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Incontro intorno a “Maria Stuarda”

Giovedì 23 febbraio - ore 18 Teatro Donizetti - Sala della Musica Mentre sono in corso di svolgimento, fino al pomeriggio di domenica 26, le repliche di Maria Stuarda con la regia di Davide Livermore, la Fondazione Teatro Donizetti, nell’ambito della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, propone un incontro intorno allo stesso spettacolo, previsto per giovedì 23 febbraio (ore 18) presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti. Prenderanno  parte all’incontro Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi, interpreti principali dello spettacolo, e altri attori della compagnia. Interverranno, inoltre, Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, che metterà a confronto la Maria Stuarda di Friedrich Schiller con quella donizettiana, e nelle vesti di moderatrice Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi.

Incontro intorno a “Maria Stuarda”2023-02-21T18:11:57+01:00

“Maria Stuarda” al Donizetti con Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi – regia di Davide Livermore

20Nel suo viaggio tra classicità e modernità, la Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti prosegue con un testo in cui storia e attualità si fondono con al centro due forti figure femminili: Maria Stuarda di Friedrich Schiller. A portarlo in scena al Teatro Donizetti, da martedì 21 a domenica 26 febbraio, due attrici straordinarie, Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi, con la prestigiosa regia di Davide Livermore. Accanto alle due interpreti principali nei ruoli a rotazione di Maria Stuarda e Elisabetta: Gaia Aprea (Anna Kennedy nutrice di Maria, George Talbot conte di Shrewsbury, un ufficiale), Linda Gennari (Mortimer nipote di Paulet, Angelo del destino, il Paggio servitore di Elisabetta), Giancarlo Judica Cordiglia (William Cecil barone di Burleigh, Melvil, maggiordomo di Maria), Olivia Manescalchi (Cavaliere Paulet custode di Maria, Conte di Aubespine ambasciatore di Francia, William Davison segretario di stato), Sax Nicosia (Robert Dudley conte di Leicester). Traduzione di Carlo Sciaccaluga. Costumi di Dolce & Gabbana (due regine) e di Anna Missaglia. Allestimento scenico di Lorenzo Russo Rainaldi. Musiche di Mario Conte e di Giua (chitarra e voce). Disegno luci di Aldo Mantovani. Produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e CTB Centro Teatrale Bresciano. Orari rappresentazioni: da martedì 21 a sabato 25 ore 20.30, domenica 26 ore 15.30. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche. Giovedì 23 febbraio (ore 18), presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti, è previsto un incontro dal titolo “Intorno a Maria Stuarda”, al quale prenderanno parte Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, e la compagnia. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Con Maria Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller di fine Settecento, Davide Livermore, regista di prosa e opera di fama internazionale, continua la sua indagine sul senso e le possibilità del concetto di Giustizia nel nostro tempo, dopo aver affrontato Grounded di George Brant, una riflessione su chi si arroga il potere di dare la morte con la tecnologia, e dopo aver attraversato l’immane complessità dell’Orestea, prima vera grande opera che narra il superamento della vendetta individuale. La tragedia di Schiller per il regista porta in sé anche un’aspra riflessione sul rapporto tra donne e potere. La regina Elisabetta, infatti, si mascolinizza, perde progressivamente le sue caratteristiche di donna pur di vincere la sfida con la rivale. Attraverso Elisabetta, è ancora il patriarcato a riconfermare sé stesso. «Al contrario», dichiara Livermore, «vorremmo lasciarci ispirare da un “principio femminile del diritto”, una legge più umana, più comprensiva e dunque più giusta. Vorrei vedere il potere esercitato da una donna, e non da una regina che è proiezione del maschile, come peraltro era Atena in Eumenidi, capitolo conclusivo dell’Orestea». La storia è nota: Schiller racconta il confronto serrato e tragico tra Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, e la protestante Elisabetta I. In gioco c’è la corona d’Inghilterra e lo scontro sarà implacabile: le parole sono armi,

“Maria Stuarda” al Donizetti con Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi – regia di Davide Livermore2023-02-20T11:55:44+01:00

L’Operetta al Teatro Donizetti con “Il Paese dei Campanelli”

Dopo aver salutato il vecchio anno e dato il benvenuto al nuovo, la Stagione di Operetta della Fondazione Teatro Donizetti propone l’operetta italiana più famosa al mondo, Il Paese dei Campanelli, di cui ricorre proprio nel 2023 il centenario dalla prima rappresentazione. A proporla al Teatro Donizetti sarà, domenica 19 febbraio (ore 15.30), la Compagnia Corrado Abbati. Nuova drammaturgia e regia di Corrado Abbati. Allestimento Teatro Verdi di Trieste. Coreografie di Francesco Frola per Balletto di Parma. Direzione musicale di Alberto Orlandi. Produzione Inscena srl. Personaggi e interpreti: Bombon Antonella Degasperi, Nela Anna Capiluppi, Ethel Mariska Bordoni, Pomerania Jana Szendiuchova, Hans Davide Zaccherini, La Gaffe Corrado Abbati, Attanasio Prot Fabrizio Macciantelli, Tarquinio Brut Matteo Catalini, Basilio Blum Lorenzo Marchi. E con: Aurora Costa, Armando Ferro, Marta Nasciuti, Daniele Natale, Chiara Presa, Daniela Virzi. Durata spettacolo: 2 ore e 15 minuti compreso un intervallo. Prezzi biglietti: da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 Euro. Operetta in tre atti di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, Il Paese dei Campanelli venne composta nel 1923 e andò in scena con immediato successo il 23 novembre di quell’anno al Teatro Lirico di Miano. Da allora la sua popolarità rimane indissolubilmente legata alla particolare leggerezza ed allegria del testo, oltre che a melodie facili e dall’impatto immediato. Si racconta infatti che, già all’indomani della prima rappresentazione, molti brani venissero cantati o fischiettati per le strade dai milanesi. Un canovaccio fantasioso con un tocco di esotismo, un variopinto e immaginario villaggio fiabesco, i colorati i costumi dei protagonisti ed una elegante e garbata drammaturgia, sono i punti di forza dell’edizione del centenario portata in cena della Compagnia Franco Abbati.  La storia porta lo spettatore su un’immaginaria isola olandese dove sopra ad ogni casa c’è un piccolo campanile con un campanello. Secondo la leggenda, questi campanelli suonano ogni volta che una donna tradisce il proprio marito. Cosa che ciò non accade mai, perché nel paese regna da tempo la tranquillità. A seminare il disordine arriva una nave di militari, costretta all’attracco da un’avaria. I marinai scendono a terra e subito cominciano a corteggiare le graziose donne del paese e, com’è facile prevedere, accade l’inevitabile: il comandante Hans fa suonare i campanelli con Nela, moglie di Basilio, il marinaio Tom con la bella Bombon, consorte di Tarquinio, e il buffo La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese, sposa del borgomastro Attanasio. Ma La Gaffe, il cui nome dice tutto sulle sue caratteristiche, continua a fare “gaffes”: la prima è quella di rivelare a Nela che Hans è già sposato; la seconda, e decisiva, è di far arrivare in paese, per un malaccorto scambio di telegrammi, tutte le mogli dei marinai, a cominciare da Ethel, la signora del comandante. E la storia si ripete, ma questa volta a far suonare i campanelli sono le mogli dei cadetti con i pescatori Attanasio, Basilio e Tarquinio. Dopo questa specie di pareggio, i marinai ripartono con le loro mogli e Bombon, una donna

L’Operetta al Teatro Donizetti con “Il Paese dei Campanelli”2023-01-31T18:44:32+01:00

Grandissimo successo per “La bottega del caffè” al Teatro Donizetti. Quasi 8.000 spettatori con tantissimi giovani

La Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti sta collezionando un successo dopo l’altro: 7.926 sono gli spettatori che hanno calorosamente applaudito Michele Placido e tutti gli altri attori che da martedì 7 a domenica 12 febbraio hanno portato in scena al Donizetti La bottega del caffè di Carlo Goldoni. «Devo ringraziare questo gran pubblico e questo teatro con un applauso personale e della compagnia», ha commentato a caldo lo stesso Michele Placido, visibilmente soddisfatto del successo ottenuto a Bergamo con il suo spettacolo, «Devo dire sinceramente che è stato trionfo, abbastanza inusuale di questi tempi, inaspettato anche. Abbiamo avuto un ottimo debutto al Teatro alla Pergola di Firenze, appena prima di venire a Bergamo, ma qui c’è stato il trionfo assoluto. Non so come ringraziare il pubblico e il Teatro Donizetti: il teatro fa parte della cultura della città e meritatamente Bergamo è in questo momento Capitale Italiana della Cultura. Grazie Bergamo!». Otto le repliche complessive del capolavoro goldoniano, una in più sia rispetto a La vita davanti a sé di Silvio Orlando che a Il Berretto a sonagli con Gabriele Lavia, già ampiamente premiati dal botteghino. Una replica speciale rivolta in particolare agli alunni degli istituti superiori di Bergamo e Provincia: «Mi hanno detto che c’erano tantissimi giovani e questa è una cosa meravigliosa: è la cosa più bella», osserva lo stesso attore. Complessivamente hanno assistito allo spettacolo 1.200 studenti, metà dei quali già partecipi nei giorni precedenti dell’incontro introduttivo curato da Stefano Benedetti. 19 gli istituti scolastici coinvolti, tra Bergamo città (Natta, International School, Paleocapa, Falcone, Lussana, Mascheroni, Belotti, Clerici) e Provincia (Amaldi di Alzano, Turoldo di Zogno, Romero di Albino, Isis Valle Seriana di Gazzaniga, Einaudi di Dalmine, Majorana di Seriate, Federici di Trescore, Betty Ambiveri e Maironi da Ponte di Presezzo e San Pellegrino), con l’aggiunta dell’istituto Golgi di Boario Terme. «È emozionante vedere tanti giovani agli spettacoli che proponiamo sia al Donizetti per la Stagione di Prosa che al Sociale per Altri Percorsi», ammette la Direttrice Artistica Maria Grazia Panigada, «Il pubblico è il nostro grande patrimonio e le ragazze e i ragazzi, che si appassionano a generi e drammaturgie diverse, ci danno un riscontro importante sulla vitalità che ha e che avrà anche in futuro il teatro come luogo di condivisione e partecipazione. Certamente questo è segno che il lavoro che stiamo facendo da anni nelle scuole sta dando frutti importanti».

Grandissimo successo per “La bottega del caffè” al Teatro Donizetti. Quasi 8.000 spettatori con tantissimi giovani2023-02-13T10:19:52+01:00

Il secondo spettacolo di Appuntamento con la Storia: “Museo Pasolini” di e con Ascanio Celestini

Dopo il ricordo di Giacomo Matteotti ad opera di Maurizio Donadoni, la sezione Appuntamento con la Storia della Stagione dei Teatri della Fondazione Teatro Donizetti, fortemente voluta dalla Direttrice Artistica Maria Grazia Panigada, si sofferma su una delle personalità centrali della cultura italiana del Novecento: Pierpaolo Pasolini. La figura del grande poeta, scrittore e regista sarà al centro dello spettacolo Museo Pasolini scritto e interpretato da Ascanio Celestini, in programma al Teatro Sociale venerdì 17 febbraio (ore 20.30). Voci Grazia Napoletano e Luigi Celidonio. Musiche di Gianluca Casadei. Suono Andrea Pesce. Produzione Fabbrica Srl e Teatro Carcano. Durata spettacolo: 2 ore e 20 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: posto unico intero 19 euro, ridotto 15 euro. «Secondo l’ICOM (International Council of Museums) le 5 funzioni di un museo sono: ricerca, acquisizione, conservazione, comunicazione, esposizione. Come potrebbe essere un museo Pier Paolo Pasolini?»: da questa domanda è partito Ascanio Celestini per ideare il suo spettacolo, «In una teca potremmo mettere la sua prima poesia: di quei versi resta il ricordo di due parole “rosignolo” e “verzura”. È il 1929. Mentre Mussolini firma i Patti Lateranensi, Antonio Gramsci ottiene carta e penna e comincia a scrivere i Quaderni dal Carcere». E così via, come dice Vincenzo Cerami: «Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni Settanta. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni». Ascanio Celestini ci guida in un ipotetico Museo Pasolini che, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto, ma anche di chi l’ha immaginato, amato e odiato, si compone partendo dalle domande: qual è il pezzo forte del Museo Pasolini? Quale oggetto dobbiamo cercare? Quale oggetto dovremmo impegnarci ad acquisire da una collezione privata o pubblica, recuperarlo da qualche magazzino, discarica, biblioteca o ufficio degli oggetti smarriti? Cosa siamo tenuti a fare per conservarlo? Cosa possiamo comunicare attraverso di lui? E infine: in quale modo dobbiamo esporlo? Il racconto di Celestini ripercorre cronologicamente solo alcune tappe di vita del poeta morto nel 1975. Celestini mette in mostra i reperti: la prima poesia scritta a 7 anni; il paese di origine della madre, Casarsa; l'innocenza del Partito comunista “piegata come una bandiera e chiusa in un cassetto”; la borsa in similpelle contenente una bomba inesplosa e ritrovata il giorno dell'attentato a piazza Fontana; e il corpo stesso del poeta. Sono pezzi perduti e analizzati che aprono finestre sul Novecento, un secolo archiviato forse un po' troppo frettolosamente. Per questo vale la pena ripercorrerlo: Celestini racconta il secolo passato come nessuno aveva mai fatto prima. E alla fine per quel cadavere lasciato a terra spunta il colpevole: è il Novecento. BIGLIETTERIA FONDAZIONE TEATRO DONIZETTI Presso Teatro Donizetti Piazza Cavour, 15 - Bergamo Tel. 035.4160 601/602/603 Da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (festivi esclusi) Presso Teatro Sociale Via Colleoni, 4 –

Il secondo spettacolo di Appuntamento con la Storia: “Museo Pasolini” di e con Ascanio Celestini2023-01-31T18:37:51+01:00

“Paradiso XXXIII” di e con Elio Germano e Teho Teardo

La rassegna Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 16 febbraio (ore 20.30), eccezionalmente al Teatro Donizetti anziché come di consueto al Sociale, con uno spettacolo che presenta i testi dell’ultimo canto della Divina Commedia in un inedito connubio con l’arte del suono e della visione: Paradiso XXXIII. Ne sono autori e protagonisti l’attore e regista Elio Germano e il musicista e compositore Teho Teardo, con la regia di Simone Ferrari e di Lulu Helbaek, show and creative director del Cirque du Soleil. Disegno luci di Pasquale Mari. Video artists Sergio Pappalettera e Marino Capitanio. Scene design Matteo Oioli. Costumi di Marina Roberti. Con Laura Bisceglia (violoncello) e Ambra Chiara Michelangeli (viola). Produzione Pierfrancesco Pisani per Infinito Produzioni e Argot Produzioni in collaborazione con Ravenna Festival, Fondazione Teatro della Toscana, TeatronFranco Parenti, Teatro Abbado di Ferrara, Teatro Galli di Rimini e con il contributo della Regione Toscana. Durata 1 ora senza intervallo- Prezzi biglietti: intero 19 euro, ridotto 15 euro. Paradiso XXXIII viene descritto come uno spettacolo divulgativo senza che niente sia spiegato. Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla “somma meraviglia” viene messo in scena in Paradiso XXXIII creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità. Elio Germano e Teho Teardo sono voce e musica per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, l’immenso, l’indicibile ricercato da Dante nei suoi versi. Dal suono avvincente ed “eterno” germoglia la musica inaudita e imprevedibile del compositore d’avanguardia e scaturisce la regia visionaria e impalpabile di Simone Ferrari e Lulu Helbaek, poeti dello sguardo, capaci di muoversi tra cerimonie olimpiche, teatro e show portando sempre con loro una stilla di magia del Cirque du Soleil. Grazie alla loro esperienza crossmediale, accade qualcosa di magico e meraviglioso, di inspiegabile, trascendendo qualsiasi concetto di teatro, concerto o rappresentazione dantesca attraverso una contaminazione di linguaggi tecnologici e teatrali. Nell’introdurre lo spettacolo, Elio Germano specifica: «La materia è arricchita con aspetti visivi e sonori che non sono solo la parafrasi del testo, ma accentuano i contenuti in modo appariscente, condivisibile e circolare. Vogliamo tentare un ‘dispiegamento’, cioè provare a eliminare quelle pieghe che ci rendono difficile entrare fino in fondo nel canto, senza però dare nessuna ‘spiegazione’. Il XXXIII canto del Paradiso rappresenta un viaggio in sé stessi, è simbolico dell’esistenza, racconta l’arte in generale e i suoi limiti». Elio Germano è attore e regista di fama internazionale, vincitore di molteplici premi, come il Prix d’interprètation masculine al Festival di Cannes, l’Orso d’argento come migliore attore al Festival di Berlino, un Nastro d’argento e tre David di Donatello. Ha lavorato in campo cinematografico con, tra gli altri, i Fratelli D’Innocenzo, Paolo Virzì, Gabriele Savatores, Giorgio Diritti, Gianni Amelio. In campo teatrale, oltre che interprete e regista è anche autore. È, inoltre, interprete e autore di uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale, Segnale D’Allarme, cui ha fatto seguito Così è

“Paradiso XXXIII” di e con Elio Germano e Teho Teardo2023-01-31T18:31:36+01:00

Bergamo Jazz 2023: da sabato 11 febbraio al via la vendita dei biglietti per le tre serate al Teatro Donizetti

Mentre prosegue a ritmo serrato la campagna abbonamenti – già ampiamente superata la quota dei 549 abbonamenti dello scorso anno – e la vendita dei biglietti per i concerti fuori abbonamento, sta per iniziare la vendita dei singoli biglietti per le tre serate di Bergamo Jazz 2023 al Teatro Donizetti: i tagliandi saranno disponibili da sabato 11 febbraio sia presso la Biglietteria dello stesso Teatro Donizetti che online sul sito di Vivaticket. Prezzi biglietti: da 15 a 38 Euro, ridotti (giovani under 30) da 12 a 30 Euro. Immancabile “casa” principale di Bergamo Jazz, con le sue tre serate in abbonamento amatissime dai bergamaschi ma anche da chi proviene da ogni parte d’Italia e da oltre confine, Il Teatro Donizetti ospiterà sul suo prestigioso palcoscenico, da venerdì 24 a domenica 26 marzo (ore 20.30, nuovo orario), nomi importanti del jazz delle due sponde dell’oceano, cominciando la prima sera con l’incontro al vertice tra due forti personalità del jazz italiano, Paolo Fresu e Rita Marcotulli. Il trombettista sardo, già Direttore Artistico di Bergamo Jazz dal 2009 al 2011, e la pianista romana, alla sua prima apparizione sul palco del Donizetti, tesseranno un dialogo fatto di lirismo poetico, di melodie avvolgenti, eterne. Un duo che ha tutte le carte in regola per affascinare e conquistare, così come sicuramente farà la voce della statunitense Cécile McLorin Salvant, nuova stella del canto jazz, premiatissima dalla critica americana e già vincitrice di ben tre Grammy Awards. Un’interprete raffinata che, come avviene nel suo recente album Ghost Song, è capace di appropriarsi con gusto di autori di disparata provenienza come Kate Bush, Kurt Weill, Gregory Porter e Sting. In apertura della serata di sabato 25, si ascolterà, quindi, il gruppo della sassofonista Lakecia Benjamin, uno dei nomi nuovi del jazz di matrice afroamericana, tra i più talentuosi, che presenterà il suo nuovissimo album Phoenix. A seguire, il progetto Turiya: Honoring Alice Coltrane dedicato da Hamid Drake a una delle figure simbolo dello spiritual jazz e delle musiche senza confini. Il batterista di Chicago, già più volte apprezzato nelle vesti di sideman dal pubblico di Bergamo Jazz, sarà alla guida di un autentico supergruppo che, in esclusiva per il Festival, si avvarrà della presenza del carismatico sassofonista britannico Shabaka Hutchings, leader di gruppi quali i Sons of Kemet e A Comet Is Coming. Di primissimo ordine anche il resto del cast, con l’alchimista elettronico scandinavo Jan Bang, gli americani Jamie Saft e Joshua Abrams, rispettivamente a tastiere e contrabbasso, il vibrafonista Pasquale Mirra e la danzatrice Ngoho Ange. Protagonisti della terza serata al Donizetti saranno, con i rispettivi trii, il fisarmonicista francese Richard Galliano e il bassista Richard Bona. Il primo, che tornerà a Bergamo a distanza di 13 anni dal suo precedente concerto, offrirà all’ascolto, dall’alto del proprio magistero strumentale, brani di Astor Piazzolla e di propria composizione, mentre il prodigioso musicista camerunense porrà il sigillo finale al Festival con il suo vibrante mix di jazz, sonorità africane e caraibiche.

Bergamo Jazz 2023: da sabato 11 febbraio al via la vendita dei biglietti per le tre serate al Teatro Donizetti2023-02-06T14:45:31+01:00

“La bottega del caffè” con Michele Placido dal 7 al 12 febbraio al Donizetti

La Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti presenta, da martedì 7 a domenica 12 febbraio, uno dei titoli più attesi in cartellone: La bottega del caffè. A interpretare il ruolo principale del celebre testo goldoniano, Don Marzio, sarà uno degli attori più versatili e carismatici del teatro, ma anche di cinema e televisione, italiano: Michele Placido. Al suo fianco altri nove interpreti: Luca Altavilla (Trappola), Emanuele Fortunati (Eugenio), Ester Galazzi (Vittoria), Anna Gargano (Lisaura), Armando Granato (Guardia), Vito Lopriore (Pandolfo), Francesco Migliaccio (Ridolfo), Michelangelo Placido (Leandro), Maria Grazia Plos (Placida). Firma la regia Paolo Valerio. Scene di Marta Crisolini Malatesta. Costumi di Stefano Nicolao. Luci di Gigi di Saccomandi. Musiche di Antonio Di Pofi. Movimenti di scena Monica Codena. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production, Fondazione Teatro della Toscana. Durata 1 ora e 55 minuti senza intervallo. Orari: da martedì 7 a sabato 11 ore 20.30, domenica 12 ore 15.30. Sabato 11 è prevista una replica straordinaria fuori abbonamento con inizio alle ore 17.00. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche. Ne La bottega del caffè vibra lo spirito acuto e divertente di Carlo Goldoni: un maestro dello spettacolo italiano come Michele Placido regala al personaggio di Don Marzio sfumature, ambiguità e ironia, attorniato da una numerosa compagnia d’interpreti che si muove in scena con forza espressiva e ispirazione. Un assieme importante e una commedia ricca di leggerezza e significato, per “curare l’anima” attraverso il teatro, l’arte, l’emozione condivisa. «Accogliamo appieno e portiamo sulla scena tutta la vitalità e il divertimento della commedia, la comprensione che l’autore mostra per l’uomo – di cui ritrae con sottigliezza, le virtù ed i lati oscuri – il suo amore viscerale per il teatro, per la scrittura, per gli attori, sulle cui potenzialità costruiva personaggi universali», racconta il regista Paolo Valerio. «Di questo testo meraviglioso è protagonista un microcosmo di persone che gravitano in un campiello veneziano. Don Marzio,  nella nostra edizione è interpretato dal bravissimo Michele Placido. Lo attorniano figure tutte importanti, ognuna ambigua e interessante: una coralità in cui la pièce trova il fulcro del suo impeccabile meccanismo, che imprime ritmi vorticosi alle interazioni fra i personaggi». Continua Paolo Valerio: «È racchiuso in Don Marzio il misterioso fascino di questo testo, spesso riletto in chiave contemporanea, che ha conquistato autori come Fassbinder, e che anche in questa nostra edizione aggancia senza fatica, senza necessità di sottolineature, l’attualità delle “fake news” quando le chiacchiere del campiello si trasformano in accuse feroci, o un certo gusto per il voyeurismo, se si invita il pubblico a intrufolar lo sguardo all’interno di camerini e abitazioni dei personaggi. Il personaggio di Don Marzio di queste curiosità, di queste distorsioni del vero, è il principe: seduto al caffè, osserva e intriga nelle vite degli abitanti del campiello, da cui volutamente si distacca con l’uso di un linguaggio crudo, brutale, divertente ma politicamente scorretto (soprattutto nel rapporto con l’universo femminile) ed autoinvestendosi

“La bottega del caffè” con Michele Placido dal 7 al 12 febbraio al Donizetti2023-01-26T16:06:54+01:00

“Raffa in the sky” è una nuova opera ispirata a Raffaella Carrà commissionata dalla Fondazione Teatro Donizetti per Bergamo Brescia Capitale della Cultura

Il libretto sarà di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli per il compositore Lamberto Curtoni da un’idea di Francesco Micheli che firmerà la regia La produzione sarà realizzata esclusivamente grazie al sostegno dei privati Si intitola Raffa in the Sky la nuova opera commissionata dalla Fondazione Teatro Donizetti per il 2023 anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura al compositore Lamberto Curtoni su libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli da un’idea di Francesco Micheli che firmerà la regia dello spettacolo in scena al Teatro Donizetti di Bergamo il prossimo settembre. Raffa in the Sky è un’opera, una vera opera lirica, che si ispira alla figura iconica di Raffaella Carrà, prima grande protagonista della televisione italiana ma anche personaggio internazionale. Non sarà una biografia in musica, ma il racconto di una carriera artistica che ha accompagnato, e talvolta stimolato, l’evoluzione della società italiana dell’ultimo mezzo secolo. Attraverso la straordinaria esperienza della Carrà, l’opera si propone di riflettere anche sul ruolo dell’artista nella società, sul valore e sull’uso dell’arte, sul ruolo della televisione e degli altri media. Tutto senza dimenticare la musica della Carrà, in un racconto che sceglierà la strada del surreale e del paradossale per parlare, in realtà, a tutti noi. «L’occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura – afferma Giorgio Berta presidente della Fondazione Teatro Donizetti – ci ha convinto a realizzare un grande progetto contemporaneo, al di fuori dalle nostre stagioni consuete e dal festival dedicato al compositore cittadino, che possa però avvicinarci ai programmi dei teatri internazionali che annualmente inseriscono prime assolute nei propri cartelloni proprio per creare nuovi legami con il pubblico. Le opere che prendono spunto da personaggi in un certo senso "di attualità" sono sempre più numerose e hanno nella Traviata di Verdi il loro archetipo. Per questo nostro nuovo progetto 2023, accanto alla sfida artistica e creativa, abbiamo affrontato una sfida economica, perché volevamo fosse legato esclusivamente al finanziamento privato, proprio come in un moderno Rinascimento. Imprenditori bergamaschi e non, innovatori in tanti settori, sensibili alle attività che proponiamo, diventeranno nel 2023 anche sostenitori dell’innovazione in ambito culturale». «Sono sicuro che Raffaella sarebbe incuriosita, lusingata ed emozionata – dichiara il coreografo e regista televisivo Sergio Japino, per anni al fianco della Carrà e coinvolto dagli autori nella creazione di quest’opera – nel sapere che ciò che ha fatto nella sua vita ha trovato ascolto e casa anche in un mondo apparentemente lontano dal suo come quello dell’opera lirica. Un mondo che amava, come dimostra Il Gran Concerto di cui fu autrice su Rai 3, dove l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai presentò brani di musica classica e operistica a una platea enorme di bambini. In fondo, la sua è la storia di una donna e di un’artista che ha cercato sempre con coraggio di esplorare e fare incontrare mondi diversi tra loro: la danza, il cinema, la tv, il canto. E contesti culturali diversi: dal Sud America alla Russia, dagli studi del Letterman Show e Hollywood agli studi televisivi scintillanti di Cinecittà. E persone diverse, soprattutto: donne, uomini, bambini che trovavano in lei

“Raffa in the sky” è una nuova opera ispirata a Raffaella Carrà commissionata dalla Fondazione Teatro Donizetti per Bergamo Brescia Capitale della Cultura2023-01-31T18:42:07+01:00

La prosa continua con il 3° titolo in programma: “Moby Dick alla prova” – regia di Elio De Capitani

La Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti prosegue nel solco di una delle icone della letteratura americana: Moby Dick. Al Teatro Donizetti va infatti in scena da martedì 31 gennaio a domenica 5 febbraio lo spettacolo di Elio De Capitani Moby Dick alla prova, scritto da Orson Wells adattando il celebre romanzo di Herman Melville. Traduzione di Cristina Viti. Costumi di Ferdinando Bruni. Musiche dal vivo di Mario Arcari. Direzione del coro di Francesca Breschi. Maschere di Marco Bonadei. Luci di Michele Ceglia. Suono di Gianfranco Turco. Interpreti: Elio De Capitani con Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa, Mario Arcari. Coproduzione Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale. Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Gigi Dall'Aglio. Durata: 2 ore e 35 minuti compreso intervallo. Orari: da martedì 31 a sabato 4 febbraio ore 20.30, domenica 5 ore 15.30. Sabato 4 è inoltre prevista una replica straordinaria fuori abbonamento con inizio alle ore 15.00. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche. In occasione delle rappresentazioni di Moby Dick alla prova sarà allestita nel Ridotto Gavazzeni del Teatro Donizetti l’installazione Umanità contro, ideata dal Teatro dell’Elfo e dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Grazie alle irriverenti illustrazioni di Sara Filippi Plotegher, l’installazione racconta di una specie in preda ad un’alterazione delle proprie funzioni cognitive, che la porta a vedere come conveniente la distruzione di capodogli, balene e ogni altro organismo – financo dei propri simili – e della natura nel suo insieme. Una specie contro. Contro gli altri e contro sé stessa. Scritto (oltre che, a suo tempo, diretto e interpretato) da Orson Welles, Moby Dick alla prova è lo spettacolo a cui Elio De Capitani ha lavorato nel corso dell’inverno del 2020/21 e che è giunto al debutto l’11 gennaio 2022 all’Elfo Puccini di Milano, ottenendo un notevolissimo successo. «Il testo di Welles, inedito in Italia, è un esperimento molteplice», sottolinea il regista, «Blank verse shakespeariano, una sintesi estrema del romanzo, personaggi bellissimi, restituiti in modo magistrale e parti cantate. Noi abbiamo realizzato questo spettacolo ‘totale’, con in più la gioia di una sfida finale impossibile: l'apparizione del capodoglio. E con un semplice trucco teatrale siamo riusciti a crearla». Sul palcoscenico, lo stesso De Capitani, che interpreta le parti di Achab, padre Mapple, Lear e dell’impresario teatrale, è affiancato da un affiatato cast che salda le eccellenze artistiche di tre generazioni di interpreti. La musica dal vivo di Mario Arcari e i canti diretti da Francesca Breschi (vibranti rielaborazioni degli sea shanties) riempiono intensamente la scena generando emozioni profonde, in uno spazio dominato da un fondale enorme, eppure leggero, cangiante e mutevole, capace di evocare l’immensità del mare e la presenza incombente del capodoglio. Orson Welles portò al debutto il suo testo il 16 giugno 1955, al Duke of York's Theatre di Londra. Lo mise in scena in

La prosa continua con il 3° titolo in programma: “Moby Dick alla prova” – regia di Elio De Capitani2023-01-19T12:21:26+01:00
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