al contrario», dichiara Livermore, «vorremmo lasciarci ispirare da un “principio femminile del diritto”, una legge più umana, più comprensiva e dunque più giusta. Vorrei vedere il potere esercitato da una donna, e non da una regina che è proiezione del maschile, come peraltro era Atena in Eumenidi, capitolo conclusivo dell’Orestea». La storia è nota: Schiller racconta il confronto serrato e tragico tra Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, e la protestante Elisabetta I. In gioco c’è la corona d’Inghilterra e lo scontro sarà implacabile: le parole sono armi,

“Maria Stuarda” al Donizetti con Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi – regia di Davide Livermore2023-02-20T11:55:44+01:00

L’Operetta al Teatro Donizetti con “Il Paese dei Campanelli”

Dopo aver salutato il vecchio anno e dato il benvenuto al nuovo, la Stagione di Operetta della Fondazione Teatro Donizetti propone l’operetta italiana più famosa al mondo, Il Paese dei Campanelli, di cui ricorre proprio nel 2023 il centenario dalla prima rappresentazione. A proporla al Teatro Donizetti sarà, domenica 19 febbraio (ore 15.30), la Compagnia Corrado Abbati. Nuova drammaturgia e regia di Corrado Abbati. Allestimento Teatro Verdi di Trieste. Coreografie di Francesco Frola per Balletto di Parma. Direzione musicale di Alberto Orlandi. Produzione Inscena srl. Personaggi e interpreti: Bombon Antonella Degasperi, Nela Anna Capiluppi, Ethel Mariska Bordoni, Pomerania Jana Szendiuchova, Hans Davide Zaccherini, La Gaffe Corrado Abbati, Attanasio Prot Fabrizio Macciantelli, Tarquinio Brut Matteo Catalini, Basilio Blum Lorenzo Marchi. E con: Aurora Costa, Armando Ferro, Marta Nasciuti, Daniele Natale, Chiara Presa, Daniela Virzi. Durata spettacolo: 2 ore e 15 minuti compreso un intervallo. Prezzi biglietti: da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 Euro. Operetta in tre atti di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, Il Paese dei Campanelli venne composta nel 1923 e andò in scena con immediato successo il 23 novembre di quell’anno al Teatro Lirico di Miano. Da allora la sua popolarità rimane indissolubilmente legata alla particolare leggerezza ed allegria del testo, oltre che a melodie facili e dall’impatto immediato. Si racconta infatti che, già all’indomani della prima rappresentazione, molti brani venissero cantati o fischiettati per le strade dai milanesi. Un canovaccio fantasioso con un tocco di esotismo, un variopinto e immaginario villaggio fiabesco, i colorati i costumi dei protagonisti ed una elegante e garbata drammaturgia, sono i punti di forza dell’edizione del centenario portata in cena della Compagnia Franco Abbati.  La storia porta lo spettatore su un’immaginaria isola olandese dove sopra ad ogni casa c’è un piccolo campanile con un campanello. Secondo la leggenda, questi campanelli suonano ogni volta che una donna tradisce il proprio marito. Cosa che ciò non accade mai, perché nel paese regna da tempo la tranquillità. A seminare il disordine arriva una nave di militari, costretta all’attracco da un’avaria. I marinai scendono a terra e subito cominciano a corteggiare le graziose donne del paese e, com’è facile prevedere, accade l’inevitabile: il comandante Hans fa suonare i campanelli con Nela, moglie di Basilio, il marinaio Tom con la bella Bombon, consorte di Tarquinio, e il buffo La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese, sposa del borgomastro Attanasio. Ma La Gaffe, il cui nome dice tutto sulle sue caratteristiche, continua a fare “gaffes”: la prima è quella di rivelare a Nela che Hans è già sposato; la seconda, e decisiva, è di far arrivare in paese, per un malaccorto scambio di telegrammi, tutte le mogli dei marinai, a cominciare da Ethel, la signora del comandante. E la storia si ripete, ma questa volta a far suonare i campanelli sono le mogli dei cadetti con i pescatori Attanasio, Basilio e Tarquinio. Dopo questa specie di pareggio, i marinai ripartono con le loro mogli e Bombon, una donna

L’Operetta al Teatro Donizetti con “Il Paese dei Campanelli”2023-01-31T18:44:32+01:00

Grandissimo successo per “La bottega del caffè” al Teatro Donizetti. Quasi 8.000 spettatori con tantissimi giovani

La Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti sta collezionando un successo dopo l’altro: 7.926 sono gli spettatori che hanno calorosamente applaudito Michele Placido e tutti gli altri attori che da martedì 7 a domenica 12 febbraio hanno portato in scena al Donizetti La bottega del caffè di Carlo Goldoni. «Devo ringraziare questo gran pubblico e questo teatro con un applauso personale e della compagnia», ha commentato a caldo lo stesso Michele Placido, visibilmente soddisfatto del successo ottenuto a Bergamo con il suo spettacolo, «Devo dire sinceramente che è stato trionfo, abbastanza inusuale di questi tempi, inaspettato anche. Abbiamo avuto un ottimo debutto al Teatro alla Pergola di Firenze, appena prima di venire a Bergamo, ma qui c’è stato il trionfo assoluto. Non so come ringraziare il pubblico e il Teatro Donizetti: il teatro fa parte della cultura della città e meritatamente Bergamo è in questo momento Capitale Italiana della Cultura. Grazie Bergamo!». Otto le repliche complessive del capolavoro goldoniano, una in più sia rispetto a La vita davanti a sé di Silvio Orlando che a Il Berretto a sonagli con Gabriele Lavia, già ampiamente premiati dal botteghino. Una replica speciale rivolta in particolare agli alunni degli istituti superiori di Bergamo e Provincia: «Mi hanno detto che c’erano tantissimi giovani e questa è una cosa meravigliosa: è la cosa più bella», osserva lo stesso attore. Complessivamente hanno assistito allo spettacolo 1.200 studenti, metà dei quali già partecipi nei giorni precedenti dell’incontro introduttivo curato da Stefano Benedetti. 19 gli istituti scolastici coinvolti, tra Bergamo città (Natta, International School, Paleocapa, Falcone, Lussana, Mascheroni, Belotti, Clerici) e Provincia (Amaldi di Alzano, Turoldo di Zogno, Romero di Albino, Isis Valle Seriana di Gazzaniga, Einaudi di Dalmine, Majorana di Seriate, Federici di Trescore, Betty Ambiveri e Maironi da Ponte di Presezzo e San Pellegrino), con l’aggiunta dell’istituto Golgi di Boario Terme. «È emozionante vedere tanti giovani agli spettacoli che proponiamo sia al Donizetti per la Stagione di Prosa che al Sociale per Altri Percorsi», ammette la Direttrice Artistica Maria Grazia Panigada, «Il pubblico è il nostro grande patrimonio e le ragazze e i ragazzi, che si appassionano a generi e drammaturgie diverse, ci danno un riscontro importante sulla vitalità che ha e che avrà anche in futuro il teatro come luogo di condivisione e partecipazione. Certamente questo è segno che il lavoro che stiamo facendo da anni nelle scuole sta dando frutti importanti».

Grandissimo successo per “La bottega del caffè” al Teatro Donizetti. Quasi 8.000 spettatori con tantissimi giovani2023-02-13T10:19:52+01:00

Il secondo spettacolo di Appuntamento con la Storia: “Museo Pasolini” di e con Ascanio Celestini

Dopo il ricordo di Giacomo Matteotti ad opera di Maurizio Donadoni, la sezione Appuntamento con la Storia della Stagione dei Teatri della Fondazione Teatro Donizetti, fortemente voluta dalla Direttrice Artistica Maria Grazia Panigada, si sofferma su una delle personalità centrali della cultura italiana del Novecento: Pierpaolo Pasolini. La figura del grande poeta, scrittore e regista sarà al centro dello spettacolo Museo Pasolini scritto e interpretato da Ascanio Celestini, in programma al Teatro Sociale venerdì 17 febbraio (ore 20.30). Voci Grazia Napoletano e Luigi Celidonio. Musiche di Gianluca Casadei. Suono Andrea Pesce. Produzione Fabbrica Srl e Teatro Carcano. Durata spettacolo: 2 ore e 20 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: posto unico intero 19 euro, ridotto 15 euro. «Secondo l’ICOM (International Council of Museums) le 5 funzioni di un museo sono: ricerca, acquisizione, conservazione, comunicazione, esposizione. Come potrebbe essere un museo Pier Paolo Pasolini?»: da questa domanda è partito Ascanio Celestini per ideare il suo spettacolo, «In una teca potremmo mettere la sua prima poesia: di quei versi resta il ricordo di due parole “rosignolo” e “verzura”. È il 1929. Mentre Mussolini firma i Patti Lateranensi, Antonio Gramsci ottiene carta e penna e comincia a scrivere i Quaderni dal Carcere». E così via, come dice Vincenzo Cerami: «Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni Settanta. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni». Ascanio Celestini ci guida in un ipotetico Museo Pasolini che, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto, ma anche di chi l’ha immaginato, amato e odiato, si compone partendo dalle domande: qual è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci ad acquisire da una collezione privata o pubblica, recuperarlo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti? Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? E infine: in quale modo dobbiamo esporlo? Il racconto di Celestini ripercorre cronologicamente solo alcune tappe di vita del poeta morto nel 1975. Celestini mette in mostra i reperti: la prima poesia scritta a 7 anni; il paese di origine della madre, Casarsa; l'innocenza del Partito comunista “piegata come una bandiera e chiusa in un cassetto”; la borsa in similpelle contenente una bomba inesplosa e ritrovata il giorno dell'attentato a piazza Fontana; e il corpo stesso del poeta. Sono pezzi perduti e analizzati che aprono finestre sul Novecento, un secolo archiviato forse un po' troppo frettolosamente. Per questo vale la pena ripercorrerlo: Celestini racconta il secolo passato come nessuno aveva mai fatto prima. E alla fine per quel cadavere lasciato a terra spunta il colpevole: è il Novecento. BIGLIETTERIA FONDAZIONE TEATRO DONIZETTI Presso Teatro Donizetti Piazza Cavour, 15 - Bergamo Tel. 035.4160 601/602/603 Da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (festivi esclusi) Presso Teatro Sociale Via Colleoni, 4 –

Il secondo spettacolo di Appuntamento con la Storia: “Museo Pasolini” di e con Ascanio Celestini2023-01-31T18:37:51+01:00

“Paradiso XXXIII” di e con Elio Germano e Teho Teardo

La rassegna Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 16 febbraio (ore 20.30), eccezionalmente al Teatro Donizetti anziché come di consueto al Sociale, con uno spettacolo che presenta i testi dell’ultimo canto della Divina Commedia in un inedito connubio con l’arte del suono e della visione: Paradiso XXXIII. Ne sono autori e protagonisti l’attore e regista Elio Germano e il musicista e compositore Teho Teardo, con la regia di Simone Ferrari e di Lulu Helbaek, show and creative director del Cirque du Soleil. Disegno luci di Pasquale Mari. Video artists Sergio Pappalettera e Marino Capitanio. Scene design Matteo Oioli. Costumi di Marina Roberti. Con Laura Bisceglia (violoncello) e Ambra Chiara Michelangeli (viola). Produzione Pierfrancesco Pisani per Infinito Produzioni e Argot Produzioni in collaborazione con Ravenna Festival, Fondazione Teatro della Toscana, TeatronFranco Parenti, Teatro Abbado di Ferrara, Teatro Galli di Rimini e con il contributo della Regione Toscana. Durata 1 ora senza intervallo- Prezzi biglietti: intero 19 euro, ridotto 15 euro. Paradiso XXXIII viene descritto come uno spettacolo divulgativo senza che niente sia spiegato. Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla “somma meraviglia” viene messo in scena in Paradiso XXXIII creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità. Elio Germano e Teho Teardo sono voce e musica per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, l’immenso, l’indicibile ricercato da Dante nei suoi versi. Dal suono avvincente ed “eterno” germoglia la musica inaudita e imprevedibile del compositore d’avanguardia e scaturisce la regia visionaria e impalpabile di Simone Ferrari e Lulu Helbaek, poeti dello sguardo, capaci di muoversi tra cerimonie olimpiche, teatro e show portando sempre con loro una stilla di magia del Cirque du Soleil. Grazie alla loro esperienza crossmediale, accade qualcosa di magico e meraviglioso, di inspiegabile, trascendendo qualsiasi concetto di teatro, concerto o rappresentazione dantesca attraverso una contaminazione di linguaggi tecnologici e teatrali. Nell’introdurre lo spettacolo, Elio Germano specifica: «La materia è arricchita con aspetti visivi e sonori che non sono solo la parafrasi del testo, ma accentuano i contenuti in modo appariscente, condivisibile e circolare. Vogliamo tentare un ‘dispiegamento’, cioè provare a eliminare quelle pieghe che ci rendono difficile entrare fino in fondo nel canto, senza però dare nessuna ‘spiegazione’. Il XXXIII canto del Paradiso rappresenta un viaggio in sé stessi, è simbolico dell’esistenza, racconta l’arte in generale e i suoi limiti». Elio Germano è attore e regista di fama internazionale, vincitore di molteplici premi, come il Prix d’interprètation masculine al Festival di Cannes, l’Orso d’argento come migliore attore al Festival di Berlino, un Nastro d’argento e tre David di Donatello. Ha lavorato in campo cinematografico con, tra gli altri, i Fratelli D’Innocenzo, Paolo Virzì, Gabriele Savatores, Giorgio Diritti, Gianni Amelio. In campo teatrale, oltre che interprete e regista è anche autore. È, inoltre, interprete e autore di uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale, Segnale D’Allarme, cui ha fatto seguito Così è

“Paradiso XXXIII” di e con Elio Germano e Teho Teardo2023-01-31T18:31:36+01:00

Bergamo Jazz 2023: da sabato 11 febbraio al via la vendita dei biglietti per le tre serate al Teatro Donizetti

Mentre prosegue a ritmo serrato la campagna abbonamenti – già ampiamente superata la quota dei 549 abbonamenti dello scorso anno – e la vendita dei biglietti per i concerti fuori abbonamento, sta per iniziare la vendita dei singoli biglietti per le tre serate di Bergamo Jazz 2023 al Teatro Donizetti: i tagliandi saranno disponibili da sabato 11 febbraio sia presso la Biglietteria dello stesso Teatro Donizetti che online sul sito di Vivaticket. Prezzi biglietti: da 15 a 38 Euro, ridotti (giovani under 30) da 12 a 30 Euro. Immancabile “casa” principale di Bergamo Jazz, con le sue tre serate in abbonamento amatissime dai bergamaschi ma anche da chi proviene da ogni parte d’Italia e da oltre confine, Il Teatro Donizetti ospiterà sul suo prestigioso palcoscenico, da venerdì 24 a domenica 26 marzo (ore 20.30, nuovo orario), nomi importanti del jazz delle due sponde dell’oceano, cominciando la prima sera con l’incontro al vertice tra due forti personalità del jazz italiano, Paolo Fresu e Rita Marcotulli. Il trombettista sardo, già Direttore Artistico di Bergamo Jazz dal 2009 al 2011, e la pianista romana, alla sua prima apparizione sul palco del Donizetti, tesseranno un dialogo fatto di lirismo poetico, di melodie avvolgenti, eterne. Un duo che ha tutte le carte in regola per affascinare e conquistare, così come sicuramente farà la voce della statunitense Cécile McLorin Salvant, nuova stella del canto jazz, premiatissima dalla critica americana e già vincitrice di ben tre Grammy Awards. Un’interprete raffinata che, come avviene nel suo recente album Ghost Song, è capace di appropriarsi con gusto di autori di disparata provenienza come Kate Bush, Kurt Weill, Gregory Porter e Sting. In apertura della serata di sabato 25, si ascolterà, quindi, il gruppo della sassofonista Lakecia Benjamin, uno dei nomi nuovi del jazz di matrice afroamericana, tra i più talentuosi, che presenterà il suo nuovissimo album Phoenix. A seguire, il progetto Turiya: Honoring Alice Coltrane dedicato da Hamid Drake a una delle figure simbolo dello spiritual jazz e delle musiche senza confini. Il batterista di Chicago, già più volte apprezzato nelle vesti di sideman dal pubblico di Bergamo Jazz, sarà alla guida di un autentico supergruppo che, in esclusiva per il Festival, si avvarrà della presenza del carismatico sassofonista britannico Shabaka Hutchings, leader di gruppi quali i Sons of Kemet e A Comet Is Coming. Di primissimo ordine anche il resto del cast, con l’alchimista elettronico scandinavo Jan Bang, gli americani Jamie Saft e Joshua Abrams, rispettivamente a tastiere e contrabbasso, il vibrafonista Pasquale Mirra e la danzatrice Ngoho Ange. Protagonisti della terza serata al Donizetti saranno, con i rispettivi trii, il fisarmonicista francese Richard Galliano e il bassista Richard Bona. Il primo, che tornerà a Bergamo a distanza di 13 anni dal suo precedente concerto, offrirà all’ascolto, dall’alto del proprio magistero strumentale, brani di Astor Piazzolla e di propria composizione, mentre il prodigioso musicista camerunense porrà il sigillo finale al Festival con il suo vibrante mix di jazz, sonorità africane e caraibiche.

Bergamo Jazz 2023: da sabato 11 febbraio al via la vendita dei biglietti per le tre serate al Teatro Donizetti2023-02-06T14:45:31+01:00
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