Del progetto per il nuovo teatro fu incaricato Leopoldo Pollack, tra gli architetti più celebri del periodo Neoclassico, che fu scelto perché già esperto in campo teatrale e conosciuto a Bergamo per altri lavori. Artista raffinato, aveva lavorato anche per Piermarini – l’architetto della Scala – ed era stato suo allievo. Pollack decise per un teatro all’italiana con più ordini di palchi, che realizzava l’esigenza di visibilità pubblica delle classi aristocratiche e dei loro rapporti gerarchici. Quanto all’impianto della platea, Pollack scelse di non ripetere la pianta a forma di cavallo dominante a quel tempo, optando invece per una più ricercata ed elegante forma ovale di stampo francesizzante. L’abbinamento di questa forma con lo sviluppo verticale dei palchi costituisce forse l’aspetto più originale del progetto.
Quando il pubblico vide per la prima volta il teatro ci furono molti apprezzamenti, ma anche qualche critica. A qualcuno non piacque la curva dei palchi, che pareva non permettesse una visuale ottimale, perplessità furono avanzate sull’ingombro delle colonne all’ingresso che erano opera di Antonio Bottani, l’architetto che aveva proseguito il progetto dopo la morte di Pollack. La serata d’inaugurazione fu, tuttavia, ben riuscita come dimostra la testimonianza del Prefetto di Bergamo Frangipane che scrisse: «Nella sera del giorno 26 corrente ebbe luogo l’apertura del nuovo Teatro della Società. Con il Teatro elegantemente addobbato, l’abilità dei primi attori, la ricchezza di vestiario e degli scenari, tutto è proceduto col massimo buon ordine, e con perfetta tranquillità».
LA DECORAZIONE
Per il Teatro Sociale furono realizzate decorazioni che abbellivano il soffitto e i parapetti, ad opera di Vincenzo Bonomini e Francesco Pirovani. Bonomini, decoratore e figurista di talento, aveva anche proposto un progetto per la decorazione della volta, poi non approvato perché gli fu preferita quella a carattere figurativo di Lattanzio Querena.
I PALCHI
Gli 82 palchi del Teatro Sociale sono distribuiti su tre ordini sovrapposti, sui quali insiste un quarto ordine di loggione. Pollack progettò i parapetti lignei dei palchi secondo una linea continua, come Piermarini aveva fatto per la Scala; essa dà risalto alla dimensione orizzontale degli ordini di palchi e conferisce alla forma complessiva della sala una armoniosa uniformità di impronta classica. I parapetti lignei erano ricchi di decorazioni policrome, spesso sgargianti, come i colori delle pareti interne ornate talvolta anche con finti marmi, e in contrasto con i materiali poveri delle pavimentazioni e delle volte a calce.
L’ESTERNO
Pollack poté solo in parte adottare le nuove strategie che si andavano diffondendo in quegli anni: impossibilitato dalla strettezza di via Corsarola a corredare il Teatro Sociale di facciata monumentale, portico, colonnato o quant’altro avrebbe permesso di identificare un teatro a colpo d’occhio – e l’esempio è di nuovo la Scala di Piermarini – egli dovette accontentarsi di una facciata elegante sì, ma senza soluzione di continuità con i palazzi limitrofi. Solo gli elementi decorativi, attinenti al mondo delle arti teatrali, attestavano la sua natura di luogo deputato a pubblici spettacoli.