L’insofferenza contro il dominio dell’Austria aumenta sempre di più; tra le province dell’Alta Italia quella di Bergamo è la più decisa a pronunciarsi contro l’Impero. La rivolta vera e propria scoppia nel marzo del 1848. Per motivi di politiche turbolenze e poi per un’epidemia di colera il Riccardi resta chiuso durante le stagioni di Fiera del 1848 e del 1849, e per un certo periodo è adibito a ospedale militare. Le illusioni di libertà intanto cadono ad una ad una; e dopo una campagna vittoriosa le forze patriottiche si sfaldano e gli Austriaci riprendono il sopravvento.
Si succedono anni senza storia, se si eccettua l’incendio che una notte del 1850 distrugge parte del palcoscenico, e i lavori di miglioria apportati nel 1856. Poi, finalmente, nel 1859 Bergamo si libera una volta per tutte dal governo straniero. Il 12 agosto di quell’anno si tiene al Riccardi un concerto per la venuta a Bergamo di re Vittorio Emanuele II. Circola per la città un’aria nuova, una sensazione di progresso e di benessere, oltre quella relativa alla libertà ritrovata. A teatro, nel 1868, arriva l’illuminazione a gas, che sostituisce quella ad olio.
Nel 1869 vengono effettuati alcuni lavori di restauro interni. La sala del teatro viene arricchita dalle decorazioni del pittore Francesco Domenghini, artista di ingegno e grande esperto di tecniche pittoriche, che affresca il soffitto con figure inneggianti al trionfo dell’arte musicale, circondate nella cornice da figure allegoriche e angeli. Sui palchi di proscenio l’artista dipinge putti danzanti e sulle tre file dei palchi festoni intrecciati da nastri. Al centro dell’arcoscenico è posto un orologio sorretto da fanciulle. Nonostante ciò, il periodo non è molto brillante per il Riccardi, la mancanza delle sovvenzioni municipali fa decadere il livello degli spettacoli e scoraggia il pubblico.
Un segno di riscossa si ha quando la gestione del teatro viene affidata ad un capomastro intraprendente, Luigi Dolci e, dal 1879, da Giovannina Lucca, vedova di un importante editore musicale diretto rivale dei Ricordi.
Nel 1895 il teatro passa ad una società di cittadini.