Il Ridotto, con il suo corpo imponente che si apre su Piazza Matteotti, è uno spazio ampio pensato per accogliere il pubblico durante gli intervalli e per ospitare mostre ed eventi collaterali.
Quando venne costruito il Teatro Donizetti, l’allora Teatro Riccardi (dal nome del suo costruttore), questo ambiente non era stato predisposto e non è esistito per lungo tempo. È stato, infatti, realizzato, su progetto dell’architetto Giuseppe Pizzigoni, nel 1964 al termine di alcuni anni di ristrutturazione. L’inaugurazione fu grandiosa: in scena c’era la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, a cantare Renata Scotto e alla direzione Gianandrea Gavazzeni, a cui negli anni ’90 questo luogo sarà poi intitolato. Per tutti fu indiscutibile la qualità dell’esecuzione musicale, per la protagonista nel terzo atto le chiamate da parte del pubblico furono la bellezza di quindici e per le ovazioni fu necessario un quarto d’ora. Pellicce, stole, boleri, la gara tra le dame diede da scrivere ai giornalisti. Per la rentrée al Donizetti molti curiosi si addossarono fuori le entrate principali ad osservare, e commentare, l’ingresso dei proprietari di palco e del pubblico di platea. Nelle serate d’opera, l’eleganza delle signore era un biglietto da visita delle famiglie e quella volta tutte cercarono una toilette confezionata secondo i più attuali dettami della moda, capace di farsi ammirare per una superiore eleganza. Qualche abito giunse all’ultimo minuto persino da Parigi! Impeccabili gli uomini in smoking con il viso rasato di fresco. Era un linguaggio condiviso e rispettato. Quella sera tra gli spettatori si scorsero molti volti noti, su tutti Franca Valeri che indossò un abito molto particolare: nero con collo bianco alto e inamidato, maniche lunghe e polsi bianchi, una mise molto simpatica. Allo spettacolo presenziarono anche molti milanesi: intellettuali, esperti, critici, indossatrici, tutta gente alla moda e qualcuno disse: «Stasera Bergamo fa concorrenza alla Scala».

DECORAZIONI E ARREDI DEL RIDOTTO
Con ampie vetrate che danno sul centro cittadino, il Ridotto presenta due balconate che offrono un affaccio sia sui giardini esterni sia sull’ampio salone interno. Percorrendole è possibile ammirare una vera e propria galleria di arredi: sedie, poltrone, panche e sedute di diverse fogge, provenienti dai palchi e dai precedenti allestimenti del Teatro Donizetti; una storia alternativa e inaspettata del teatro, attraverso i velluti consumati, i singoli dettagli e le rifiniture in legno, le passamanerie ed altri particolari nascosti.
A decorare l’ambiente del Ridotto, un grande affresco, Teatro del mondo, una scena fissa in cui si muove la storia degli uomini e delle arti. L’affresco fu realizzato dall’artista Fiammarelli, pittore della Val Seriana. Da notare il particolare bizzarro della trascrizione de La furtiva lagrima di Donizetti, riportato con alcune imprecisioni e varianti.

Il Ridotto è intitolato al direttore d’orchestra e intellettuale Gianandrea Gavazzeni, tra le personalità di spicco del Teatro Donizetti.
Nato a Bergamo, nel 1940 esordì come direttore d’orchestra e compositore. A Bergamo ebbe un ruolo fondamentale nella Stagione del 1948, dedicata alle Celebrazioni di Donizetti. In questa direzione, fu fautore della Donizetti Renaissance, il movimento culturale internazionale che portò alla ripresa di opere dimenticate del maestro.
Fu artefice e grande sostenitore, insieme a Bindo Missiroli (dal 1931 direttore artistico delle stagioni operistiche del teatro), del Teatro delle Novità: una sperimentazione artistica che portò alla produzione di spettacoli nell’ottica di valorizzare in modo alternativo la grande tradizione operistica italiana.
Diresse a Bergamo grandi titoli donizettiani: Poliuto nel 1948, L’Elisir d’amore nel 1961, Lucia di Lammermoor nel 1964 – opera inaugurale del rinnovato Teatro Donizetti – e Caterina Cornaro nel 1995.
Dal 1967 al 1969 fu direttore artistico e musicale del Teatro alla Scala e la sua carriera vide la conduzione di orchestre dei più importanti teatri del mondo.

Gavazzeni fu anche una penna vivace del Novecento; si dedicò alla critica musicale con un acuto sguardo alla produzione del XX secolo. Scrisse, inoltre, molte testimonianze sulla sua Bergamo, alla quale rimase sempre fortemente legato.