L’allestimento firmato da Valentina Carrasco è invece a Bordeaux dove debutterà il 4 marzo
Il titolo inaugurale del Donizetti Opera 2022, La favorite sarà trasmesso sabato 25 febbraio alle ore 20 su Rai Radio3 (disponibile in FM e anche online).
Capolavoro della maturità donizettiana su libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, La favorite vide la luce all’Opéra di Parigi nel 1840. A Bergamo è andato in scena al Teatro Donizetti lo scorso 18 novembre (in replica poi il 27 novembre e il 3 dicembre), seguendo l’edizione critica preparata da Rebecca Harris-Warrick (per l’edizione nazionale Ricordi / Fondazione Teatro Donizetti / Comune di Bergamo) nella sua integralità, compreso il divertissement di danze e la cabaletta del duetto fra Léonor e Alphonse, che fu eseguita alla prima parigina e tagliata dopo alcune repliche per certe espressioni considerate troppo “forti” all’epoca.
Sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera il direttore musicale del festival Riccardo Frizza e un cast di assoluto rilievo con il mezzosoprano Annalisa Stroppa (Léonor), il tenore Javier Camarena (Fernand), il baritono Florian Sempey (Alphonse XI), e ancora Evgeny Stavinsky (Barthazar), Edoardo Milletti (Don Gaspar) e Caterina Di Tonno (Inès), Alessandro Barbaglia (un signeur). Il Coro era costituito dagli elementi del Coro Donizetti Opera e da quelli dell’Accademia Teatro alla Scala diretti da Salvo Sgrò.
L’allestimento, con la regia di Valentina Carrasco, è una coproduzione con l’Opéra National de Bordeaux dove si trova in queste settimane, pronto per il debutto sabato 4 marzo. Le scene sono di Carles Berga e Peter van Praet (anche lighting designer) i costumi di Silvia Aymonino, la coreografia di Massimiliano Volpini.
Il video della produzione bergamasca è disponibile in streaming (a pagamento) su donizetti.org/tv e presto sarà pubblicata in dvd.
La favorite è stato il titolo più recensito del Donizetti Opera 2023 e ha raccolto i commenti più convinti fra le quasi 90 testate accreditate: «Annalisa Stroppa – scrive Roberta Pedrotti su “L’ape musicale” – possiede il physique du rôle, ma soprattutto possiede l’intensità e la finezza di un canto che trova in “O, mon Fernand” e nella citata “Fernand! Imite la clémence” i suoi momenti più alti per la misura, l’intima comprensione, il calore di un timbro vellutato che non si esibisce ma si raccoglie in un pensiero teatrale e musicale»; e ancora Gian Mario Benzing per il «Corriere della Sera» commenta: «Della musica di Donizetti Riccardo Frizza sa esaltare ogni curvatura naturale: crea suspense in ogni “tempo d’attacco”, vivifica l’anima drammatica delle arie più accorate».
Un ex novizio che ha lasciato il convento per sposarsi, fa carriera nell’esercito grazie alla protezione del sovrano, senza sapere che sua moglie è stata (ed è?) la sua amante. Quando se ne rende conto, distrutto, sceglie di tornare in convento. Anche lei è devastata, lo raggiunge e gli muore fra le braccia. Fatterelli da giornale scandalistico? Vicende di cronaca? No. Sono i nuclei del grand-opéra La favorite che oggi possiamo dire “discende” dall’Ange de Nisida scoperta nel 2019 proprio al Teatri Donizetti: storie d’attualità, che ci dicono quanto il teatro del tempo ‒ anche quello d’opera, uno spettacolo tradizionalmente “per famiglie” ‒ fosse capace di “mordere” la realtà contemporanea, toccando anche temi scottanti. Certo, con le dovute cautele e mediazioni (la censura era sempre in agguato), ma il dato di fondo restava.
Quando La favorite fu portata infatti nei teatri italiani, in un ambiente più retrivo, venne tradotta e adattata (La favorita) lasciando tanto nel vago e nel nebuloso i rapporti reali tra i personaggi, da snaturarne completamente la vicenda, e farle perdere di senso. Anche per questo motivo il festival Donizetti Opera ha scelto l’esecuzione integrale originale. «Andando alla conquista di Parigi – spiega il direttore Riccardo Frizza – Donizetti fece un lavoro accurato per impadronirsi della lingua e della prosodia francesi. Di più: la versione dell’opera tradotta in italiano fu particolarmente maltrattata dalla censura, circostanza del resto inevitabile, nell’Ita-lia preunitaria, per un soggetto che mette in scena un monaco che si spreta e un Re che ha un’amante. Se si legge il libretto italiano, si fa davvero fatica a capire di che cosa parli l’opera, e alcuni snodi drammatici restano incomprensibili o almeno nebulosi. Aggiungo che la traduzione diventa un tradimento quando, per adattare le note a parole per le quali non erano state scritte, cambia anche la musica».