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Michela Gerosa

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LEZIONI DI STORIA 2025: secondo appuntamento con “Cleopatra: la regina nemica di Roma”

Avviata con grande successo – oltre 950 presenze – da Vito Mancuso, che ha offerto un inedito ritratto di Gesù, la seconda edizione di “Lezioni di Storia”, iniziativa ideata da Editori Laterza e realizzata in coproduzione con la Fondazione Teatro Donizetti e con il sostegno di Cassa Lombarda, prosegue sabato 1° febbraio al Teatro Donizetti (ore 11.00) nel segno di un’altra figura storica, ben aderente al tema dei “Ribelli”, scelto quest’anno per la rassegna: Cleopatra. Cleopatra: la regina nemica di Roma è infatti il titolo della lezione di Francesca Cenerini, docente di Storia romana e di Epigrafia e istituzioni romane all’Università di Bologna. Proprio la storia di Roma si interseca non solo con la vita dell’ultima regina della dinastia tolemaica e con i destini dell’Egitto, ma anche con le storie della Palestina, dell’Africa e dell’Asia. È l’inizio di una stagione che avrà enorme incidenza sulla cultura e sui gusti dei romani. Francesca Cenerini ha indirizzato i propri studi nell’ambito della Storia antica. Gli interessi di ricerca sono rivolti in particolare alla rappresentazione della condizione femminile in età romana, attraverso l’analisi della documentazione storiografica ed epigrafica. Questa sua ricerca ha prodotto due monografie e numerosi articoli pubblicati in riviste e saggi in volume. Ha collaborato a molte iniziative volte alla comunicazione pubblica delle proprie ricerche, collaborando con riviste di alta divulgazione e iniziative culturali. È autrice de La Donna Romana. Modelli e realtà (Il Mulino, 2013) e di Messalina. Leggenda e storia di una donna pericolosa (Laterza, 2024). Le “Lezioni di Storia” proseguiranno poi con Maria Giuseppina Muzzarelli, che rievocherà la figura storica, il carisma e la personalità complessa di Giovanna d’Arco (8 febbraio); con Luigi Mascilli Migliorini, che proporrà una riflessione profonda su Robespierre, nel cuore della Rivoluzione Francese (15 febbraio), ed infine con Loris Zanatta, che presenterà Fidel Castro e la sua rivoluzionaria “religione politica” (1° marzo). Tutti gli incontri saranno introdotti dal giornalista Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo TV. Biglietti 10 Euro, con riduzione per le scuole a 8 Euro. Al termine degli incontri, gli autori si fermeranno con il pubblico per il firmacopie presso il Ridotto Gavazzeni del Teatro.    

LEZIONI DI STORIA 2025: secondo appuntamento con “Cleopatra: la regina nemica di Roma”2025-01-23T13:15:37+01:00

La Stagione di Altri Percorsi prosegue con “Odradek”, spettacolo di Menoventi, in scena giovedì 6 febbraio al Teatro Sociale

Da sempre attenta a quanto di nuovo si muove in ambito teatrale, la Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 6 febbraio al Teatro Sociale (ore 20.30) ospitando per la prima volta Menoventi, compagnia con alle spalle diversi riconoscimenti, che nell’occasione presenta Odradek, spettacolo nel quale si entra nella casa di una donna alle prese con una spirale di ordinazioni online e di desideri esauditi ancora prima di essere richiesti. Drammaturgia, regia e luci di Gianni Farina. Interpreti: Consuelo Battiston e Francesco Pennacchia. Musiche e sound design di Andrea Gianessi. Scene di Andrea Montesi e Gianni Farina con la consulenza di Enrico Isola e Daniele Torcellini. Costumi di Consuelo Battiston e Elisa Alberghi. Voci: Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Maria Donnoli, Chiara Lagani. Produzione Menoventi/E Production, Ravenna Festival, Accademia Perduta/Romagna Teatri, OperaEstate Festival Veneto/CSC in collaborazione con Masque Teatro. Durata 1 ora e 10 minuti senza intervallo.  Nato da un’idea a Consuelo Battiston e Gianni Farina, fondatori di Menoventi, Odradek è una fiaba contemporanea ispirata dai moniti di Gunther Anders e dai capricci di Franz Kafka. A casa di M, una donna ordinaria rintanata nella comfort zone domestica, ogni desiderio viene esaudito ancora prima d’essere concepito. Nel paese della cuccagna la spirale del conformismo ha eliminato ogni ghiribizzo, dunque le previsioni di marketing risultano infallibili. Ignaro messaggero di questo mondo incantato è Q, corriere espresso dell’azienda più importante del settore consegne, l’onnipresente Odradek. Dalla relazione tra i due nascono interrogativi inconsueti: da dove arrivano gli oggetti? E le notizie? Chi parla all’altro capo dell’apparecchio? Un guasto al sistema elettrico consentirà a questi eremiti di massa di scorgere un riflesso dell’invisibile trama del mondo, innescando uno scontro tra ambiente e ambizione, una lotta tra illusione e immaginazione. L’innocenza inconsapevole della vita odierna, ovvero l’incapacità di avvertire il peso della responsabilità del proprio agire, a volte si incrina e lascia filtrare i sintomi di un’angoscia singolare, insolita; come un’ombra cupa, il sentimento di insensatezza della propria esistenza si insinua nella mente di M. L’incanto che avvolge e omologa i protagonisti di questa fiaba sembra diffondersi dagli apparati e dagli oggetti domestici, prodotti inerti che occasionalmente danno l’impressione di osservare le umane attività e paiono giudicare i loro consumatori. Nella solitudine e nel silenzio della sera, la casa sembra avere mille occhi e le merci prendono vita per dispensare consigli e ammonimenti, forti di una saggezza sovrumana non contaminata da improduttive pulsioni o superflue emozioni. Menoventi nasce nel 2005 e si stabilisce a Faenza pochi anni dopo. I fondatori Consuelo Battiston e Gianni Farina collaborano con artisti italiani ed europei per generare opere che intersecano teatro, musica, radio, video e arti visive. Privo di una poetica definita a priori, il gruppo adotta linguaggi e registri orientati dalle peculiarità del cuore tematico di ogni progetto, generando una raccolta eterogenea di oggetti scenici. Unico punto fisso della ricerca di Menoventi è il pubblico, referente attivo che viene apostrofato, spiato, raggirato e che – volente o nolente – entra nel gioco. Menoventi ha ricevuto i premi Lo Straniero,

La Stagione di Altri Percorsi prosegue con “Odradek”, spettacolo di Menoventi, in scena giovedì 6 febbraio al Teatro Sociale2025-02-04T11:36:52+01:00

BERGAMO JAZZ 2025: da martedì 28 gennaio in vendita i biglietti per le 3 serate al Teatro Donizetti e per i concerti di “Jazz in Città”

790 abbonamenti, 22 in più rispetto allo scorso anno: con questo dato straordinario, grazie al quale si profila una partecipazione di pubblico da sold out, Bergamo Jazz 2025 mette ora in campo la vendita dei biglietti per le singole serate al Teatro Donizetti e per i concerti della sezione “Jazz in Città”. Già disponibili sono i biglietti per i due appuntamenti al Teatro Sociale della sera di giovedì 20 marzo (con la cantante Lizz Wright e il trio del pianista Antonio Faraò) e del pomeriggio di domenica 23 (con il supergruppo Stick Men guidato dal celebre bassista Tony Levin). Jazz al Donizetti Venerdì 21 marzo, la prima delle tre serate in abbonamento al Teatro Donizetti, con inizio alle ore 20.30, sarà aperta dal duo formato da un fuoriclasse del contrabbasso come Dave Holland e da Lionel Loueke, uno dei chitarristi più innovativi apparsi sulle scene del jazz negli ultimi decenni. Una coppia artistica di spessore che fungerà da “apripista” alla Wayne Shorter Legacy, ovvero il pianista Danilo Pérez, il contrabbassista John Patitucci, il batterista Brian Blade e, nelle vesti di special guest, il sassofonista Ravi Coltrane, musicisti che non hanno certo necessità di molte presentazioni. Anche la serata di sabato 22 vedrà di scena una autentica all stars, The Cookers, sette veterani di infinite battaglie a suon di jazz: i trombettisti Eddie Henderson e David Weiss, i sassofonisti Azar Lawrence e Donald Harrison, il pianista George Cables, il contrabbassista Cecil McBee e il batterista Billy Hart. Il concerto dei The Cookers sarà preceduto da quello del più internazionale dei jazzisti italiani, Enrico Rava. Il trombettista e flicornista, già Direttore Artistico di Bergamo Jazz dal 2012 al 2015, sarà alla guida dei suoi “Fearless Five”, formazione fresca vincitrice del “Top Jazz 2024” del mensile Musica Jazz. Domenica 23, l’ultima serata al Donizetti sarà scandita dalla prima apparizione sul palcoscenico del principale teatro cittadino del chitarrista Marc Ribot e dal ritorno dopo dieci anni di una delle più carismatiche voci femminili, Dianne Reeves. Jazz In Città Bergamo Jazz entra ancora una volta nei piccoli teatri per offrire performance musicali preziose, tra le proposte artisticamente più stimolanti del Festival. Ad aprire la serie di concerti sparsi per la città sarà, giovedì 20 marzo al Teatro Sant’Andrea di Via Porta Dipinta (ore 17.00), il pianista cubano Aruán Ortiz, dalle cui dita sgorga una musicalità in cui la tradizione afrocaraibica si incontra con il jazz più avanzato. Stessa sede per il concerto che domenica 23 (ore 11.00) avrà come protagonisti il contrabbassista inglese Barry Guy, storico esponente della musica improvvisata più audace, e la pianista catalana Jordina Millà: i due musicisti hanno da poco licenziato per ECM l’album Live In Munich. Anche l’Auditorium di Piazza della Libertà farà da cornice a due appuntamenti, entrambi contrassegnati da altrettanti gruppi “misti”, sia per genere che per provenienza geografica, con in evidenza alcuni nomi di spicco della new wave del British Jazz: La Via del Ferro (venerdì 21, ore 17.00) e il Dialect Quintet del pianista Alexander Hawkins (sabato

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RICCARDO FRIZZA RACCONTA IL SUO FESTIVAL DONIZETTI OPERA PER IL TRIENNIO 2025-2027: LA PAROLA CHIAVE È “EVOLUZIONE”

Il Maestro Riccardo Frizza, direttore d’orchestra di fama internazionale, già direttore musicale del Donizetti Opera dal 2017, nominato anche direttore artistico della manifestazione il 4 dicembre scorso dal CdA della Fondazione Teatro Donizetti, annuncia la sua visione del festival per il triennio 2025-2027. Sotto il segno della parola “evoluzione”, il M° Frizza intende proseguire il percorso intrapreso negli ultimi anni con una visione innovativa, che coniuga continuità e futuro. Se la manifestazione in precedenza ha inaugurato il suo format rinnovando la programmazione artistica e invadendo la città con la figura di Donizetti quale illustre bergamasco, ora si mira a un’evoluzione che riporti al centro il Gaetano Donizetti compositore, protagonista assoluto, accompagnato da un progetto culturale che ambisce a consolidare la posizione del festival tra i grandi eventi internazionali. Sei le linee guida fondamentali che indirizzeranno la manifestazione nei prossimi tre anni, a partire da internazionalità e alta qualità artistica, per un festival senza confini. Il Donizetti Opera, infatti, intende rafforzare e ampliare la sua dimensione internazionale, puntando ancora di più sulla qualità artistica e sulla ricerca musicologica, per collocarsi tra i grandi eventi del panorama culturale mondiale. Produzioni di altissimo livello e un dialogo attivo con il pubblico oltre confine faranno del festival un punto di riferimento per gli appassionati e gli esperti del settore, ma anche per i neofiti e i curiosi che vorranno avvicinarsi al corpus del celebre compositore bergamasco, attirati dagli eventi collaterali alla programmazione artistica. Secondo obiettivo strategico la costruzione di ponti tra culture, grazie a gemellaggi e coproduzioni. Il festival si vuole porre come un luogo d’incontro tra culture e tradizioni diverse: in quest’ottica le coproduzioni diventano veri e propri gemellaggi che coinvolgono il Teatro e la città. Uniscono comunità, intrecciano storie, stimolano nuove letture e visioni, e creano una contaminazione artistica e culturale che abbatte le barriere e le diversità, per una manifestazione profondamente inclusiva. Terzo punto focale fare di Bergamo la culla della Voce, grazie a progetti rinnovati e nuove proposte che abbracciano diverse arti e discipline. Partendo dalla tradizione belcantistica donizettiana, si celebra la voce in tutte le sue forme, come simbolo contemporaneo di eccellenza e creatività. Quarto obiettivo la costruzione di una Rete Donizetti: il festival andrà a consolidare il concetto, che si è fatto strada in questi anni, di “Bergamo Città di Donizetti”, puntando a un’ulteriore valorizzazione del Centro Studi della Fondazione e alla costruzione di una rete che renda Bergamo epicentro del patrimonio donizettiano per stimolare un dialogo a livello mondiale. Quindi, sul versante educazione e formazione, le iniziative vedranno il Donizetti Opera per le Life Skills: il festival rinnova il suo impegno verso le nuove generazioni, integrando nei percorsi formativi le Life Skills, così come riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quali comportamenti positivi nelle aree emotive, cognitive e relazionali, che permettono all’individuo di far fronte efficacemente alle sfide quotidiane, sia in termini personali che relazionali e sociali. I programmi educational, pensati per bambini e ragazzi, in collaborazione con le scuole e gli istituti di ogni ordine e

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“La Coscienza di Zeno” di Italo Svevo con Alessandro Haber arriva al Teatro Donizetti dal 25 gennaio al 2 febbraio

La coscienza di Zeno è il secondo titolo della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti: il capolavoro di Italo Svevo, uno dei classici della letteratura italiana del Novecento, andrà in scena al Teatro Donizetti da sabato 25 gennaio a domenica 2 febbraio, nell’interpretazione di Alessandro Haber, una delle figure di spicco del teatro italiano, con l’autorevole regia di Paolo Valerio. Accanto al protagonista principale, ci saranno altri 10 attori: Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati, Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo. Adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio. Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta. Luci di Gigi Saccomandi. Musiche di Oragravity. Video di Alessandro Papa. Movimenti di scena di Monica Codena. Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e GoldenArt Production. Durata 1 ora e 45 minuti senza intervallo. Orari spettacoli: serale ore 20.30; domenica 26 gennaio e domenica 2 febbraio ore 15.30. Romanzo antesignano di respiro potentemente europeo, ironico e di affascinante complessità, La coscienza di Zeno ha celebrato nel 2023 i cent’anni dalla pubblicazione: in quell’occasione, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia lo ha portato in scena nell’ambito di un ricco percorso di ricerca dedicato agli importantissimi giacimenti culturali di Trieste e del suo territorio. La figura monumentale di Italo Svevo ed il suo straordinario romanzo psicanalitico vi rappresentano un momento di profondo, universale significato. La coscienza di Zeno, d’altra parte, possiede anche una propria vivace teatralità, per la sperimentazione di una scrittura innovativa e per il suo essere dominata dalla coinvolgente, complessa e attualissima figura di Zeno Cosini. Il romanzo infatti sgorga dagli appunti del protagonista che si sottopone alle cure dello psicanalista Dottor S, cercando di risolvere il suo mal di vivere, la sua nevrosi e incapacità di sentirsi “in sintonia” con il mondo e con la realtà. Il suo percepirsi inetto e malato, ed i suoi ostinati – ma mai del tutto convinti – tentativi di cambiare e guarire, portano Zeno ad attraversare l’esistenza intrecciando sorprendentemente quotidianità borghese ad episodi surreali ricchi di humour e di verità. La coscienza di Zeno è stato sempre interpretato da grandi attori, come Renzo Montagnani, Giulio Bosetti, Alberto Lionello, che fu anche protagonista dello sceneggiato Rai e, nella successiva edizione televisiva, Johnny Dorelli. Nel nuovo allestimento a firma di Paolo Valerio, Zeno ha il volto di Alessandro Haber, un attore dal carisma potentissimo e dall’istinto scenico assolutamente personale, che fuori da ogni cliché sa coniugare ironia e profondità in ogni interpretazione. «Come scrive Giorgio Strehler, La coscienza di Zeno è “una pietra nel cuore di tutti i triestini” e per me è una sfida davvero particolare», scrive nelle note di regia Paolo Valerio, «Ho affrontato questo lavoro privilegiando fortemente la narrazione di Svevo: ho voluto racchiudere in questa esperienza teatrale alcune pagine che trovo straordinarie, indimenticabili, costruendo un altro Zeno accanto all’Io narrante. Quindi Zeno – interpretato da Alessandro Haber – si racconta e si rivive attraverso il corpo di un altro attore. Zeno ci rivela l’inciampo, l’umanità… E anche il personaggio di Alessandro Haber s’intreccia a questa inettitudine e talvolta, durante lo spettacolo, si sovrappone l’uomo all’attore, per sottolineare

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BERGAMO JAZZ 2025: presentato il programma completo della 46a edizione, in scena dal 20 al 23 marzo 2025

Concerti nei teatri, nei musei e nei locali della Città intrecci con il cinema e incontri con le scuole In concomitanza con la vendita dei nuovi abbonamenti alle tre serate al Teatro Donizetti e dei biglietti per i due appuntamenti al Teatro Sociale, la Fondazione Teatro Donizetti presenta il programma completo dell’edizione 2025 di Bergamo Jazz, Festival organizzato con il sostegno di Comune di Bergamo, di MIC-Ministero della Cultura, di sponsor privati e che per quattro giornate, dal 20 al 23 marzo, diffonderà i mille suoni del jazz in tutta la Città. Sounds of Joy è il titolo scelto da Joe Lovano, dallo scorso anno Direttore Artistico di Bergamo Jazz, per testimoniare la grande varietà e vitalità di suoni, ritmi e colori che contrassegna una musica che rappresenta uno dei cardini dell’espressività artistica contemporanea. «Sounds of Joy significa la celebrazione di una comunità musicale nata in mezzo alla gente per la gente. È la festa del jazz dalle sue origini sino ad oggi: la danza della vita, dell'amore e dello spirito ci unisce come un tutt'uno», specifica Joe Lovano, «L'idea dell'improvvisazione jazzistica ha preso molte strade nel corso degli anni e si è tradotta in una bellissima forma d'arte con molte direzioni e influenze. Questa idea ha ispirato i musicisti più innovativi e influenti del mondo della musica su scala globale: i suoni multigenerazionali e multiculturali che animano la gioia nel sentire la musica arriveranno a noi attraverso la passione e l'espressività di tutti gli artisti che abbiamo invitato per la 46esima edizione del festival jazz di Bergamo». Tenendo fede alla propria natura, anche Bergamo Jazz 2025 sarà un Festival di respiro internazionale, un Festival diffuso: oltre ai concerti al Donizetti e nel teatro di Città Alta, già annunciati nei mesi scorsi, sono infatti previsti significativi appuntamenti ospitati in piccoli teatri, in musei, in locali trasformati per l’occasione in accoglienti jazz club. Nutrita sarà la rappresentanza di musicisti italiani, inclusi numerosi nuovi talenti, e considerevole sarà lo spazio per il jazz coniugato al femminile, con la presenza di affermate cantanti e strumentiste. La prossima edizione di Bergamo Jazz si preannuncia quindi molto ricca sia nei contenuti che nel numero dei suoi protagonisti: oltre 80. E uno spazio rilevante avranno anche intrecci con altre arti, in particolare il cinema, e incontri divulgativi destinati ai più giovani.   Jazz al Donizetti Venerdì 21 marzo, la prima delle tre serate in abbonamento al Teatro Donizetti, con inizio alle ore 20.30, amatissime sia dal pubblico bergamasco sia da chi proviene da ogni parte d’Italia e da oltre confine, sarà aperta dal duo formato da un fuoriclasse del contrabbasso come Dave Holland e da Lionel Loueke, uno dei chitarristi più innovativi apparsi sulle scene del jazz negli ultimi decenni. Una coppia artistica di spessore che fungerà da “apripista” alla Wayne Shorter Legacy, ovvero il pianista Danilo Pérez, il contrabbassista John Patitucci, il batterista Brian Blade e, nelle vesti di special guest, il sassofonista Ravi Coltrane, musicisti che non hanno certo necessità di molte presentazioni. Anche

BERGAMO JAZZ 2025: presentato il programma completo della 46a edizione, in scena dal 20 al 23 marzo 20252025-01-13T14:09:02+01:00

Secondo appuntamento della Stagione di Operette: in scena “Sogno Viennese” domenica 19 gennaio al Teatro Donizetti

Sogno Viennese è il titolo, particolarmente evocativo, del secondo spettacolo della Stagione di Operette che la Fondazione Teatro Donizetti propone domenica 19 gennaio nel principale teatro cittadino (ore 15.30).  Ideato dal regista Corrado Abbati, Sogno Viennese vedrà in scena Antonella De Gasperi, Fabrizio Macciantelli, Mariska Bordoni, Davide Zaccherini, Ilaria Monteverdi, Federico Bonghi, Claudio Ferretti, il Balletto di Parma con le coreografie di Francesco Frola e un’orchestra diretta da Alberto Orlandi. Produzione InScena srl. Durata 2 ore compreso intervallo. «Il sogno è, per definizione, una sequenza di immagini dove, spesso, è dolce cullarsi. Sogno Viennese vuole essere questo: uno spettacolo che si muove fra ricostruzione storica e divertimento puro, diventando però non solo “divertissement”, ma anche momento di conoscenza del mondo dell’operetta», specifica lo stesso Corrado Abbati, «Una sequenza di sfarzosi quadri dal ritmo incalzante fanno da filo conduttore alla riproposizione di titoli celebri ed alla scoperta di altri meno rappresentati. Anche Puccini scrisse per Vienna e forse non tutti lo sanno!». Sogno Viennese è «uno spettacolo sempre sorridente, con agli angoli della bocca e negli occhi i segni di una allegria continua: “allegretto sostenuto” come si direbbe in musica! Nasce così una “rivista” dove il ritmo della narrazione e l’armonia degli spunti melodici si uniscono e fondono in una sequenza di allegri e spensierati episodi, di arie e concertati sostenuti dalle musiche di Strauss, Zeller, Von Suppè, Lehàr, Abraham, Puccini, eseguite dal vivo da un gruppo orchestrale ed interpretate dai solisti della Compagnia e coreografate per il Balletto di Parma. Uno spettacolo, quindi, di leggerezza e seduzione dove, ballando un vorticoso valzer, può succedere di innamorarsi, perché questa è musica che scioglie i cuori e scalda l’anima», conclude il regista.

Secondo appuntamento della Stagione di Operette: in scena “Sogno Viennese” domenica 19 gennaio al Teatro Donizetti2025-01-10T19:15:23+01:00

Riparte la rassegna Lezioni di Storia con Vito Mancuso e la sua lezione dal titolo “Gesù: la rottura della Legge”

Sabato 18 gennaio è in programma al Teatro Donizetti (ore 11.00) il primo dei cinque appuntamenti con le “Lezioni di Storia”, iniziativa ideata da Editori Laterza e realizzata in coproduzione con la Fondazione Teatro Donizetti e con il sostegno di Cassa Lombarda. La nuova edizione è dedicata ai Ribelli, ponendo al centro il pensiero e l’azione di alcune grandi figure del passato, da Gesù a Cleopatra, da Giovanna D’Arco a Robespierre e Fidel Castro, e vuole essere un’esortazione a coltivare la speranza di un cambiamento sempre possibile. Protagonista dell’incontro inaugurale, dal titolo Gesù: la rottura della Legge, sarà il teologo Vito Mancuso articolerà il suo intervento ponendosi alcune domande, le cui risposte non sempre corrispondono automaticamente a certezze: Gesù intese esplicitamente rompere con la Legge? Sì e no. Sì, perché venne giustiziato per la sua dura contestazione della tradizione religiosa e del suo annuncio del regno di Dio in radicale opposizione ai poteri di questo mondo. No, perché la sua ribellione fu il risultato di una più profonda obbedienza. Quale? A chi, a che cosa? Vito Mancuso ha insegnato Teologia moderna e contemporanea presso l’Università San Raffaele di Milano ed è stato docente di Storia delle dottrine Teologiche all’Università degli Studi di Padova. Attualmente insegna al master di Meditazione e neuroscienze dell’Università di Udine. Dal 2022 è editorialista del quotidiano “La Stampa”. Tra i suoi libri di maggior successo e tradotti in altre lingue si ricordano: L’anima e il suo destino (Raffaello Cortina, 2007), Io e Dio. Una guida dei perplessi (Garzanti, 2011), Il principio passione. La forza che ci spinge ad amare (Garzanti 2013), Dio e il suo destino (Garzanti 2015). Le sue ultime pubblicazioni sono La mente innamorata (2022), Etica per giorni difficili (2022), Non ti manchi mai la gioia. Breve itinerario di liberazione (2023) e Destinazione speranza (2024), tutte per Garzanti. Le “Lezioni di Storia” proseguiranno con Francesca Cenerini, che parlerà della figura di Cleopatra e dell’influenza che la cultura egizia ha avuto sul gusto dei romani (1° febbraio); con Maria Giuseppina Muzzarelli, che rievocherà la figura storica, il carisma e la personalità complessa di Giovanna d’Arco (8 febbraio); con Luigi Mascilli Migliorini, che proporrà una riflessione profonda su Robespierre, nel cuore della Rivoluzione Francese (15 febbraio). Ed infine con Loris Zanatta, che presenterà Fidel Castro e la sua rivoluzionaria “religione politica” (1° marzo). Tutti gli incontri saranno introdotti dal giornalista Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo TV. Biglietti 10 Euro, con riduzione per le scuole a 8 Euro. Al termine degli incontri, gli autori si fermeranno con il pubblico per il firmacopie presso il Ridotto Gavazzeni del Teatro.  

Riparte la rassegna Lezioni di Storia con Vito Mancuso e la sua lezione dal titolo “Gesù: la rottura della Legge”2025-01-10T19:10:26+01:00

“Nell’occhio del labirinto. Apologia di Enzo Tortora” arriva giovedì 16 gennaio al Teatro Sociale

Inaugurata con successo lo scorso dicembre con Re Lear è morto a Mosca di César Brie, la rassegna Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti ospita giovedì 16 gennaio al Teatro Sociale (ore 20.30) Nell’occhio del labirinto – Apologia di Enzo Tortora, spettacolo che rievoca una delle vicende giudiziarie italiane più controverse e drammatiche del recente passato. Monologo scritto e diretto da Chicco Dossi e affidato alle talentuose doti interpretative di Simone Tudda, segnalato al Premio Hystrio alla Vocazione 2021, Nell'occhio del labirinto – produzione Teatro della Cooperativa, durata 1 ora e 10 minuti senza intervallo – racconta la storia di Enzo Tortora, dal momento in cui il noto presentatore televisivo venne arrestato nella notte del 17 giugno 1983 con l’accusa di associazione camorristica e spaccio di droga. Seguirono anni difficili, tra carceri e tribunali, nei quali Tortora si fece portavoce di una strenua battaglia per la giustizia. Battaglia finita con l’assoluzione e il ritorno alla vita. Nell'occhio del labirinto è nato quasi per caso: «Dalle parti di Corso Magenta, a Milano, proprio davanti al Teatro Litta, c’è Largo Enzo Tortora. Quasi più una commemorazione che una targa toponomastica – non credo che possieda nemmeno un numero civico – in piccolo, sotto il nome, reca la scritta “giornalista” e le date di nascita e di morte: 1928-1988. Più per curiosità che per senso civico, un giorno, ho deciso di informarmi. Ho scoperto che il “caso Tortora” era ben noto alla generazione di mia madre e assolutamente sconosciuto alla mia», racconta Chicco Dossi sulla genesi del suo spettacolo. La vicenda di Enzo Tortora è passata alla storia come il tipico caso di malagiustizia, «forse ancora più eclatante perché perpetrato ai danni di una persona nota agli italiani, dal momento che il suo volto teneva banco per un’ora e mezza a settimana sulle reti nazionali. Un episodio che assumeva contorni sempre più agghiaccianti, man mano che lo approfondivo: nessuna presunzione di innocenza, accuse mosse senza prova alcuna, magistrati smaniosi di arrestare il “nome grosso” che non leggono gli atti dei processi, blitz antimafia venduti alla stampa ancora prima che avvengano, il tutto ai danni di un uomo totalmente estraneo ai fatti e non associato in alcun modo agli ambienti camorristici. Il caso Tortora non è incredibile soltanto per la crudeltà con cui giudici, stampa e opinione pubblica si sono accaniti nei confronti di un innocente. La storia di Enzo è la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi portavoce di una battaglia che non ha colore politico: quella della giustizia giusta». «Il monologo interpretato da Simone Tudda si dipana in una narrazione continua dove la diegesi oltrepassa i confini narrativi per sfociare nel dialogo, risale nel resoconto storico, dove i dati sono sempre raccontati in maniera essenziale per comprendere le vicende, si alterna tra la terza persona di un narratore onnisciente che va a spiare i detenuti del carcere di Forte Longone e la prima persona del giornalista, fino a scavare nella sua interiorità

“Nell’occhio del labirinto. Apologia di Enzo Tortora” arriva giovedì 16 gennaio al Teatro Sociale2025-01-10T15:19:47+01:00

“Rigoletto” di Giuseppe Verdi sarà in scena venerdì 10 e domenica 12 gennaio al Teatro Donizetti

Anche quest’anno, come da tradizione, la Stagione dei Teatri della Fondazione Teatro Donizetti ospita una produzione dei Teatri di OperaLombardia, circuito regionale che riunisce le città di Brescia, Como, Piacenza, Pavia e, appunto, Bergamo, dove venerdì 10 gennaio (ore 20.00) e domenica 12 gennaio (ore 15.30) andrà in scena al Teatro Donizetti Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma di Victor Hugo Le roi s’amuse. Con la regia di Matteo Marziano Graziano e la direzione musicale di Alessandro D’Agostini, il nuovo allestimento del capolavoro verdiano si avvale delle scene di Francesca Sgariboldi, dei costumi di Laurent Pellissier, delle luci di Cristian Zucaro. Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano e Coro OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola. Personaggi e interpreti: Rigoletto Giuseppe Altomare, Il Duca di Mantova Paride Cataldo, Gilda Bianca Tognocchi, Sparafucile Mattia Denti, Maddalena Victória Pitts, Giovanna/La Contessa di Ceprano Lara Rotili, Il Conte di Monterone Baopeng Wang, Marullo Lorenzo Liberali, Matteo Borsa Raffaele Feo, Il Conte di Ceprano Graziano Dallavalle, Paggio della Duchessa Federica Cassetti, Usciere di Corte Marco Tomasoni. Le due rappresentazioni saranno precedute, giovedì 9 gennaio presso la Sala Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti (ore 18.00), da un incontro dal titolo Rigoletto e Lucrezia Borgia: Victor Hugo da Donizetti a Verdi, che vedrà nelle vesti di relatori Livio Aragona, Paolo Fabbri e Candida Mantica del Centro Studi Donizettiani della Fondazione Teatro Donizetti. «Rigoletto è un personaggio complesso, il cui corpo disabile lo rende oggetto di scherno e di emarginazione. La sua condizione fisica non risponde ai canoni della normalità e dell'accettabilità sociale, costringendolo a vivere come un reietto in un mondo crudele. Per sopravvivere, Rigoletto sfrutta la sua disabilità, trasformandola in un macabro spettacolo che diverte e disgusta la corte del Duca», racconta Matteo Marziano Graziano nelle note di regia. «Il concept di Rigoletto si articola attorno al tema della Spaccatura, che emerge con forza in ogni aspetto dell'opera, dai personaggi alle scene, fino ai costumi. Il termine Spaccatura, che deriva dal longobardo spahhan, significa fendere, creare crepe in qualcosa. Verdi, con quest’opera, pone una luce critica su una società profondamente guasta, corrotta e divisa, dove l’assenza di moralità nei confronti delle donne, la mancanza di compassione verso i corpi diversi, e la ricerca sfrenata del potere personale a costo della corruzione e dei favoritismi, rivelano un mondo in cui i valori umani sono stati irrimediabilmente compromessi». «Il concept della produzione non vuole essere un semplice atto di denuncia, ma piuttosto un invito a una riflessione profonda sulla nostra società contemporanea, sui nostri angoli ciechi e sulle crepe che ancora oggi dobbiamo sanare», prosegue il regista, «In questa interpretazione, la Spaccatura diventa non solo un tema narrativo, ma anche un elemento visivo e simbolico che permea l'intera messa in scena. Le scenografie giocano con linee spezzate e trasparenze, creando un’atmosfera di tensione e di incertezza che riflette l’animo tormentato dei personaggi. I costumi, realizzati con materiali di riciclo e tecniche di upcycling quali il patchwork e il

“Rigoletto” di Giuseppe Verdi sarà in scena venerdì 10 e domenica 12 gennaio al Teatro Donizetti2025-01-07T11:20:54+01:00
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