Main partner

Comunicazione

Circa Silvia Aristolao

Questo autore non ha riempito alcun dettaglio.
Finora Silvia Aristolao ha creato 199 post nel blog.

Il 21 aprile doppia recita de “La locandiera” con Tindaro Granata

La Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti si avvia alla conclusione: nel precedere l’appuntamento finale del 26 maggio, con la nuova produzione di Anagoor Ecloga XI, va in scena giovedì 21 aprile al Teatro Sociale di Città Alta (ore 10:30, matinée per le scuole ma anche aperta al pubblico, e ore 20:30) La locandiera di Carlo Goldoni, nell’adattamento di Angela Dematté e Tindaro Granata, tra i più interessanti esponenti dell’attuale scena teatrale italiana, con la regia di Andrea Chiodi. Con, in ordine alfabetico: Ugo Fiore, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Fabio Marchisio, Francesca Porrini. Scene e costumi di Margherita Baldoni. Disegno luci di Marco Grisa, Musiche di Daniele D’Angelo. Realizzazione costumi Maria Barbara de Marco. Produzione Proxima Res. Durata 1 ora e 40 minuti senza intervallo. La locandiera è una commedia tra le più note di Carlo Goldoni, che il celebre commediografo veneziano scrisse nel 1750 e di cui Tindaro Granata offre una rivisitazione ricca di invenzioni e sorprese: i cinque attori giocano a essere tutti i personaggi della commedia goldoniana, sottolineando il momento in cui si lascia la maschera della commedia dell'arte e l'attore comincia a lavorare sul personaggio. Lo spettacolo è fatto di più facce, quella sfavillante, quasi da varietà, e quella più buia e nascosta, senza luci della ribalta, ma più intima e vera. «Firenze, luogo della sciacquatura in Arno Manzoniana ma anche Goldoniana: questo il luogo in cui agiscono le figure di una apparente spensierata commedia amorosa in cui però il non detto, il non desiderato, il non voluto diventano parole schiette, desideri e voglie, il tutto in lingua italiana che danno a questa commedia Goldoniana un carattere universale e squisitamente moderno», annota il regista Andrea Chiodi, «Partendo dai Memoires Goldoniani in cui lo stesso Goldoni afferma di essere partito da bambino giocando con delle piccole poupettes a costruire i suoi testi e a pensare che non bastava più un canovaccio ma era necessario un testo, ho immaginato che gli attori potessero proprio interagire con questo mondo dell’infanzia di Goldoni e dialogare di volta in volta con delle piccole bambole che rappresentino in modo efficace i rapporti tra i personaggi e la straordinaria macchina teatrale che è La locandiera. Una locandiera che agisce tutta intorno ad un grande tavolo, tavolo da gioco e tavolo da pranzo, così chiaro il che cosa avviene sopra e meno chiaro che cosa avviene sotto, una locandiera che è sicuramente la rappresentazione del Don Giovanni letterario ma al femminile, con i personaggi che appaiono e scompaiono tra una moltitudine di costumi del repertorio del teatro di Goldoni. Un gioco, insomma, che coinvolge i protagonisti nel mondo caro a Goldoni, dalle maschere che se ne vanno, ai costumi del repertorio fino alle sue amate poupettes dell’infanzia». La storia de La locandiera si incentra sulle vicende di Mirandolina, astuta donna che gestisce a Firenze una locanda ereditata dal padre. Mirandolina viene costantemente corteggiata dagli uomini che frequentano la locanda, dal marchese di Forlipopoli, aristocratico decaduto e dal conte d'Albafiorita, un mercante che, arricchitosi,

Il 21 aprile doppia recita de “La locandiera” con Tindaro Granata2022-04-13T16:55:45+02:00

Eventi Speciali della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti: “Una piccola odissea” di e con Andrea Pennacchi

È Andrea Pennacchi il prossimo protagonista degli Eventi Speciali della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti: l’attore e scrittore veneto porterà sul palcoscenico del Teatro Donizetti venerdì 8 aprile (ore 20.30) il monologo Una piccola odissea (la replica del 9 aprile, precedentemente annunciata, è stata annullata). Insieme ad Andrea Pennacchi saranno in scena tre musicisti: Giorgio Gobbo (chitarra e voce), autore delle musiche, Annamaria Moro (violoncello) e Gianluca Segato (lap steel guitar). Produzione Teatro Boxer. Durata 1 ora e 15 minuti senza intervallo. Lo spettacolo è una personale rilettura dell’Odissea di Omero in cui si intrecciano storia, mitologia classica degli eroi e memorie dell’autore: Pennacchi parte dal testo originale trovando analogie con la propria vita, con ricordi di famiglia, anche dolorosi, scavando così nell’animo umano, nel proprio animo. «Sono venuto in possesso di una copia dell’Odissea abbastanza presto: quand’ero alle medie, mio padre gestiva lo stand libri alla festa dell’Unità del mio quartiere, mentre mia mamma regnava incontrastata sulle fumanti cucine», racconta Andrea Pennacchi, «La pioggia aveva danneggiato una versione in prosa della Garzanti, e mio papà me la regalò. Non c’era differenza, per me, tra Tolkien e Omero, era una grande storia, anzi una storia di storie, in cui non faticavo a riconoscere le persone che amavo: mio padre che torna dal campo di concentramento, mia madre che aspetta, difendendosi dagli invasori, i lutti, la gioia. E ho sempre desiderato raccontarla». «L’Odissea è stata definita: “un racconto di racconti”, una maestosa cattedrale di racconti e raccontatori, attraversata da rimandi ad altre storie, miti, in una fitta rete atta a catturare il lettore. Proprio il suo essere costruita mirabilmente per la lettura, però, la rende difficile da raccontare a teatro, ricca com’è», continua l’attore padovano, «Abbiamo pensato di restituirne il sapore di racconto orale proponendone una versione a più voci, che dia il giusto peso anche alla ricca componente femminile e al ritorno vero e proprio. Pochi si ricordano, infatti, che gran parte della storia si svolge nell’arco di pochi giorni, tra la partenza di Odisseo da Ogigia e il suo trionfo contro i proci e il ricongiungimento con moglie, figlio e padre. Il resto della storia, la parte più conosciuta, è raccontata, da aèdi, dai suoi vecchi compagni, da Telemaco e Penelope, e da Odisseo stesso. Partiamo dalla capanna dei racconti, quella capanna del chiaro Eumeo, principe e guardiano di porci, in cui inizia la vera e propria riconquista di Itaca da parte di Odisseo. Così vicina alla mia infanzia, nucleo rovente da cui nacque il mio amore per il racconto». Il viaggio di Andrea Pennacchi nel mondo del teatro è iniziato nei primi anni Novanta, col Teatro Popolare di Ricerca di Padova. Come attore si è formato seguendo maestri come Eimuntas Nekrosius, Carlos Alsina, Cesar Brie, Laura Curino e Gigi Dall’aglio. Ha composto Eroi, finalista al Premio Off del Teatro Stabile del Veneto, con il supporto di Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini. Son seguiti, nella trilogia della guerra, Trincee: risveglio di primavera e Mio padre: appunti sulla guerra civile.

Eventi Speciali della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti: “Una piccola odissea” di e con Andrea Pennacchi2022-04-04T12:59:02+02:00

Corsi di Illuminotecnica, Fonica e Scenotecnica: al via le selezioni

Partito in autunno il Progetto Young per attori e drammaturghi, questi ultimi impegnati in questi giorni nei laboratori con Laura Curino, stanno per iniziare i corsi della Fondazione Teatro Donizetti per la formazione di scenotecnici, illuminotecnici e fonici, il cui bando di selezione è già disponibile sul sito della stessa Fondazione. «Questi corsi, insieme a quelli attoriali e di drammaturgia, rappresentano una parte fondamentale della nostra attività, andando ad integrarsi con tutte le proposte di spettacolo al Teatro Donizetti e al Teatro Sociale», specifica Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, «Ne costituiscono la parte formativa e sono per noi importanti perché sentiamo il dovere di dare la possibilità ai giovani di conoscere le professioni del teatro e di poter avvicinarsi a questo mondo per poi magari in futuro poterne far parte. Personalmente sono grata a tutti coloro che rendono possibile questo progetto mettendo in gioco la propria professionalità e manifestando un’attenzione educativa». Obiettivo dei corsi, rivolti a giovani di età maggiore o uguale a 16 anni, è offrire l’opportunità di avere un primo contatto diretto, teorico, ma soprattutto pratico, con la professione del tecnico teatrale, fornendo una serie di elementi e strumenti preliminari di base, propedeutici a un primo approccio al mondo dello spettacolo. I corsi saranno tenuti dal personale tecnico della Fondazione Teatro Donizetti - Carlo Micheletti, responsabile tecnico, Alessandro Andreoli, capo elettricista e light designer, Cristian Tasca, fonico, Marco Filetti e Pierantonio Bragagnolo, macchinisti - con il supporto di Sergio De Giorgi e Giulia Breno dell’Ufficio Allestimenti Scenici. A seguito di un primo incontro collettivo, durante il quale, anche mediante una specifica dispensa, saranno offerte conoscenze di base sulla terminologia degli spazi teatrali con una breve introduzione alla storia del teatro, i partecipanti si suddivideranno secondo i tre ambiti tematici, affrontati alla luce delle specificità tecniche del Teatro Donizetti. «Il nostro è un teatro che segue una linea che combina attrezzature e metodologie tecnologicamente avanzate con quella che è la tradizione dello stesso Teatro Donizetti, che mantiene una concezione scenotecnica all’italiana dove la manualità gioca un ruolo importantissimo», racconta Sergio De Giorgi, Responsabile dell’Ufficio Allestimenti Scenici, «Oggi in molti teatri si tende a far uso della tecnologia più sofisticata, mentre noi continuiamo a rifarci  alla tradizione, forti della natura storica di un teatro ottocentesco che ha conservato le sue funzionalità. Portiamo quindi avanti un discorso di conservazione della memoria storica, perché secondo noi non esiste una consapevolezza del presente senza una conoscenza storica del percorso teatrale, anche sotto il profilo tecnico». Per partecipare ai corsi, i candidati dovranno inviare il proprio curriculum vitae contenente eventuali esperienze pregresse e gli studi fatti e una lettera motivazionale al seguente indirizzo email:  comunicazione@fondazioneteatrodonizetti.org. Le candidature dovranno pervenire entro e non oltre mercoledì 13 aprile 2022, ore 12.00, indicando anche il o i corsi ai quali si intende partecipare. A seguito della selezione sulla base dei documenti e delle lettere inviati, martedì 19 aprile 2022 sarà reso noto l’esito del bando. Il corso

Corsi di Illuminotecnica, Fonica e Scenotecnica: al via le selezioni2022-04-04T15:26:21+02:00

Bergamo abbraccia il Balletto Classico dell’Ucraina: al Teatro Donizetti “Giselle”

Il Balletto Classico dell’Ucraina arriverà a Bergamo, al Teatro Donizetti, per una rappresentazione di Giselle su musica di Adolphe Adam sabato 23 aprile alle ore 20.30, ospite della Fondazione Teatro Donizetti che ha raccolto prontamente l’appello della compagnia ucraina, lanciato il 13 marzo al termine della tournée che stava compiendo in Francia: “la danza è per la pace, non per la guerra”. Gli artisti del Balletto Classico dell’Ucraina si sono trovati infatti nell’impossibilità di tornare in patria a causa della drammatica situazione del Paese e hanno chiesto ai maggiori teatri europei di aiutarli a continuare a lavorare in queste settimane. La disponibilità di accogliere la compagnia ucraina per alcune serate sta crescendo di giorno in giorno e, al momento, in Italia si esibiranno a Ferrara, Firenze, Livorno, Trieste e appunto Bergamo. Al nucleo originale del Kiev City Ballet nel frattempo si sono uniti anche alcuni danzatori dei teatri di Odessa, Kharkiv e Leopoli per un totale di una cinquantina di elementi che formano oggi il Balletto Classico dell’Ucraina. Protagonisti di Giselle al Teatro Donizetti, uno dei grandi classici del balletto romantico sulle punte, due étoile dell’Opera Nazionale dell’Ucraina, Olga Golitsya come Giselle e Jan Vana come Albert; la coreografia è di Leonid Lavrovsky da Perrot, Coralli e Petipa; le scene sono Evgeny Gurenko e i costumi di Vera Poliudova. I biglietti (da 12 a 38 euro) sono disponibili presso la biglietteria del teatro Donizetti oppure online. «Abbiamo voluto aderire con spirito solidale alla proposta del Balletto Classico dell’Ucraina – dichiara Massimo Boffelli, direttore generale della Fondazione Teatro Donizetti – di ospitare una rappresentazione di Giselle al Teatro Donizetti di Bergamo, vista l’impossibilità da parte della compagnia di tornare in patria. È per noi l’occasione per dare un contributo a sostegno degli artisti ucraini e per ospitare un classico del balletto a tutti gli appassionati. Riteniamo che attraverso questo gesto si possa concretamente manifestare solidarietà nei confronti di un popolo sofferente per la guerra, ribadendo la fratellanza che accomuna il mondo teatrale. Come ulteriore gesto di solidarietà, unitamente alla Fondazione della Comunità bergamasca, in occasione di questo appuntamento raccoglieremo fondi per i profughi». La serata infatti sarà una nuova occasione per sostenere la campagna di raccolta fondi promossa dalla Fondazione della Comunità Bergamasca, insieme a Caritas Bergamasca e L’Eco di Bergamo, per l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. «La comunità bergamasca – afferma Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca – sta dimostrando, giorno dopo giorno, la sua straordinaria capacità di accoglienza e la sua generosità. È davvero un onore rappresentarla attraverso la nostra Fondazione, impegnata in prima linea nella raccolta fondi per assicurare l’accoglienza e un’adeguata integrazione. La scelta della Fondazione Teatro Donizetti è segno concreto di quella ‘cultura che cura’, che caratterizza il nostro essere Capitale Italiana della Cultura 2023 insieme alla città di Brescia. ‘Cultura che cura’ la ‘ferita’ inferta dalla guerra agli artisti del Balletto Classico dell’Ucraina che non possono rientrare nella loro terra, costretti a rimanere lontani dalle loro case minacciate delle bombe. Qui è il teatro, luogo di bellezza, arte e vita, che accoglie e protegge

Bergamo abbraccia il Balletto Classico dell’Ucraina: al Teatro Donizetti “Giselle”2022-04-04T17:03:09+02:00

“Happy Hour” di Cristian Ceresoli per Altri Percorsi

Dopo la trasferta nel principale teatro cittadino con l’emozionante La Gioia di Pippo Delbono, la Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti torna nella sua sede abituale, il Teatro Sociale di Città Alta, dove giovedì 7 aprile (ore 20.30) va in scena Happy Hour, spettacolo scritto dal bergamasco Cristian Ceresoli e interpretato da Silvia Gallerano e Stefano Cenci. Regia di Simon Boberg. Sonorizzazione di Stefano Piro. La canzone “Caracal” è della dj islandese Blue Cat. Co-produzione Italia/Regno Unito/Danimarca Produzioni Fuorivia (Torino), Frida Kahlo Productions (Milano), Teatro Metastasio (Prato) e Teater Grob (Copenaghen), con Il Funaro (Pistoia), Carrozzerie N.O.T (Roma) e Richard Jordan Productions (Londra), con Il supporto di Spin Time Labs (Roma). Durata 1 ora e 20 minuti senza intervallo. Dopo aver vinto numerosi premi e registrato un grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo con La Merda (dall’Europa al Brasile, dall’Australia al Nord America), tuttora in tour a sei anni di distanza dal suo debutto, Cristian Ceresoli presenta una sua nuova scrittura, lisergica e rock, intitolata Happy Hour, composta a partire dal 2007, come fosse il secondo frammento di uno stesso paesaggio, come se queste due opere illuminassero parti dello stesso dipinto. In Happy Hour lo scrittore scopre un nuovo mondo, al presente, dove si afferma (e vince) un’efficacissima forma di allegro totalitarismo. Silvia Gallerano, già osannata interprete de La Merda, incarna la piccola Ado, una ragazzina affamata d’amore, mentre Stefano Cenci, interprete unico e potente, è suo fratello Kerfuffle. La regia è affidata al danese Simon Boberg, regista di fama internazionale, già direttore della produzione teatrale e televisiva di Lort (La Merda) in Danimarca. Come La Merda ha rotto gli schemi aldilà dei generi (opera di poesia, rock, sofisticata e immediata a un tempo, letteratura, teatro o performance, accolta da luoghi e spazi diversi, grandi città e province e tutto esaurito da anni), allo stesso modo Happy Hour tenta di manifestarsi con una sua originalità: partitura letteraria per due corpi, prova d’attore oltre i limiti, opera d’arte dal vivo. Una tragedia molto moderna in cui ridere fino ad ammazzarsi e piangere, come bestie da macello. Un poema di tendenza al travolgente ritmo di un happy hour ininterrotto e quotidiano, in un delirante rinnovamento della lingua, attraversato da un’umanità che gode della vita, veste ghepardato e è disposta a tutto per difendere il proprio entusiasmo. Cristian Ceresoli è nato a Bergamo nel 1975. La sua scrittura d’esordio è La Merda (2012). Lo “straordinario, brutale, disturbante e umano” (The Times) testo sulla condizione umana gli è valso il Fringe First Award for Writing Excellence (primo scrittore italiano), l’Arches Brick Award for Emerging Art e una nomination ai Total Theatre Award for Innovation al Fringe Festival di Edimburgo del 2012. In Italia, tra gli altri, il Premio della Critica. La Merda, originariamente scritta in italiano, è tradotta, pubblicata o messa in scena in numerose altre lingue. La produzione originale, interpretata in inglese o in italiano dal Premio The Stage Silvia Gallerano, ha registrato un grande successo di

“Happy Hour” di Cristian Ceresoli per Altri Percorsi2022-03-30T10:31:34+02:00

Il festival Donizetti Opera 2022

È tutto pronto per l’ottava edizione del Donizetti Opera, festival internazionale dedicato al compositore bergamasco, organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti presieduta da Giorgio Berta con la direzione generale di Massimo Boffelli, la direzione artistica di Francesco Micheli e quella musicale di Riccardo Frizza, che si svolgerà a Bergamo “Città di Gaetano Donizetti” dal 17 novembre al 4 dicembre 2022. La presentazione del programma del Festival si è svolta nella Torre Allianz di Milano, come già per l’edizione 2021: il gruppo assicurativo è infatti Main Partner e Membro Benemerito della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo dal novembre 2020, per una partnership di durata quinquennale. «Oggi presentiamo l'ottava edizione del Donizetti Opera – dichiara il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori – un progetto giovane, cresciuto molto velocemente grazie alla proposta artistica che ha generato una sempre maggiore considerazione del pubblico sia di Bergamo che internazionale. Abbiamo usato il Donizetti Opera come chiave per aprire Bergamo al mondo: la maggior parte del pubblico e della critica specialistica viene dall'estero e grazie a Donizetti si parla della nostra città su tutti i giornali internazionali. In questi anni abbiamo inoltre imparato che siamo custodi dell'eredità di Gaetano Donizetti che non è solo un tesoro storico, ma è soprattutto un bene contemporaneo da far conoscere al pubblico di oggi, in special modo ai giovani, verso i quali il festival ha sempre avuto una grande attenzione, quest'anno in particolare: il tema che unisce le quattro produzioni del DO2022 li riguarda da vicino ed è a loro che dedichiamo questo festival, ai giovani di Bergamo e ai giovani di tutto il mondo che, dopo due anni di pandemia oggi si confrontano anche con la paura della guerra» Una nuova edizione del festival Donizetti Opera – già vincitore dell’“Oper! Award” come miglior festival europeo per la critica tedesca – che indaga attraverso le diverse produzioni le varianti del “contrasto generazionale”. Il programma si articola in una nuova creazione, tre titoli operistici donizettiani e una serie di appuntamenti concertistici e attività collaterali che verranno resi noti nei prossimi mesi: serata inaugurale (17 e 24 novembre, 1 dicembre) con LU OpeRave, nuova creazione ispirata alla musica e alla più celebre delle opere donizettiane che debutterà in una sede alternativa ai teatri ma fortemente evocativa che attualmente rimane segreta, quindi al Teatro Donizetti andranno in scena La favorite (18 e 27 novembre, 3 dicembre) e L’aio nell’imbarazzo(20 e 26 novembre, 2 dicembre); al Teatro Sociale invece Chiara e Serafina (19 e 25 novembre, 4 dicembre). “Largo ai giovani” potrebbe essere il motto dell'intero programma, visto che il rapporto fra genitori e figli, tra adulti e giovani, è al centro della drammaturgia così come quello tra fra maestri e allievi, veterani e esordienti caratterizza le produzioni. «Il festival 2021 è stato il primo grande appuntamento a piena capienza al Teatro Donizetti dopo i restauri – ha sottolineato il presidente della Fondazione Giorgio Berta – un momento direi fondamentale per la nostra città e per tutti noi, accompagnato dall’entusiasmo e dai complimenti non solo del pubblico degli appassionati donizettiani ma soprattutto dei 250 delegati di Opera Europa, professionisti del settore arrivati a Bergamo per

Il festival Donizetti Opera 20222022-03-29T15:13:39+02:00

Rinviato a maggio “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”

La Fondazione Teatro Donizetti comunica che, a causa di alcuni casi di positività al Covid 19 riscontrati nelle ultime ore tra i componenti della compagnia, lo spettacolo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, previsto dal 29 marzo al 3 aprile, viene posticipato. Lo spettacolo, una coproduzione Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Torino tratta dall’omonimo romanzo di successo di Mark Haddon, ultimo titolo della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti, sarà recuperato nelle seguenti date:  sabato 7, domenica 8, lunedì 9, martedì 10, giovedì 12, venerdì 13 maggio Nel recupero dello spettacolo, informiamo gli abbonati e tutti gli spettatori che, a causa dell’indisponibilità di alcuni attori per la data di mercoledì 11 maggio, il turno del mercoledì è anticipato a lunedì 9 maggio. Gli altri turni rimangono invariati. Di seguito la nuova suddivisione dei turni di abbonamento per l’ultimo spettacolo della Stagione di Prosa: Sabato 7 maggio ore 20:30: turno del sabato Domenica 8 maggio ore 15:30: turno della domenica Lunedì 9 maggio ore 20:30: turno del mercoledì Martedì 10 maggio ore 20:30: turno del martedì Giovedì 12 maggio ore 20:30: turno del giovedì Venerdì 13 maggio ore 20:30: turno del venerdì Abbonamenti e biglietti rimangono validi per le nuove date. Per maggiori informazioni potete contattare: Biglietteria della Fondazione Teatro Donizetti Piazza Cavour, 15 - Bergamo Tel. 035.4160 601/602/603 E-mail biglietteria@fondazioneteatrodonizetti.org Apertura al pubblico: da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (festivi esclusi)

Rinviato a maggio “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”2022-03-31T12:50:06+02:00

“Al cavallino bianco”: l’ultimo titolo di Operetta al Donizetti

Dopo i successi di Una notte a Venezia e de La vedova allegra, la Stagione di Operetta della Fondazione Teatro Donizetti si conclude domenica 27 marzo (ore 15.30) con un altro titolo molto amato dagli appassionati del genere operettistico: Al cavallino bianco. A portarlo sul palcoscenico del Teatro Donizetti la compagnia Teatro Musica Novecento. Regia di Alessandro Brachetti, con musiche eseguite dal vivo dall’orchestra “Cantieri d’Arte” diretta da Stefano Giaroli. Corpo di ballo Novecento, con coreografie di Salvatore Loritto. Scene e costumi di Artemio Cabassi realizzati da Arte Scenica Reggio Emilia. Personaggi e interpreti: Leopoldo (Antonio Colamorea), Sigismondo Cogoli (Alessandro Brachetti), Gioseffa (Susie Georgiadis), Petronio Bottazzi (Fulvio Massa), Claretta Hinzelmann (Silvia Felisetti), Piergiorgio Bellati (Domingo Stasi), Ottilia Bottazzi (Elena Rapita), Prof. Hinzelmann (Marco Falsetti). Produzione Teatro Musica Novecento. Durata 2 ore e 15 minuti compreso intervallo. Al Cavallino Bianco è, dopo La Vedova Allegra, la seconda operetta in Europa per popolarità e notorietà. Basti il fatto che, senza risalire alle numerosissime sue ricomparse sulle scene fra le due guerre, il brillante spettacolo è ancora oggi rappresentato nei più importanti teatri d'Europa. Come tutti i grandi successi teatrali, anche quello de Al Cavallino Bianco ha la sua piccola storia, legata in gran parte alla curiosa singolarità che la sua musica, pur firmata generalmente da Ralph Benatzky, è in realtà dovuta a ben cinque compositori. Ed è questa particolarità che la rende così fresca, varia e gioiosa. La sua genesi è dunque singolare: intorno al 1930 stava suscitando ondate di ilarità sulle scene tedesche una spiritosa commedia nella quale si faceva un'allegra satira delle villeggiature presso i laghi d'alta montagna. Fu la schietta comicità della vicenda che suggerì a due esperti uomini di teatro berlinesi, Erich Charell e Hans Müller, di trarre spunto per una spassosa commedia musicale: una operetta-rivista, anello di congiunzione fra operetta e musical. Il 10 novembre 1930, recensendo la prima mondiale de Al Cavallino Bianco, il Berliner Tageblatt scrisse: «Questa operetta è un abbonamento per la felicità, un uomo non può pretendere di più». Questo è anche lo spirito dell’allestimento della Compagnia Teatro Musica Novecento, con una drammaturgia ricca e spumeggiante, con i personaggi ben caratterizzati nella loro peculiare simpatia. L’operetta è ambientata in un famoso Hotel di una ridente località presso il lago di San Wolfango, nella Regione austriaca del Salzkammergut, “Al Cavallino Bianco”. Leopoldo, primo cameriere dell’hotel, ama, non corrisposto, la bella proprietaria Gioseffa. Lei è invece affascinata da un cliente italiano, l’avvocato Giorgio Bellati che, a sua volta, è innamorato di Ottilia, figlia del ricco industriale bolognese Petronio Bottazzi. Ottilia e Zanetto sono in vacanza nel Salzkammergut anche perché il padre vuole distrarsi dai problemi che gli provoca una causa pendente con un certo Cogoli, industriale di Ferrara. Gioseffa, esasperata dalla corte di Leopoldo, lo licenzia. Nel frattempo, Cogoli manda al "Cavallino" suo figlio Sigismondo con la speranza che egli seduca Ottilia, in modo da porre fine alla vertenza con Bottazzi; Sigismondo invece confonde Ottilia con un’altra ospite, Claretta, una ragazza poverissima con buffi difetti

“Al cavallino bianco”: l’ultimo titolo di Operetta al Donizetti2022-03-16T12:31:23+01:00

Bergamo Jazz 2022: grande successo per la 43° edizione di uno dei festival jazz più amati d’Italia

Bergamo Jazz è uno dei festival dedicati alla musica afroamericana più amati d’Italia. Lo dicono, innanzitutto, i numeri: in soli quattro giorni hanno assistito ai concerti a pagamento 5.000 spettatori (di cui 549 abbonati alle tre serate al Teatro Donizetti), ai quali si sono aggiunti i 500 della sezione “Scintille di Jazz” e i 600 ragazzi che hanno partecipato in presenza agli incontri con le scuole organizzati in collaborazione con il CDpM (circa 700 sono gli alunni che hanno seguito gli incontri a distanza sulla piattaforma Zoom). Bergamo Jazz è da sempre un festival internazionale nella sua articolata proposta artistica ma sempre di più anche nel pubblico: oltre che da tutta Italia (anche dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Sardegna) sono infatti giunti a Bergamo per il festival jazz appassionati dall’Australia, dall’Argentina, dagli Stati Uniti, da Israele, Germania, Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Grecia. «Siamo molto contenti dei risultati che abbiamo ottenuto con Bergamo Jazz», commenta Massimo Boffelli, Direttore Generale della Fondazione Teatro Donizetti, «Un successo niente affatto scontato, vista la situazione pandemica non ancora del tutto risolta, che continua a condizionare le attività di spettacolo in molte parti d’Italia, e le preoccupazioni derivanti dalla guerra nel cuore dell’Europa. E per questo motivo ancora più importante e confortante. Un successo il cui merito va a tutta la squadra della nostra Fondazione e alla Direttrice Artistica Maria Pia De Vito, che l’ultima sera ci ha regalato una straordinaria sorpresa unendosi al pianista Gonzalo Rubalcaba e a Aymée Nuviola: a detta di molti, me compreso, il momento più emozionante di tutto il Festival». Anche per Maria Pia De Vito la soddisfazione è grande: «Ringrazio la Fondazione Teatro Donizetti, lo staff di Bergamo Jazz e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del Festival. Un ringraziamento speciale va al pubblico che ha manifestato apprezzamento per tutti gli artisti, riservandomi un affetto che mi è entrato nel cuore». Tra i numerosi giornalisti accreditati a Bergamo Jazz 2022 c’era lo statunitense Ted Panken, inviato di Down Beat, la più prestigiosa testata di jazz nel mondo: «Conosco bene e apprezzo da molti anni il lavoro di Maria Pia De Vito come cantante e il suo programma allestito per Bergamo Jazz mi ha incuriosito per la sua varietà, al punto da indurmi a venire a Bergamo per assistere al Festival. Ho potuto così scoprire una città molto accogliente, ricca di storia, e molto vivace». Da lontano è venuto anche Arnold Isaac, ventiquattrenne di Sydney, giovane chitarrista e grande estimatore del norvegese Jakob Bro: «Ho scoperto dal suo sito che Jakob Bro avrebbe suonato a Bergamo: ho poi trovato molto interessante nel suo insieme il programma del festival e, non solo mi sono abbonato, ma ho ascoltato anche tutti gli altri concerti sparsi per la città. Una città bellissima: tornerò!» Non rimane, quindi, che dare appuntamento a lui e a tutto il pubblico di Bergamo Jazz all’edizione 2023, in programma dal 23 al 26 marzo.

Bergamo Jazz 2022: grande successo per la 43° edizione di uno dei festival jazz più amati d’Italia2022-03-22T13:16:21+01:00

Al Teatro Donizetti “La Gioia” della Compagnia di Pippo Delbono

Prosegue la Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti: giovedì 24 e venerdì 25 marzo (ore 20.30) è in programma al Teatro Donizetti La Gioia della Compagnia Pippo Delbono,  spettacolo ideato da Pippo Delbono che vedrà in scena, oltre allo stesso autore: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella, con la voce di Bobò. Composizione floreale di Thierry Boutemy. Musiche di Pippo Delbono, Antoine Bataille, Nicola Toscano e autori vari. Luci di Orlando Bolognesi. Costumi di Elena Giampaoli. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione- Teatro Nazionale; coproduzione Théâtre de Liège, Le Manège Maubeuge - Scène Nationale. Durata 1 ora e 20minuti senza intervallo. L’incontro con Pippo Delbono, inizialmente previsto per il pomeriggio di venerdì 25 marzo, non avrà luogo. La gioia è uno spettacolo sul sentimento più bello e misterioso, frutto di una circostanza unica e di un viaggio attraverso i sentimenti più estremi come l’angoscia, il dolore, la felicità, l’entusiasmo. Un vortice di suoni, immagini, movimenti, balli che si fondono con la magia del circo, i colori dei clown e la malinconia del tango, in una girandola caleidoscopica di maschere, storie personali, stati d’animo, lungo un racconto semplice ed essenziale. Con questa creazione Pippo Delbono prosegue il cammino intrapreso con il suo straordinario gruppo di attori/performer, ancor più dopo il vuoto lasciato dalla scomparsa di Bobò, fedele compagno di scena a partire dal loro incontro avvenuto nel 1995 nel manicomio di Aversa. Protagonista di molti spettacoli, icona poetica e anima del teatro di Delbono, Bobò continua ad essere una presenza-assenza dentro e fuori la scena. Gli attori della compagnia salgono sul palcoscenico uno dopo l’altro e prendono, ognuno con il suo diverso sentire, il pubblico per mano e ne fanno un compagno di viaggio, parte di una comune ricerca inesauribile. Storie personali, maschere, danze, clownerie, memorie sono tutte sfuggenti immagini di persone alla ricerca della gioia. Ogni replica dello spettacolo regala una sorpresa, a chi decide di mettersi in cammino e seguire il ritmo della compagnia e di questa ricerca infinita della gioia. Racconta Pippo Delbono: «Ho scelto di intitolare questo mio spettacolo con una parola che mi spaventa, che mi ricorda immagini di famiglie felici, bambini felici, paesaggi felici. Tutti morti, tutti finti. Ero partito da La morte di Ivan Il'ič di Lev Tolstoj: in questo racconto il personaggio principale, nei suoi ultimi attimi di vita, ripercorre la sua esistenza e tutti i periodi più tristi della sua vita con uno sguardo nuovo carico di pace e dolcezza. Questo è stato il punto di partenza. Più tardi questo percorso ha preso altre strade. La gioia è l’ultima tappa di un cammino che sto facendo da più di 20 anni con la mia compagnia. Questa mia compagnia che è nata da incontri con attori, danzatori, ma soprattutto con persone. Che provengono da luoghi diversi della vita. Penso soprattutto a Bobò, scomparso nel 2019, che è stato 47 anni in un manicomio. Sordomuto, analfabeta. Che è diventato

Al Teatro Donizetti “La Gioia” della Compagnia di Pippo Delbono2022-03-21T12:06:00+01:00
Torna in cima