La Sala Missiroli è un ambiente realizzato, insieme al Salone Riccardi, alla fine del XIX secolo e si inserisce all’interno del progetto di riqualificazione del Teatro attuato in occasione dei 100 anni dalla nascita di Gaetano Donizetti. La sala, un tempo adibita a biblioteca del Circolo dei Nobili di Bergamo, è oggi uno spazio che ospita incontri ed eventi collaterali. Situata in corrispondenza del piano nobile del teatro, è finemente decorata da affreschi che raffigurano figure femminili e da eleganti lampadari. La sala si caratterizza per le sue grandi vetrate che fanno godere di uno splendido panorama sul centro cittadino e sulla Città Alta.

LO SCALONE D’ONORE
La scala su cui si affaccia l’ingresso della Sala Missiroli fu costruita insieme alla facciata, cosicché le sale del Circolo dell’Unione fossero accessibili anche in orari diversi da quelli degli spettacoli. Su e giù per questo raffinato e maestoso Scalone d’onore sono passati i protagonisti della città.

Questa sala è dedicata a Bindo Missiroli, che dal 1931 al 1962, fu il direttore artistico del Teatro. Nonostante avesse una formazione da ragioniere e avesse lavorato come agente assicurativo, per molti anni, aveva avuto la voglia e la forza di studiare anche musica. Si occupò di tutto: aspetti artistici, amministrativi, rapporti con i cantanti e con gli artisti. Ancora oggi esistono centinaia di lettere che testimoniano ogni sua scelta, la fatica di far quadrare i conti, l’audacia di certe decisioni, grandi amicizie come quella con il direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni.
Missiroli, con l’appoggio e la consulenza di Gavazzeni, riuscì a fare di Bergamo il centro della musica contemporanea nazionale. Ecco, dunque, il Teatro delle Novità, che intendeva proseguire la grande tradizione operistica italiana, attraverso la produzione di spettacoli completamente nuovi. Alla stesura dei libretti lavorarono scrittori famosi come Buzzati e Calvino, tra i musicisti Ghedini, Malipiero, Chailly e tantissimi altri. Sorprendentemente dal 1937 al 1973 lo Stato italiano incaricò in esclusiva Bergamo e il suo Teatro di dare vita a quanto di più moderno potesse nascere nel panorama lirico.
Furono anni vivaci, di grande produzione e sperimentazione. Tutto stava cambiando. Nasceva in quegli anni la figura del regista, che fino ad allora era vagamente esercitata dal direttore d’orchestra o in autonomia dalla compagnia. Per la realizzazione delle scene furono impegnati giovani scenografi, pittori, architetti. Missiroli difese questo progetto esponendosi più volte personalmente: ci credeva molto, ma anche dai collaboratori voleva che tutto fosse fatto al meglio. Come quella volta con il pittore Alberto Zilocchi che dovette rifare daccapo il lavoro. Era il 1959 e l’artista era impegnato nella progettazione della scenografia per il balletto La Nascita della Primavera per la quale consegnò un bozzetto che pareva un quadro informale. Bindo Missiroli lo rimandò indietro insieme ad una lettera infuocata in cui scrisse: «…non so di che farmene di un bel dipinto, a me serve un fondale per la danza!».

Ai titoli più innovativi Missiroli abbinò nelle Stagioni d’opera quelli di repertorio, chiamando interpreti e direttori di primo livello. A lui spetta anche il merito di aver animato la Donizetti Renaissance, un movimento culturale internazionale che portò alla ripresa di opere dimenticate del grande Gaetano.