20Nel suo viaggio tra classicità e modernità, la Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti prosegue con un testo in cui storia e attualità si fondono con al centro due forti figure femminili: Maria Stuarda di Friedrich Schiller. A portarlo in scena al Teatro Donizetti, da martedì 21 a domenica 26 febbraio, due attrici straordinarie, Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi, con la prestigiosa regia di Davide Livermore. Accanto alle due interpreti principali nei ruoli a rotazione di Maria Stuarda e Elisabetta: Gaia Aprea (Anna Kennedy nutrice di Maria, George Talbot conte di Shrewsbury, un ufficiale), Linda Gennari (Mortimer nipote di Paulet, Angelo del destino, il Paggio servitore di Elisabetta), Giancarlo Judica Cordiglia (William Cecil barone di Burleigh, Melvil, maggiordomo di Maria), Olivia Manescalchi (Cavaliere Paulet custode di Maria, Conte di Aubespine ambasciatore di Francia, William Davison segretario di stato), Sax Nicosia (Robert Dudley conte di Leicester). Traduzione di Carlo Sciaccaluga. Costumi di Dolce & Gabbana (due regine) e di Anna Missaglia. Allestimento scenico di Lorenzo Russo Rainaldi. Musiche di Mario Conte e di Giua (chitarra e voce). Disegno luci di Aldo Mantovani. Produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e CTB Centro Teatrale Bresciano. Orari rappresentazioni: da martedì 21 a sabato 25 ore 20.30, domenica 26 ore 15.30. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche.

Giovedì 23 febbraio (ore 18), presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti, è previsto un incontro dal titolo “Intorno a Maria Stuarda”, al quale prenderanno parte Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, e la compagnia. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi.

Con Maria Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller di fine Settecento, Davide Livermore, regista di prosa e opera di fama internazionale, continua la sua indagine sul senso e le possibilità del concetto di Giustizia nel nostro tempo, dopo aver affrontato Grounded di George Brant, una riflessione su chi si arroga il potere di dare la morte con la tecnologia, e dopo aver attraversato l’immane complessità dell’Orestea, prima vera grande opera che narra il superamento della vendetta individuale. La tragedia di Schiller per il regista porta in sé anche un’aspra riflessione sul rapporto tra donne e potere. La regina Elisabetta, infatti, si mascolinizza, perde progressivamente le sue caratteristiche di donna pur di vincere la sfida con la rivale. Attraverso Elisabetta, è ancora il patriarcato a riconfermare sé stesso. «Al contrario», dichiara Livermore, «vorremmo lasciarci ispirare da un “principio femminile del diritto”, una legge più umana, più comprensiva e dunque più giusta. Vorrei vedere il potere esercitato da una donna, e non da una regina che è proiezione del maschile, come peraltro era Atena in Eumenidi, capitolo conclusivo dell’Orestea».

La storia è nota: Schiller racconta il confronto serrato e tragico tra Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, e la protestante Elisabetta I. In gioco c’è la corona d’Inghilterra e lo scontro sarà implacabile: le parole sono armi, capaci di uccidere. Politica, religione, potere: intrighi e passioni – pubbliche e private – si mescolano in questo violento affresco storico che Davide Livermore ambienta in una scena claustrofobica, dominata da una grande scalinata: un non-luogo in cui tutto è possibile e nella cui astrazione si trova il senso della rappresentazione. È corte, prigione, parco, lo spazio in cui i due opposti si specchiano e si fondono.

Maria Stuarda, però, non è solo un profondo atto d’accusa ai meccanismi contorti del potere. Per sua natura è una potente partitura scenica, che diventa nell’edizione diretta da Livermore una sfida tra due grandi attrici che si contendono letteralmente i ruoli: sera dopo sera, infatti, è una sorpresa anche per le due interpreti scoprire chi vestirà i panni di chi. A decidere la sorte è un gioco teatrale, che nel prologo dello spettacolo indica chi delle due attrici sarà la regina destinata a regnare e chi quella destinata a perire.

«Nella mia ricerca in prosa», spiega ancora Livermore, «mi interessa sempre più scandagliare quello che per me è il fondamento storico del teatro italiano, ossia il “recitar cantando”. Il metodo è sempre lo stesso: “Armonia al servizio della poesia”. La musica è una delle colonne portanti della nostra storia». Così per mettere in scena il dramma storico sono stati coinvolti due musicisti diversissimi tra loro, Mario Conte, compositore e sound designer, e Giua, cantautrice e chitarrista, che sarà sul palco insieme agli attori. Dal loro incontro è emersa una scrittura musicale profondamente epica, che porta da Purcell a Dowland (musicista che ha scritto per Elisabetta I) e a Davide Rizzio, amante di Maria Stuarda e compositore di song bellissime; il tutto rivisto con l’uso della chitarra elettrica, creando un ambiente sonoro dark e contemporaneo.


BIGLETTERIA FONDAZIONE TEATRO DONIZETTI
Presso Teatro Donizetti
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Tel. 035.4160 601/602/603
Da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (festivi esclusi)