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BERGAMO JAZZ FESTIVAL 2022: il festival giorno per giorno

80 artisti originari di 10 nazioni diverse (Stati Uniti, Cuba, Gran Bretagna, Grecia, Spagna, Francia, Danimarca, Norvegia, Brasile, Italia), 30 giornalisti accreditati, anche dall’estero (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Norvegia), oltre 500 abbonamenti alle tre serate al Teatro Donizetti: dal 17 al 20 marzo, nel ritrovare la sua collocazione temporale naturale in luoghi simbolo della città, la 43esima edizione di Bergamo Jazz Festival spargerà ovunque i suoni di una musica in costante movimento e simbolo del dialogo tra culture diverse. In un momento storico difficile, con una guerra nel cuore dell’Europa e una pandemia ancora non completamente debellata, la musica deve più che mai farsi interprete e portatrice di messaggi di pace e di solidarietà tra i popoli: se la musica non può cambiare il mondo, può sicuramente migliorarlo. La Fondazione Teatro Donizetti, il Comune di Bergamo, insieme a tutti i partner istituzionali e privati che collaborano alla realizzazione di Bergamo Jazz, sono pienamente consapevoli di tutto ciò e rinnovano il proprio impegno affinché il Festival sia un momento di arricchimento culturale e umano, oltre che di sensibilizzazione civile. A questo proposito, Fondazione Teatro Donizetti e Bergamo Jazz aderiscono alla raccolta fondi promossa da CESVI Fondazione Onlus con l’iniziativa “Emergenza Ucraina”: in occasione dei concerti, il pubblico potrà effettuare donazioni destinate alla popolazione colpita dal conflitto. Osservando la programmazione di Bergamo Jazz 2022, Maria Pia De Vito, Direttrice Artistica del Festival, ha allestito un cartellone che disegna «un’appassionante traiettoria di linguaggi dove le Americhe, l’Europa, l’Asia si incontrano nel solco di un sincretismo che non finisce di stupire ed interessare fasce diversificate di ascoltatori. Standards e new standards, elettronica, musica contemporanea, Afroamerica e Sardegna, Nordeuropa e melodia, poliritmie indiane, Brasile, improvvisazione radicale ed echi di danze: l’improvvisazione è il dialektos, o l’esperanto, delle tante musiche che ascolteremo». Fondazione Teatro Donizetti e Bergamo Jazz Festival ringraziano per il sostegno: Regione Lombardia, Allianz (Main Partner), Camera di Commercio, UniAcque, Intesa Sanpaolo, da quest’anno Special Partner della sezione “Scintille di Jazz”, A2A Ambiente, Studio Avvocato Vincenzo Coppola, ATB. Communication partner: NT Next Evolving Communication. Partner: Accademia Carrara, Lab80, Fondazione MIA, CDpM Europe, CUT Bergamo, Nutopia, Dieci 10, Cooperativa Città Alta, DOC Servizi. Questa la guida a Bergamo Jazz 2022 giorno per giorno. Giovedì 17 marzo Bergamo Jazz riparte da Città Alta, dove giovedì 17 marzo sono previsti tre eventi ospitati in altrettante location. New entry di quest’anno, il Teatro Sant’Andrea, un gioiellino posto sotto l’omonima Chiesa di via Porta Dipinta, farà da cornice (ore 18.00) alle prime note del Festival, offerte dalla pianista greca Tania Giannouli, tra i più interessanti nuovi talenti del sempre vivace panorama musicale del Vecchio Continente, nel cui mondo sonoro il linguaggio della musica improvvisata si incontra con il minimalismo e l’humus folklorico mediterraneo. Un’ora dopo, al Circolino di Vicolo Sant’Agata, altra nuova location del Festival, avrà luogo il primo appuntamento della sezione “Scintille di Jazz”, piccolo festival nel grande festival rivolto ad artisti emergenti, curato da Tino Tracanna: di scena, per un doppio set (ore 19.00 e ore

BERGAMO JAZZ FESTIVAL 2022: il festival giorno per giorno2022-03-15T15:00:00+01:00

Si aprono le vendite dei biglietti per la “Donizetti Revolution vol. 8”al Teatro Donizetti con Francesco Micheli e il mezzosoprano Annalisa Stroppa

Presenting partner della serata è Automha Bergamo, Teatro Donizetti, mercoledì 6 aprile, ore 20 È un giorno di festa che segna l’avvio delle attività ufficiali 2022 dedicate a Gaetano Donizetti, organizzate dalla Fondazione Teatro Donizetti. È quello della “Donizetti Revolution vol. 8” che, mercoledì 6 aprile alle ore 20 andrà in scena al Teatro Donizetti di Bergamo. Un appuntamento annuale ormai attesissimo per svelare al pubblico in forma di spettacolo il programma 2022 del festival Donizetti Opera. Ideata e realizzata dal direttore artistico Francesco Micheli in collaborazione per la drammaturgia con Alberto Mattioli, questa ottava edizione vedrà in scena il mezzosoprano Annalisa Stroppa, la pianista Hana Lee e alcuni altri ospiti a sorpresa. Presenting partner della serata è Automha. «Sosteniamo con entusiasmo la nuova edizione della Donizetti Revolution» – afferma Roberta Togni, General Counsel & CSR Officer di Automha, azienda bergamasca leader sul mercato internazionale dell’intralogistica e dell’automazione industriale, presenting partner della serata donizettiana. «Apprezziamo lo straordinario contesto di qualità espresso dalle competenze e dalle doti artistiche dei protagonisti di questo evento culturale, del quale condividiamo valori, passione, dedizione e la forte volontà di trasmettere la cultura e le competenze acquisite negli anni alle generazioni future. Per Automha la cultura è una componente cruciale del benessere collettivo e individuale, fattore integrante della qualità della vita. Proprio per questo, la sinergia che si è venuta a creare tra la Fondazione Teatro Donizetti e la nostra azienda dà vita a un volano positivo che ci auguriamo possa allargarsi a macchia d’olio su tutto il territorio italiano». «Essere Ambasciatori di Donizetti è per noi di Automha ragione di orgoglio per la cultura della nostra Bergamo, riconosciuta in tutto il mondo; lo stesso orgoglio con cui portiamo il nostro prodotto made in Italy sul mercato globale» aggiunge Franco Togni, Presidente di Automha. Per questa nuova edizione della Revolution, sono stati poi coinvolti diversi istituti scolastici superiori della bergamasca fra cui il Liceo Amaldi di Alzano Lombardo, il Liceo Sarpi e il Liceo Manzù di Bergamo, l’Istituto Romero di Albino e l’Istituto Zenale e Butinone di Treviglio, il Liceo Federici di Trescore Balneario. Gli studenti, durante il periodo di alternanza scuola-lavoro trascorso in teatro seguito dal team didattico del festival in collaborazione con il gruppo editoriale Sesaab e nell’ambito del PIC - Piano Integrato della Cultura da parte di Regione Lombardia (“Cantiere Teatro – Young Education Program del Teatro Donizetti), hanno creato alcuni contributi video alcuni di questi video faranno parte parte dello spettacolo, altri saranno invece disponibili sui profili social del Donizetti Opera già dai prossimi giorni. Inoltre un gruppo di 40 studenti, provenienti dalla Scuola d'Arte Applicata Andrea Fantoni, dal Liceo Paolo Sarpi e dall’IPIA Cesare Pesenti, avranno un ruolo drammaturgico significativo all’interno della serata. «Donizetti rivoluzionario dell’arte, inventore del romanticismo musicale italiano – sottolinea il dramaturg del festival Alberto Mattioli – sempre avanti sul suo tempo, geniale creatore di storie in cui ancora crediamo perché sono dinamite emozionale che ci esplode nel cuore e nel cervello. Rivoluzionare il rivoluzionario, metterlo in contatto con la contemporaneità, spiegare che le sue non sono vecchie storie, ma storie eterne, è

Si aprono le vendite dei biglietti per la “Donizetti Revolution vol. 8”al Teatro Donizetti con Francesco Micheli e il mezzosoprano Annalisa Stroppa2022-03-11T13:06:30+01:00

“Il silenzio grande” con Massimiliano Gallo e Stefania Rocca. Regia di Alessandro Gassmann

Per il penultimo appuntamento della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti è in programma, da martedì 8 a domenica 13 marzo al Teatro Donizetti (ore 20.30; domenica ore 15.30), Il silenzio grande, spettacolo scritto da Maurizio de Giovanni con la regia di Alessandro Gassmann. Sul palcoscenico: Massimiliano Gallo – attore di teatro, cinema e tv la cui fama si è di recente ampliata con la partecipazione alla fortunata serie televisiva Imma Tataranni - Sostituto Procuratore – insieme a Stefania Rocca, Pina Giarmanà, Paola Senatore e Jacopo Sorbini. Scene di Gianluca Amodio, Costumi di Mariano Tufano, Light design di Marco Palmieri, Suono Paolo Cillerai. Elaborazioni video Marco Schiavoni. Musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi. Produzione Diana OR.I.S. Durata 2 ore e 15 minuti compreso intervallo. Straordinario trionfo della stagione teatrale 2019/2020, diventato anche un film di successo presentato all’ultimo Festival di Venezia, Il silenzio grande è una commedia che reca la firma dello scrittore napoletano di fama internazionale Maurizio De Giovanni, autore di numerosi libri di successo diventati poi note serie televisive, da I bastardi di Pizzofalcone a Il Commissario Ricciardi, fino a Mina settembre. «L'incontro con Maurizio De Giovanni è stato nella mia carriera recente, portatore di novità importanti e di progetti che mi hanno appassionato», racconta Alessandro Gassmann, «In Qualcuno volò sul nido del cuculo l'adattamento di Maurizio mi ha permesso di portare quella storia che trasuda umanità, in Italia nel 1982, conferendole una immediatezza ed una riconoscibilità ancora più efficaci per il nostro pubblico, regalando allo spettacolo un successo straordinario. Ho poi approfondito la mia conoscenza delle umanità raccontate da De Giovanni, interpretando l'ispettore Lojacono nella fortunatissima serie televisiva, giunta alla seconda stagione, I bastardi di Pizzofalcone». «Quando in una pausa a pranzo con Maurizio parlammo de Il silenzio grande vidi l'idea nascere lì in pochi minuti: ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rapporti familiari, del tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto una evoluzione emozionante e sorprendente», prosegue l’attore e regista, «Ho quindi immaginato uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano, possano farvi riconoscere, dove, come sempre accade anche nei momenti più drammatici, possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita». «Questa è una delle funzioni che il teatro può avere, quella di raccontarci come siamo, potremmo essere o anche quello che saremmo potuti essere. Questa storia ha poi al suo interno grandissime sorprese, misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio De Giovanni avrebbe saputo maneggiare con questa abilità e che la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. Per rendere al meglio, il teatro necessita di attori che aderiscano in modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con il quale ho condiviso set e avventure cinematografiche, sia oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. Questo facciamo a teatro, o almeno ci sforziamo di fare, cerchiamo disperatamente la verità,

“Il silenzio grande” con Massimiliano Gallo e Stefania Rocca. Regia di Alessandro Gassmann2022-02-24T15:02:58+01:00

Torna l’Operetta con “La vedova allegra”

Dopo gli appuntamenti di fine 2021 e inizio 2022 con Una notte a Venezia, torna la Stagione di Operetta della Fondazione Teatro Donizetti: domenica 6 marzo (ore 15.30) la Compagnia Corrado Abbati porta sul palcoscenico del principale teatro cittadino uno dei titoli in assoluto più amati dagli appassionati del genere operettistico, La vedova allegra. Interpreti e personaggi: Corrado Abbati (Njegus, Cancelliere d’Ambasciata), Fabrizio Macciantelli (Il Barone Mirko Zeta, Ambasciatore del Pontevedro), Antonella Degasperi (Valencienne, sua moglie), Domenico Menini (Il Conte Danilo Danilowitch, segretario d’Ambasciata), Mariska Bordoni (Anna Glavari), Davide Zaccherini (Camillo De Rossillon), Matteo Bartoli (Kromow, Consigliere d’Ambasciata          ), Cristina Calisi (Olga, sua moglie), Lorenzo Marchi (Il Visconte Cascada), Federico Bonghi (Raoul Di Saint Briosche). Balletto di Parma con coreografie di Francesco Frola. Allestimento scenico InScena Art Design. Direzione musicale di Marco Fiorini. Regia e adattamento di Corrado Abbati. Durata 2 ore e 15 minuti compreso intervallo. Musiche di Franz Lehar su libretto di Victor Lèon e Leo Stein tratto dalla commedia L'Attaché d'ambassade di Henri Meilhac, La Vedova Allegra è senz’altro l’operetta più popolare e più amata in tutto il mondo ed è un capolavoro di genuina ispirazione dove i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia che, come è naturale che sia in un’operetta, al termine si ricompone nel migliore dei modi con il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l'aitante diplomatico Danilo.  Così, nel finale, tutti cantano la celeberrima marcetta "È scabroso le donne studiar!". La vedova allegra debuttò con enorme successo al Teatro An der Wien il 30 dicembre 1905, per poi essere rappresentata in Italia il 27 aprile 1907, al Teatro dal Verme di Milano.  Nel 1861 il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso della Carmen di Bizet), aveva scritto un piacevole vaudeville che però divenne famosissimo solo molti anni dopo, grazie alla musica di Franz Lèhar: era nata La Vedova Allegra. «Non si offenda, ma questa non è musica»: questa frase, dettata dallo stesso Lèhar, apparve incisa sulle medaglie omaggio che la direzione del Teatro An der Wien offrì in occasione della trecentesima replica de La Vedova Allegra. Una rivincita che il musicista volle concedersi nei confronti della direzione del teatro stesso e dei critici, che la sera della prima gli avevano rivolto quello scettico e non lungimirante apprezzamento. La vicenda si svolge in una Parigi elegante e spensierata. All’ambasciata del Pontevedro c’è grande fermento: sta arrivando la Signora Anna Glavari, giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova e questo per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti, se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina economica. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione per una simile impresa ma c’è il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo

Torna l’Operetta con “La vedova allegra”2022-02-24T14:48:03+01:00

Al Teatro Sociale una domenica in famiglia con “La Cenerentola. Gran Hotel dei sogni”

Lo spettacolo prodotto da AsLiCo è tratto dal capolavoro buffo di Rossini e adattato per i più piccoli. Il pubblico può anche partecipare al Family Lab per conoscere arie e coreografie ed interagire con l’opera durante la rappresentazione Bergamo, Teatro Sociale domenica 6 marzo ore 16 Family Lab ore 18 La Cenerentola. Gran Hotel dei sogni   È con lo spettacolo La Cenerentola. Gran Hotel dei sogni che al Teatro Sociale, domenica 6 marzo alle 18, i più piccoli e le loro famiglie potranno trascorrere una giornata in compagnia della musica di Rossini: arriva infatti a Bergamo la produzione di Opera Education AsLiCo, con la regia di Daniele Menghini, tratta dal capolavoro buffo del genio di Pesaro con il format Opera domani, ideato per una visione partecipata dei grandi titoli del repertorio lirico. Le famiglie potranno inoltre partecipare al Family Lab che si terrà alle 16 sempre al Teatro Sociale, per conoscere musiche e coreografie da poter poi eseguire durante l’opera e interagire così con lo spettacolo. Nella regia ideata da Daniele Menghini, il padre di famiglia Don Magnifico – che si trova ormai sul lastrico dopo aver sperperato tutta l’eredità di Cenerentola per soddisfare i capricci delle figlie – trasforma il suo palazzo in un Grand Hotel, con la speranza di risollevare le finanze della casa. Ritagliandosi il ruolo di concierge, obbliga Cenerentola a vestire gli abiti della cameriera e ne fa la sua serva, concedendo alle figlie Clorinda e Tisbe di vivere da eterne vacanziere, servite e riverite dalla povera sorellastra. Un bel giorno, la visita inaspettata di un ospite speciale cambierà le sorti della fanciulla maltrattata: il principe Ramiro in persona, accompagnato dal cameriere Dandini, ha scelto proprio il famoso Salone delle delizie del Grand Hotel per dare un gran ballo e sposare così la fanciulla dal cuore più puro di tutto il regno. Cenerentola con la sua bontà riuscirà a conquistare il cuore del principe, aiutata dal buon Alidoro, il pony express dei sogni che sfreccia in lungo e in largo per il regno, realizzando i desideri dei cuori gentili. «La Cenerentola. Grand Hotel dei sogni vuole raccontare – spiega Menghini – la bellezza del viaggio che ognuno di noi è chiamato ad intraprendere per realizzare la propria felicità. Un’avventura che ci porta a scoprire il valore fondamentale dell’incontro con l’altro, superando pregiudizi e diffidenze. Un viaggio coloratissimo e spensierato a bordo di un ascensore da fiaba, che inizia in un Hotel e finisce tra le nuvole». Sul podio dell’Orchestra 1813 ci sarà Enrico Lombardi che dirigerà il cast vocale composto da Don Pierluigi D’Aloia (Don Ramiro), Alfonso Michele Ciulla (Dandini), Matteo Mollica (Don Magnifico), Deborah Solange Martinez (Clorinda), Elena Pervoz (Tisbe), Arina Alexeeva (Angelina), Nicola Ciancio (Alidoro). Le scene dello spettacolo sono ideate da Scene Davide Signorini, i costumi Nika Campisi e le luci da Gianni Bertoli. I biglietti, dal costo di 5 e 10 euro, sono in vendita sia presso la Biglietteria del Teatro Donizetti aperta dal martedì al sabato dalle 13 alle 20, che sul sito www.teatrodonizetti.it La Cenerentola. Grand Hotel dei sogni

Al Teatro Sociale una domenica in famiglia con “La Cenerentola. Gran Hotel dei sogni”2022-03-03T09:42:10+01:00

“La mia vita raccontata male” con Claudio Bisio

Venerdì 4 e sabato 5 marzo (ore 20.30) il Teatro Donizetti ospita il primo dei tre Eventi Speciali voluti da Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, per celebrare la riapertura dello stesso Teatro dopo i lavori di restauro. Ad inaugurare questa nuova sezione è stato chiamato un attore molto noto di cinema, teatro e televisione: Claudio Bisio, protagonista nell’occasione de La mia vita raccontata male. Regia di Giorgio Gallione. Musiche di Paolo Silvestri. Luci di Aldo Mantovani. Scene e costumi di Guido Fiorato. In scena, accanto a Claudio Bisio, due musicisti, Marco Bianchi e Pietro Guarracino. Produzione Teatro Nazionale di Genova. Durata 1 ora e 20 minuti senza intervallo. Un po’ romanzo di formazione, un po’ biografia divertita e pensosa, un po’ catalogo degli inciampi e dell'allegria del vivere, La mia vita raccontata male ci segnala che, se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata da una scia di scelte, intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli, spesso tragicomici o paradossali. Attingendo dall'enorme e variegato patrimonio letterario di Francesco Piccolo, lo spettacolo si dipana in una eccentrica sequenza di racconti e situazioni che inesorabilmente e bizzarramente costruiscono una vita che si specchia in quella di tutti. Dalla prima fidanzata alle gemelle Kessler, dai mondiali di calcio all'impegno politico, dall'educazione sentimentale alla famiglia o alla paternità, dall'Italia spensierata di ieri a quella sbalestrata di oggi, fino alle scelte professionali e artistiche che inciampano  in Bertolt  Brecht o si intrecciano con Mara Venier, lo spettacolo, montato in un continuo perfido e divertentissimo ping-pong tra vita pubblica e privata, reale e romanzata, racconta "male", in musica e parole, tutto ciò che per scelta o per caso concorre a fare di noi quello che siamo. Perché la vita, sembra dirci questo viaggio agrodolce, forse non è esattamente quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E che spesso non si vive la vita come vuoi tu, ma come vuole lei. Lo spettacolo è perciò anche una indiretta riflessione sull’arte del narrare, su come il tempo modifica e trasfigura gli accadimenti, giocando spesso a idealizzare il passato, cancellando i brutti ricordi e magnificando quelli belli, reinventando così il reale nell’ordine magico del racconto. In questa tessitura variegata e sorprendente si muove Claudio Bisio, accompagnato da due musicisti per costruire una partitura emozionante, spesso profonda ma pure giocosamente superficiale, personale, ideale, civile ed etica. Claudio Bisio e Giorgio Gallione hanno lavorato insieme per la prima volta nello spettacolo Monsieur Malaussène (1997), tratto dall’opera di Daniel Pennac. Nell’ambito dell’esperienza del Teatro dell’Archivolto (che dal 2018 è confluito nel Teatro Nazionale di Genova), è maturato un sodalizio artistico che successivamente ha dato vita agli spettacoli La buona novella (2000), I bambini sono di sinistra di Michele Serra (2003), Grazie di Daniel Pennac (2005), Seta di Alessandro Baricco (2007), Io quella volta lì avevo venticinque anni di Giorgio Gaber e Sandro Luporini (2009), Father and son

“La mia vita raccontata male” con Claudio Bisio2022-02-24T14:40:24+01:00

“Una notte sbagliata” di e con Marco Baliani

Nell’ambito della Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, Marco Baliani porta in scena, giovedì 3 marzo (ore 20.30) al Teatro Sociale, Una notte sbagliata, spettacolo scritto e interpretato dallo stesso attore e drammaturgo molto conosciuto e apprezzato dal pubblico bergamasco. La regia di Una notte sbagliata è di Maria Maglietta. Scene, luci e video di Lucio Diana. Paesaggi sonori di Mirto Baliani. Costumi d Stefania Cempini. Disegni di Marco Baliani. Produzione Marche Teatro. Durata 1 ora e 25 minuti senza intervallo. Al termine dello spettacolo è previsto un incontro dal titolo “Il buio della ragione e la ricerca della giustizia” con lo stesso Marco Baliani e con Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti. Con Una notte sbagliata, dopo il successo di Trincea, Marco Baliani sperimenta un’altra tappa del percorso di quello che lui stesso ama chiamare “teatro di post-narrazione”. Il nuovo spettacolo, che si intreccia con l’autobiografia dell’attore e con una complessa riflessione artistica e umana, si caratterizza come un monologo polifonico nel quale l’autore e interprete indaga la zona oscura della violenza. Una notte sbagliata è la storia di un uomo, Tano, ex paziente psichiatrico, uomo tranquillo che vive con la madre e il cagnolino Uni, che ama portare a spasso fra le strade e il giardinetto della desolata periferia in cui abita - e dei suoi aguzzini, allo stesso tempo difensori dell’ordine e autori di un pestaggio insensato. Il filo narrativo del caso di cronaca si spezza, spostando continuamente il focus della vicenda e moltiplicando i punti di vista. «In questo spettacolo porto in scena il corpo di un essere umano fragile, che in quella notte diventa un capro espiatorio su cui accanirsi», racconta in proposito Marco Baliani, «Entrare e uscire dalle teste e dai corpi dei protagonisti notturni della vicenda è stata la mia gincana d’attore, tra continui cambi percettivi e linguistici, circondato da una rete di rimandi sonori e visivi». «La mia ricerca è oggi rivolta a una narrazione dove il linguaggio orale del racconto non riesce più a dispiegarsi in un andamento lineare, ma si frantuma, produce loop verbali in cui il Tempo oscilla, senza obbligati nessi temporali. In Una notte sbagliata flussi di parole prendono strade divaricanti mentre cercano disperatamente di circoscrivere l’accadimento di quella “notte sbagliata”. Quella manciata di minuti, che tanto durerebbe nel Reale il puro accadere dell’evento, si amplifica e diviene big bang di quell’universo di periferia, si espande nelle teste dei partecipanti all’evento, compreso il cane, risucchiando come un buco nero anche chi non è lì su quel pratone d’erba polverosa, ma vicino ai cuori e alle coscienze di chi sta agendo. Un turbine linguistico sostenuto da un corpo che agisce l’evento in maniera performativa, un corpo che si metamorfizza a mano a mano che l’azione prosegue, con gesti che richiamano le esperienze della body art degli anni Settanta, marchiando il corpo come fosse la tela dove l’Assurdo si mostra pienamente, al di là perfino delle parole». «Penso che oggi la sfida

“Una notte sbagliata” di e con Marco Baliani2022-02-24T14:31:08+01:00

Domenica 27 febbraio Ferzaneide di e con Ferzan Ozpetek al Teatro Donizetti

Mentre sono in corso le rappresentazioni dello spettacolo teatrale tratto dal suo film Mine Vaganti, Ferzan Ozpetek si appresta a calcare il palcoscenico del Teatro Donizetti dove, quale evento straordinario della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti, la sera di domenica 27 febbraio (ore 20.30) il celebre regista porta in scena Ferzaneide, monologo nel corso del quale Ozpetek ripercorre la propria vita e la propria carriera, entrambe non comuni. Lo stesso Ferzan Ozpetek descrive Ferzaneide come «un viaggio sentimentale attraverso il racconto dei miei ricordi, delle suggestioni e delle figure umane che hanno ispirato molti dei miei film. Vorrei parlare alle persone che hanno incontrato il mio cinema, ai molti che hanno letto le pagine dei miei tre romanzi, agli altri ancora che hanno ascoltato le opere liriche delle mie dame straziate d’amore, Aida, Traviata, Butterfly. Questa volta sul palco ci sono io, io solo, ad incontrare il pubblico con il racconto della mia carriera artistica e del mio sentimento per la vita, la mia e quella degli altri. Nell’amore, nell’amicizia, nello stupore, in tutti quei gesti e luoghi illuminati dalla passione». Prosegue il regista: «Negli anni ho sposato molte cause all’insegna del coraggio. Coraggio. Forse in questa parola è racchiuso il senso di quello che dico sera dopo sera. Il coraggio di inseguire i propri sogni. Il coraggio di sfidare i pregiudizi. Il coraggio di essere felici». E conclude: «Negli ultimi due anni di sconcerto e sospensione, ho pensato spesso ai tanti operatori e protagonisti del panorama teatrale, del palcoscenico in generale ma pure del comparto musicale, che vivono più di altri se possibile la sorte avversa dei tempi, il disagio delle loro famiglie, la condizione critica della precarietà materiale di un lavoro a cui si sono sempre prestati con passione ed entusiasmo. Anche per questo insieme al produttore Marco Balsamo ho deciso di impegnarmi in prima persona per lanciare un segnale di ripresa di un settore che ha bisogno di sostegno e soprattutto di fiducia. È la ragione per cui sto portando Ferzaneide in molti teatri del Paese». Ferzan Ozpetek nasce a Istanbul nel 1959. Nel 1976 si trasferisce a Roma, per studiare storia del cinema all'Università "La Sapienza". Debutta alla regia con Il Bagno Turco - Hamam (1997), selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs a Cannes. I film successivi - fra gli altri titoli  Le Fate Ignoranti (2001), La Finestra di Fronte (2003) e Mine Vaganti (2010) - occupano al box office posizioni strabilianti e ottengono premi prestigiosi come David di Donatello, Nastri d'Argento,  Ciak e Globi d'oro . Nel 2008 il MOMA di New York gli dedica una prestigiosa Personale. Nel 2011 dirige la sua prima opera lirica, L'Aida di Giuseppe Verdi, uno strepitoso successo replicato l'anno successivo al Teatro San Carlo di Napoli con la Traviata e nel 2019 con Madama Butterfly. Nel 2017 esce nelle sale Napoli velata e due anni dopo La Dea Fortuna (premi David e Nastro d’argento a Jasmine Trinca come migliore attrice protagonista).  Nel maggio 2019 è alla Biennale d’Arte di Venezia con la video installazione Venetika e a gennaio 2020 dirige l’adattamento

Domenica 27 febbraio Ferzaneide di e con Ferzan Ozpetek al Teatro Donizetti2022-02-22T09:50:47+01:00

Aperte le candidature per la seconda edizione della Bottega Donizetti destinata ai giovani cantanti

l laboratorio di perfezionamento a cura del basso Alex Esposito, avrà fra i docenti Carmela Remigio, Giulio Zappa, Francesco Micheli e Riccardo Frizza Gli allievi riceveranno una borsa di studio grazie al sostegno dei Rotary Club Orobici e saranno scritturati per i ruoli della produzione L’aio nell’imbarazzo del festival Donizetti Opera Domande di partecipazione entro il 31 marzo 2022 Selezione il 12 giugno 2022 Pubblicato il bando di ammissione alla “Bottega Donizetti”, laboratorio di perfezionamento per giovani cantanti affidato al basso Alex Esposito, la cui seconda edizione si terrà a Bergamo dal 20 agosto al 2 settembre e poi durante il periodo di produzione, fra ottobre e novembre, del melodramma giocoso L’aio nell’imbarazzo, uno dei titoli del festival Donizetti Opera 2022 del quale gli allievi saranno interpreti. La Bottega Donizetti è un ulteriore sviluppo di uno degli obiettivi della Donizetti Revolution – messa in atto da Francesco Micheli (direttore artistico del festival Donizetti Opera dal 2015) – ovvero la formazione di giovani interpreti del repertorio donizettiano: un progetto che ha già mostrato ottimi risultati nella prima edizione con l’opera show C’erano una volta due bergamaschi…spettacolo inaugurale del festival 2021 cui hanno partecipato i sei allievi, selezionati su oltre 200 domande pervenute da tutto il mondo. Frequentando la “Bottega Donizetti”, gli allievi selezionati potranno approfondire le tematiche vocali e drammaturgiche connesse alla produzione operistica donizettiana. Ai giovani cantanti sarà offerta l’opportunità di consolidare e perfezionare – sotto la guida di Esposito e di altri artisti di livello internazionale – i diversi aspetti legati al repertorio belcantistico, con particolare riferimento alla lezione di Donizetti che esigeva dai suoi interpreti elevate capacità tanto vocali quanto teatrali. Avendo come oggetto la messa in scena dell’opera L’aio nell’imbarazzo, il laboratorio offrirà agli allievi la possibilità di confrontarsi con il palcoscenico. La partecipazione alla “Bottega Donizetti” è totalmente gratuita e si possono candidare i nati a partire dal 1° gennaio 1990. La domanda va presentata entro le ore 12 di giovedì 31 marzo 2022; dopo una pre-selezione dei materiali inviati con la domanda di ammissione, il 12 giugno a Bergamo avranno luogo le audizioni. Gli allievi selezionati riceveranno una borsa di studio di duemila euro ciascuno per sostenere le spese di viaggio, vitto e alloggio grazie anche al sostegno per il secondo anno dei Rotary Club Orobici, oltre alla scrittura per un ruolo della nuova produzione del Donizetti Opera 2022 L’aio nell’imbarazzo. Il bando con tutti i dettagli e la domanda di iscrizione sono disponibili su: https://www.donizetti.org/it/bottega-donizetti/ La Bottega Donizetti, patrocinata dal Conservatorio “Gaetano Donizetti” di Bergamo, punta a fornire ai partecipanti molteplici strumenti tecnici, stilistici, critico-interpretativi per un’appropriata conoscenza della vocalità donizettiana e belcantistica. Lo studio si articolerà nei seguenti moduli: tecnica vocale; studio dello spartito; interpretazione del repertorio operistico donizettiano; tecniche dell’espressione corporea e approfondimento del personaggio. Fra i docenti, oltre ad Alex Esposito e Francesco Micheli (direttore artistico del festival Donizetti Opera), anche Riccardo Frizza (direttore musicale del festival Donizetti Opera), Paolo Fabbri (direttore scientifico del festival Donizetti Opera), il soprano Carmela Remigio, il maestro accompagnatore Giulio Zappa,

Aperte le candidature per la seconda edizione della Bottega Donizetti destinata ai giovani cantanti2022-02-23T11:34:19+01:00

La prosa torna dal 22 al 27 febbraio: una settimana nel segno di Ferzan Ozpetek con “Mine Vaganti” e “Ferzaneide”

Per la Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti - che con Se non posso ballare…non è la mia rivoluzione di Lella Costa ha totalizzato 5.704 presenze, superando i precedenti spettacoli in cartellone - quella che va da martedì 22 a domenica 27 febbraio è una settimana nel segno di Ferzan Ozpetek. Il nome del celebre regista cinematografico figura infatti come autore e regista della trasposizione teatrale dell’omonimo film Mine Vaganti (al Teatro Donizetti ore 20.30; domenica ore 15.30) e poi, in una serata straordinaria (domenica 27 alle ore 20.30, sempre al Donizetti), anche come interprete di Ferzaneide, monologo nel corso del quale Ozpetek ripercorre la propria vita e carriera attraverso ricordi, suggestioni delle figure umane che hanno ispirato molti dei suoi film. Prima regia teatrale di Ferzan Ozpetek, Mine Vaganti rivive sul palcoscenico dopo che il film, uscito nel 2010, si è aggiudicato una lunga serie di premi: 2 David Di Donatello 5 Nastri D’Argento 4 Globi D’Oro, Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York, Ciak D’Oro come Miglior Film. Le vicende della famiglia presa a simbolo dei luoghi comuni radicati nella società italiana, sono ora interpretati da un nutrito cast attoriale con Francesco Pannofino, nei panni di Vincenzo Cantone (padre di Tommaso e Antonio), Iaia Forte, sua moglie Stefania, Erasmo Genzini (Tommaso Cantone, fratello minore di Antonio), Carmine Recano (Antonio Cantone), Simona Marchini, la nonna (madre di Vincenzo). E con: Roberta Astuti (Alba Brunetti, socia di Tommaso), Sarah Falanga (zia Luciana, sorella di Vincenzo), Mimma lovoi (Teresa, cameriera di casa Cantone), Francesco Maggi (Andrea, amico di Tommaso), Luca Pantini (Marco, compagno di Tommaso) e Edoardo Purgatori (Davide, amico di Tommaso). Scene di Luigi Ferrigno. Costumi di Alessandro Lai. Luci di Pasquale Mari. Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana. Durata: 2 ore incluso intervallo. Come trasportare sul palcoscenico i sentimenti, i momenti malinconici, le risate? Questa è stata la prima domanda che Ferzan Ozpetek si è posto nell’immaginare, non senza un pizzico di apprensione, la versione teatrale di Mine Vaganti. «La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale», racconta il regista nativo di Istambul. «Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola. Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente umorismo. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento. L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare

La prosa torna dal 22 al 27 febbraio: una settimana nel segno di Ferzan Ozpetek con “Mine Vaganti” e “Ferzaneide”2022-02-15T12:47:19+01:00
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