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L’archivio delle meraviglie: appuntamento con “Lo straniero” con Marco Baliani

Per il terzo appuntamento in streaming con “L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti”, iniziativa curata da Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e di Altri Percorsi, sarà visibile da venerdì 23 aprile (dalle ore 18) a domenica 26 (fino alle ore 24) Lo straniero di Albert Camus con Marco Baliani. Regia di Maria Maglietta. Inserti cinematografici di Mario Martone. Adattamento drammaturgico di Maria Maglietta e Marco Baliani. Scene e costumi di Carlo Sala. Musiche originali di Luigi Polimeni. Produzione Teatro Metastasio – Stabile della Toscana. Durata 92 minuti. Lo spettacolo, filmato nell’aprile del 2003 al Teatro Donizetti nell’ambito della rassegna Altri Percorsi, sarà disponibile gratuitamente sul canale Vimeo della Fondazione Teatro Donizetti. Per l’occasione lo stesso Marco Baliani ha realizzato un breve video introduttivo. Marco Baliani, si sa, non è un interprete capace di essere chiunque: sente di appartenere a certi personaggi dall'anima potente. Kohlhaas, l'eroe di Heinrich von Kleist che muore scegliendo la propria condanna, è stato per molto tempo il suo doppio. E così Peter Schlemhil, il personaggio di Adalbert von Chamisso che se ne va reietto nel mondo senza più la propria ombra. Stranieri entrambi, Baliani li ha scelti per i suoi spettacoli più intensi, dove non c'era altro se non il potere della parola, la forza della voce che racconta e come uno scalpello scolpisce le figure. A Kohlhaas e Schlemhil si è quindi affiancato Meurseault, lo straniero del romanzo di Albert Camus, già ricreato da Baliani per la radio. Di nuovo un individuo che non si riconosce nelle regole di un mondo che pomposamente chiamiamo civile, l'uomo dall'anima ferita, che con tutto il cuore vorrebbe sentirsi partecipe di una società che invece lo espelle e che lo emargina. «Una meravigliosa e terribile contraddizione – dice Baliani – in cui sta la loro malattia e la loro forza. In essa, questi eroi senza eroismi scorgono il miraggio di una pace impossibile, la terra promessa che si allontana all'orizzonte, ma che pure vorrebbero sempre presente e amica». Un sentimento che Baliani cerca di rendere palpabile nello spettacolo, al quale il regista Mario Martone ha offerto il contributo dei suoi originali inserti cinematografici «Lo straniero di Camus è uno di quei racconti di vita che da tempo abitano un mio speciale giardino, un luogo in cui coltivo amicizie e parentele e dove vado disegnando da anni una mappa segreta di riferimenti e tesori. In questo giardino Camus ha messo radici di quercia, profonde, solide», aggiunge l’attore. Lo straniero di Albert Camus con Marco Baliani regia Maria Maglietta inserti filmati Mario Martone adattamento drammaturgico Maria Maglietta e Marco Baliani scene e costumi Carlo Sala musiche originali Luigi Polimeni produzione Teatro Metastasio – Stabile della Toscana   © Marco Caselli Nirmal

L’archivio delle meraviglie: appuntamento con “Lo straniero” con Marco Baliani2021-04-19T15:35:58+02:00

L’archivio delle meraviglie: il secondo appuntamento con “L’età dell’oro” di e con Laura Curino

Dopo l’avvio con Racconti di giugno di Pippo Delbono, che ha registrato 500 visualizzazioni, la rassegna in streaming “L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti”, curata da Maria Grazia Panigada, Direttore Artistico della Stagione di Prosa e di Altri Percorsi, prosegue con L’età dell’oro di e con Laura Curino, con la regia di Serena Sinigaglia. Scene di Maria Spazzi, luci di Alessandro Verazzi, scelte musicali di Sandra Zoccola, collaborazione drammaturgica di Michela Marelli. Produzione Teatro Stabile di Torino. La visione dello spettacolo, filmato nel marzo del 2003 nell’ambito della rassegna Altri Percorsi, sarà disponibile gratuitamente da venerdì 16 aprile (dalle ore 18) a domenica 18 (fino alle ore 24) sul canale Vimeo della Fondazione Teatro Donizetti. Per l’occasione la stessa Laura Curino ha realizzato un breve video introduttivo. Ne L’età dell’oro Laura Curino racconta in chiave autobiografica la storia di una generazione che ha vissuto l’infanzia in un’Italia che stava cambiando, in piena rinascita economica; una generazione finalmente libera dall’indigenza e dalla mancanza di lavoro che ha caratterizzato le generazioni precedenti. L’età dell’oro è quindi l’età dell’infanzia, «dove tutto era gioia e bellezza e non esistevano malvagità e dolori», dice la stessa attrice e autrice. È anche l’età del boom economico vissuto a Valenza Po, paese di lunga tradizione orafa. Lo spettatore è quindi accompagnato in un viaggio indietro nel tempo, attraverso i ricordi di Laura bambina, dalla nascita agli otto anni. È un viaggio ricco di avventure (le corse in bicicletta, i gelati da venti centesimi, le letture soporifere della nonna, i primi giorni di scuola, la prima comunione, il comunismo sempliciotto dell’Italia operaia e contadina che tanto spaventava i patronati) e incontri con svariati personaggi: la famiglia, gli amici, le “fate”. Incontri con figure prevalentemente femminili: «Sono stata allevata in un harem», precisa Laura Curino. Ma l’età dell’oro purtroppo pian piano se ne va, non senza dolore e rimpianto: viene corrotta dalla scuola e dalle responsabilità del mondo adulto. Nello spettacolo non mancano le risate, ma a prevalere è la nostalgia per quel periodo di vita “dorato”. L’età dell’oro di e con Laura Curino regia Serena Sinigaglia scene Maria Spazzi luci Alessandro Verazzi scelte musicali Sandra Zoccola in collaborazione drammaturgica Michela Marelli produzione Teatro Stabile di Torino

L’archivio delle meraviglie: il secondo appuntamento con “L’età dell’oro” di e con Laura Curino2021-04-12T15:46:55+02:00

Bergamo Jazz 2021 – “Incontriamo il jazz” in collaborazione con CDpM

In attesa della definizione delle date della prossima edizione del Festival, Bergamo Jazz riparte dalla didattica, da “Incontriamo il Jazz”, progetto realizzato in collaborazione con Centro Didattico Produzione Musica. Nella mattinata di mercoledì 14 aprile, dalle ore 9.30 alle 11.30, allievi di 6 scuole primarie di Bergamo e provincia si collegheranno da 14 classi alla piattaforma ZOOM per seguire in live streaming un originale racconto in chiave jazz del Libro della Giungla: alle parole dell’attore Oreste Castagna si uniranno musiche eseguite da un quintetto diretto dal pianista Claudio Angeleri e comprendente la vocalist Caterina Comeglio, Gabriele Comeglio al sassofono, Marco Esposito al basso e Luca Bongiovanni alla batteria. Per Giorgio Berta, Presidente della Fondazione Teatro Donizetti, istituzione che organizza Bergamo Jazz Festival, «l’iniziativa in collaborazione con CDpM ha grande valore perché avvicina i giovani a una musica di per sé ricca di contenuti culturali, prestandosi a molteplici chiavi di lettura, non solo in termini musicali. Il jazz, per sua natura, può infatti veicolare importanti messaggi di solidarietà e fratellanza oggi più che mai attuali. La partnership con CDpM si inserisce in quella rete di relazioni che da molti anni ormai Bergamo Jazz tesse con numerose realtà associative e istituzionali del territorio, da Bergamo Film Meeting al Jazz Club, ai musei della città. In questo senso Bergamo Jazz è un festival che con la sua caratterizzazione internazionale intende valorizzare anche i fermenti della città». Più nel dettaglio, l’incontro di mercoledì partirà da uno dei più famosi libri per bambini, scritto dall’inglese Rudyard Kipling. La parte musicale, suddivisa in otto movimenti, getterà un ponte tra jazz e il linguaggio letterario del Libro della Giungla, attraverso il quale i ragazzi scopriranno le caratteristiche della musica di estrazione afroamericana quali l’improvvisazione, lo swing, il groove, l’interplay, cogliendo analogie e differenze tra l’espressione musicale e la scrittura. A questo primo incontro, ne seguiranno altri tre in maggio (dal 27 al 29), sempre in modalità streaming con collegamento alle classi in presenza, destinati ad allievi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tema: i legami tra jazz e letteratura con un focus su Italo Calvino.

Bergamo Jazz 2021 – “Incontriamo il jazz” in collaborazione con CDpM2021-04-12T09:40:51+02:00

I restauri: 2006-2009

L’intervento di restauro, iniziato nel 2006 e completato nel maggio del 2009, consegna alla città un teatro storico completamente recuperato. Si è proceduto al rifacimento delle pavimentazioni del foyer, al restauro delle pareti, dei soffitti e delle finiture superstiti, e del nuovo portone di accesso. Discreti ritocchi integrativi sono stati apportati ai parapetti lignei dei palchi con lavoro di ebanisteria, fissaggio e protezione delle decorazioni e ripresa delle lacune. Si sono attuati il ripristino dei primi tre ordini di palchi (per un totale di circa 550 posti), il rifacimento delle pavimentazioni, l’inserimento di una struttura in acciaio a rinforzo di quella esistente in legno, il sezionamento degli ordini in palchi mediante nuove pareti divisorie, secondo il disegno originale, il rinforzo dei parapetti, il restauro ligneo e pittorico dei pilastri e dei controsoffitti, la realizzazione degli impianti di riscaldamento, raffreddamento e antincendio, e il rifacimento dell’impianto elettrico e di illuminazione, oltre che la predisposizione di adeguati servizi igienici. Per il quarto ordine, il loggione, è stato previsto il consolidamento statico, al fine di renderlo in futuro, tramite semplici operazioni di completamento, facilmente disponibile all’accesso del pubblico. Il ritorno del Sociale alla sua originaria vocazione teatrale ha significato anche l’allestimento di una moderna macchina scenica, con nuovo palcoscenico e graticcia, mentre la fossa orchestrale è stata dotata di una piattaforma meccanica elevabile su tre livelli. Infine, tre nuovi livelli di camerini sono stati realizzati alla destra del palcoscenico. Oggi il Teatro Sociale è utilizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti per la messinscena di alcuni spettacoli di prosa e di opere liriche e per lo svolgimento di concerti jazz. È, inoltre, la location principale per la rassegna di Altri Percorsi. << PRECEDENTE

I restauri: 2006-20092023-06-14T16:17:47+02:00

Le trasformazioni del teatro

Le difficoltà del Teatro Sociale, verso la fine dell’Ottocento, divennero l’emblema di quelle della Città Alta. Le sporadiche aperture davano solo una parvenza «di quella passata vita, che una forza infrenabile, prepotente ha spinto altrove», come chiosava il giornale locale nel dicembre 1878. Già durante gli anni austriaci la costruzione dei propilei di Porta Nuova e della strada Ferdinandea, ma soprattutto della stazione e del relativo collegamento ferroviario con Milano (1857), costituivano altrettante tappe dell’emancipazione della Città Bassa, coronate nel 1872 col trasferimento del Municipio. L’apertura della funicolare, nel 1887, migliorerà i rapporti tra le due parti della città, ma le fortune delTeatro Sociale tenderanno ugualmente a declinare. Una spia significativa di quel declino fu la sostanziale marginalità del Sociale alle celebrazioni donizettiane del 1897 che ebbero invece nel Riccardi e in Città Bassa centro e sfondo. Attorno al 1900 e nel primo decennio del secolo la sala (sottoposta a restauri nel 1902, visibili nella stagione 1903; poi nel 1907, per il 1908) aprirà anche a generi nuovi come l’operetta (1898, dal 1908), o addirittura a esibizioni di moderna tecnologia quali il grammofono (1898) e il cinematografo (dal 1908) che, se in altre condizioni possono essere segnali d’apertura alle novità, in quel contesto di vita sempre più difficoltosa appaiono come ripieghi su repertorî meno impegnativi. Buone stagioni si avranno ancora, nel 1915, e meno sporadicamente nei primi anni Venti (1921, 1922 e 1924): ma che per il Teatro Sociale fosse iniziata un’era nuova di prosperità, fu illusione di breve durata. Musica vi risuonò fino al 1929; gli ultimi spettacoli risalgono al 1932. La storia successiva è segnata soltanto da progetti di demolizione, avventuristiche intenzioni di riuso e continui passaggi di proprietà. Questo mentre l’abbandono e il degrado si fanno sempre più preoccupanti, almeno fino all’acquisizione dell’immobile da parte del Comune di Bergamo (1974) e ai lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza compiuti tra il 1978 e il 1981. Da allora, lo spazio ha ospitato soprattutto mostre d’arte ed esposizioni, sino alla definizione e all’inizio dell’intervento di restauro intrapreso per iniziativa congiunta del Comune e della Sovrintendenza a partire dal 2006. << PRECEDENTE SUCCESSIVO >>

Le trasformazioni del teatro2023-06-14T16:18:21+02:00

Il progetto per un teatro all’italiana

Del progetto per il nuovo teatro fu incaricato Leopoldo Pollack, tra gli architetti più celebri del periodo Neoclassico, che fu scelto perché già esperto in campo teatrale e conosciuto a Bergamo per altri lavori. Artista raffinato, aveva lavorato anche per Piermarini - l’architetto della Scala - ed era stato suo allievo. Pollack decise per un teatro all’italiana con più ordini di palchi, che realizzava l’esigenza di visibilità pubblica delle classi aristocratiche e dei loro rapporti gerarchici. Quanto all’impianto della platea, Pollack scelse di non ripetere la pianta a forma di cavallo dominante a quel tempo, optando invece per una più ricercata ed elegante forma ovale di stampo francesizzante. L’abbinamento di questa forma con lo sviluppo verticale dei palchi costituisce forse l’aspetto più originale del progetto. Quando il pubblico vide per la prima volta il teatro ci furono molti apprezzamenti, ma anche qualche critica. A qualcuno non piacque la curva dei palchi, che pareva non permettesse una visuale ottimale, perplessità furono avanzate sull’ingombro delle colonne all’ingresso che erano opera di Antonio Bottani, l’architetto che aveva proseguito il progetto dopo la morte di Pollack. La serata d’inaugurazione fu, tuttavia, ben riuscita come dimostra la testimonianza del Prefetto di Bergamo Frangipane che scrisse: «Nella sera del giorno 26 corrente ebbe luogo l’apertura del nuovo Teatro della Società. Con il Teatro elegantemente addobbato, l’abilità dei primi attori, la ricchezza di vestiario e degli scenari, tutto è proceduto col massimo buon ordine, e con perfetta tranquillità». LA DECORAZIONE Per il Teatro Sociale furono realizzate decorazioni che abbellivano il soffitto e i parapetti, ad opera di Vincenzo Bonomini e Francesco Pirovani. Bonomini, decoratore e figurista di talento, aveva anche proposto un progetto per la decorazione della volta, poi non approvato perché gli fu preferita quella a carattere figurativo di Lattanzio Querena. I PALCHI Gli 82 palchi del Teatro Sociale sono distribuiti su tre ordini sovrapposti, sui quali insiste un quarto ordine di loggione. Pollack progettò i parapetti lignei dei palchi secondo una linea continua, come Piermarini aveva fatto per la Scala; essa dà risalto alla dimensione orizzontale degli ordini di palchi e conferisce alla forma complessiva della sala una armoniosa uniformità di impronta classica. I parapetti lignei erano ricchi di decorazioni policrome, spesso sgargianti, come i colori delle pareti interne ornate talvolta anche con finti marmi, e in contrasto con i materiali poveri delle pavimentazioni e delle volte a calce. L’ESTERNO Pollack poté solo in parte adottare le nuove strategie che si andavano diffondendo in quegli anni: impossibilitato dalla strettezza di via Corsarola a corredare il Teatro Sociale di facciata monumentale, portico, colonnato o quant’altro avrebbe permesso di identificare un teatro a colpo d’occhio – e l’esempio è di nuovo la Scala di Piermarini – egli dovette accontentarsi di una facciata elegante sì, ma senza soluzione di continuità con i palazzi limitrofi. Solo gli elementi decorativi, attinenti al mondo delle arti teatrali, attestavano la sua natura di luogo deputato a pubblici spettacoli. << PRECEDENTE SUCCESSIVO >>

Il progetto per un teatro all’italiana2023-06-14T16:19:28+02:00

Le origini del Teatro Sociale

Il Teatro della Società, questo era il nome originario, aprì i battenti nella stagione di Carnevale del 1809. Nacque sull’onda di una competizione tra città alta e città bassa: avrebbe dovuto rivaleggiare con il Teatro Riccardi (l’attuale Teatro Donizetti) per restituire alla città alta quella supremazia che il nuovo teatro di città bassa le insidiava. Fu costruito grazie all’interessamento di 54 nobili bergamaschi, rappresentanti delle famiglie più in vista della Città. Una ventina di loro possedeva un palco anche al Teatro Riccardi, ma una vertenza con l’impresario li spinse a costruirne direttamente uno per loro. Il 3 marzo del 1803 si procedette alla stesura di un documento a cura del notaio Tiraboschi, nulla fu lasciato al caso e tutto fu messo su carta bollata. Promotore pare essere stato il Conte Vailetti. Il progetto prevedeva tre ordini di palchi e un loggione; ci sarebbero stati anche una biglietteria, una sala da caffè, una stanza delle riunioni dei soci, una o due sale di Ridotto utili all’accoglienza del pubblico nelle pause degli spettacoli. La quota prevista per ogni socio fu di 5.000 lire che, moltiplicata per 54 soci, arrivava a 270.000 lire, da pagarsi in due rate. Pochi mesi dopo, nel 1804, presero il via i lavori. Il Sociale non era il primo teatro di Città Alta, era tuttavia l’unico ad essere costruito in muratura. L’inaugurazione avvenne il 26 dicembre 1808 con l’opera Ippolita regina delle Amazzoni, commissionata appositamente a Stefano Pavesi. Qualche giorno dopo sarebbe stata la volta di Ginevra di Scozia di Giovanni Simone Mayr. Un bel cartellone che, naturalmente, alimentava la rivalità con il Teatro Riccardi. A memoria di quella serata resta ancora un manifesto con decreto prefettizio emesso per l’occasione in cui si ordinava che le carrozze, sia provenienti dai borghi che da Città Alta, compissero un percorso ben preciso per evitare ingorghi. Si decise inoltre che il portico del Palazzo della Ragione restasse a disposizione dei mezzi per la sosta temporanea fino a fine spettacolo. Quella sera centinaia di candele misero in risalto le decorazioni. Il Teatro Sociale fu attivo, con alterne fortune, fino agli anni Venti del Novecento. Le sorti successive furono un riflesso del declino di Città Alta come centro propulsore della vita sociale e culturale di Bergamo. Il restauro e il recupero del teatro alla destinazione originaria attestano oggi una nuova centralità di Città Alta, e l’ormai raggiunta integrazione di entrambe le entità cittadine: la città antica e i borghi cresciuti alle sue falde. SUCCESSIVO >>

Le origini del Teatro Sociale2023-06-14T16:21:42+02:00

L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti

Nell’attesa che la situazione epidemiologica del COVID-19 migliori da poter consentire la riapertura dei teatri, la Fondazione Teatro Donizetti propone un ciclo in videostreaming di spettacoli di prosa presentati negli anni passati sul palcoscenico dello stesso Donizetti e degli altri teatri della città. “L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti” è il titolo esplicativo che Maria Grazia Panigada, Direttore Artistico della Stagione di Prosa e di Altri Percorsi, ha scelto per una iniziativa che intende, in primo luogo, valorizzare e rendere disponibile al pubblico il ricco archivio di filmati e di molto altro materiale nel quale è custodita la storia dello stesso teatro.   Il primo spettacolo a tornare virtualmente in scena è Racconti di giugno di e con Pippo Delbono, in programma dalle ore 18 di venerdì 9 aprile fino alle ore 24 di domenica 11 sul canale Vimeo della Fondazione Teatro Donizetti (https://vimeo.com/teatrodonizetti). La visione dello spettacolo, filmato il 18 febbraio 2010 al Teatro Donizetti nell’ambito della rassegna Altri Percorsi (durata 85 minuti), è gratuita e sarà preceduta da una breve introduzione appositamente realizzata dallo stesso Pippo Delbono. «Il tempo dell’attesa per le chiusure dei teatri, a causa della pandemia, e il tempo dei lavori al Teatro Donizetti, per la ristrutturazione, ci hanno ancora più rivelato quanto sia importante custodire il patrimonio che ci è stato consegnato e valorizzarlo», racconta Maria Grazia Panigada, «Sappiamo bene che l’atto teatrale si consuma nel qui e ora dell’accadimento, nel momento magico dell’incontro fra artisti e spettatori, quando si abbassano le luci in sala e il palcoscenico si illumina di storie. Ma su quello stesso palcoscenico, dove domani riprenderemo ad allestire spettacoli, tante cose sono accadute nel corso del tempo e tante tracce sono rimaste». «Nei mesi passati abbiamo ripercorso la memoria grazie al ricordo degli spettatori, delle maestranze, degli artisti», prosegue il Direttore Artistico,  «Ora vogliamo iniziare ad attraversare quel luogo prezioso, antro magico del tempo, che è l’archivio della Fondazione Teatro Donizetti: in questi mesi stanno riapparendo dagli imballaggi del trasloco manifesti, copioni, foto di scena, pubblicazioni e tutte le registrazioni degli spettacoli in prosa che dagli anni Ottanta sono state fatte - quando le compagnie ne davano il permesso - e consultabili per ragioni solo di ricerca e di studio. Guardando tutto questo materiale video è nata quindi l’idea di chiedere ad alcuni artisti, attori e autori di poter fare vedere un loro spettacolo per dare vita ad una piccola rassegna on line. Il ciclo “L’archivio delle meraviglie” è il primo atto con cui vogliamo condividere con il nostro pubblico il lavoro di scavo e riordino dei materiali della memoria». Racconti di giugno, produzione della Compagnia Pippo Delbono e Emilia Romagna Teatro Fondazione, è una sorta di diario di bordo, racconto di un'introspezione sul senso nascosto delle relazioni, sul lato dei desideri non espressi ma mostrati, sulla curiosità per gli altri. Un autore-attore si confessa senza reticenze e con pudore in una dinamica di cronache e lampi di memoria, zigzagando tra le avventure della vita

L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti2021-04-06T14:29:53+02:00

“Noi, Bergamo. Architettura di una rinascita”. In esclusiva su Corriere Tv la visione del documentario dedicato alla Città

Grazie alla partnership con Il Corriere della Sera, dal 2 al 4 aprile 2021, è presentato sul canale streaming nazionale Corriere Tv il documentario Noi, Bergamo. Architettura di una rinascita. Il film nasce dall’idea della startup culturale Squareworld Studio che, coinvolgendo giovani artisti e creativi, ha realizzato pro-bono una testimonianza sociale e culturale delle storie di solidarietà nate in risposta all’emergenza. L’idea progettuale è figlia dell’attuale, profondo, contesto di trasformazione che Bergamo ha vissuto e dall’intenzione di lasciare un segno nella memoria collettiva. Noi, Bergamo. Architettura di una rinascita è un documentario che attraverso la narrazione della città stessa, colpita e testimone di sofferenze, racconta con emotività e coraggio le azioni di tutti coloro che in prima linea hanno vissuto gli attimi più terribili di questa pandemia. Il documentario su Bergamo, per Bergamo. Protagonisti del docufilm anche Massimo Boffelli, Direttore generale della Fondazione Teatro Donizetti, e Francesco Micheli, Direttore artistico del festival Donizetti Opera. Tra le storie narrate, uno spaccato sulla Fondazione e sulle azioni e reazioni scaturite dall’emergenza che ha costretto ad un’inversione di rotta, a tacciare nuovi orizzonti gettando le basi per la rinascita post Covid-19. Il progetto documentaristico ha ottenuto il patrocinio del Comune di Bergamo e ha coinvolto, oltre che la Fondazione, numerosa realtà della Città e della provincia: Ana Bergamo, Artigiani, Emergency, Croce Rossa, Bergamo X Bergamo, Cesvi Onlus, GAMeC, Tantemani, FabLab Bergamo, Radici Group, Maglificio Santini, Plastik e Minipack Torre. Per la visione del trailer, vi invitiamo qui. Squareworld Studio srl è un’ Impresa Culturale e Creativa, vincitrice nel 2017 del bando “Incubatore d’Impresa” della Camera di Commercio di Bergamo, con base al POINT - Polo per l'innovazione Tecnologica - di Dalmine (Bg). La startup culturale è impegnata nella valorizzazione dell’identità attraverso servizi altamente creativi, pensati e realizzati dalla sua rete di artisti e operatori culturali in continua espansione. Maggiori informazioni.

“Noi, Bergamo. Architettura di una rinascita”. In esclusiva su Corriere Tv la visione del documentario dedicato alla Città2021-04-01T12:17:49+02:00

La Fondazione Teatro Donizetti aderisce a “M’illumino di meno”

Nella serata di oggi, venerdì 26 marzo, le luci delle facciate del Teatro Donizetti e del Teatro Sociale saranno spente: Fondazione Teatro Donizetti, che ha in gestione entrambi i teatri di Bergamo, aderisce infatti a "M’illumino di Meno", la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili lanciata da Caterpillar e Radio2 nel 2005 per chiedere alle persone di spegnere le luci non indispensabili e ripensare i consumi. Tema di questa nuova edizione è “Salto di Specie”, l'evoluzione ecologica nel nostro modo di vivere: «Con un salto di specie, da un pipistrello a un pangolino, dal pangolino all'uomo, un virus ha messo in ginocchio la specie umana. Abbiamo capito quanto siamo fragili, drammaticamente interconnessi, quanto abbiamo logorato il mondo in cui viviamo mettendolo in pericolo. Abbiamo fatto noi, la specie umana, da trampolino per questo salto di specie: pipistrello e pangolino stavano da millenni in equilibrio in una foresta tropicale. Adesso tocca alla specie umana fare un salto di specie, un'evoluzione nel nostro modo di abitare il pianeta. Ognuno di noi è chiamato a diventare più green, più responsabile, più sostenibile, più efficiente, più intelligente, più in armonia con il pianeta. Bisogna fare un salto in avanti: in tanti modi, in tanti ambiti», dicono i promotori di "M’illumino di Meno". «Fondazione Teatro Donizetti è da sempre sensibile alle problematiche che ci circondano, specialmente in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. La nostra adesione a "M’illumino di Meno 2021” ha quindi un valore molto più che simbolico e si affianca ad altre iniziative che abbiamo intrapreso o che stiamo intraprendendo nel segno dell’ecosostenibilità», afferma Massimo Boffelli, Direttore Generale della Fondazione Teatro Donizetti. Di recente il festival Bergamo Jazz, una delle principali attività della stessa Fondazione Teatro Donizetti, è entrato a far parte di “Jazz Takes The Green”, rete che riunisce 17 festival a livello nazionale che hanno abbracciato la filosofia e le pratiche green: un segno tangibile di come la musica, e l’arte in generale, possa essere veicolo di sensibilizzazione su problematiche che coinvolgono tutti.

La Fondazione Teatro Donizetti aderisce a “M’illumino di meno”2021-03-25T12:04:28+01:00
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