Bergamo Jazz 2024 entra nel vivo: da giovedì 21 a domenica 24 marzo la città sarà letteralmente invasa dai mille suoni del jazz, grazie a un ricco programma di concerti ospitati nei teatri e in altri luoghi. Alla sua 45a edizione, organizzato da Fondazione Teatro Donizetti con Comune di Bergamo e altri partner istituzionali e privati, Bergamo Jazz si avvale quest’anno della Direzione Artistica di uno dei nomi più prestigiosi della scena musicale: Joe Lovano.
Sotto la guida del sassofonista statunitense, uno dei più longevi festival jazz d’Europa si mantiene fedele alla sua naturale visione internazionale, configurandosi ancora una volta come finestra aperta su una musica che, senza trascurare il proprio passato, continua a mostrare segni di vitalità nel suo essere mutevole e ideale punto di incontro tra musiche e culture diverse. In The Moment of Now, il titolo scelto dallo stesso Joe Lovano, è già di per sé una dichiarazione di intenti: è la rappresentazione dell’oggi con le sue radici profonde e le sue possibilità creative proiettate verso il futuro.
Questi gli appuntamenti giorno per giorno di Bergamo Jazz 2024.
Giovedì 21 marzo
Il via ufficiale al Festival verrà dato in Città Alta, al Teatro Sant’Andrea (ore 17), dove si potrà assistere alla solo performance di un veterano degli 88 tasti, Dave Burrell, protagonista della stagione della new thing degli anni Sessanta, accanto a Archie Shepp e altri, e poi artefice di una personale sintesi tra diversi stilemi pianistici di matrice afroamericana. Di seguito, al Circolino, con doppio set alle ore 18 e alle ore 19.15, primo appuntamento di “Scintille di Jazz”, la rassegna curata da Tino Tracanna e dedicata ai giovani talenti: di scena il raffinato duo voce – pianoforte di Simona Parrinello e Gianluca Di Ienno.
Alle 20.30 si alzerà quindi il sipario al Teatro Sociale: in scaletta prima il trio del pianista di origine panamense Danilo Pérez, del bassista John Patitucci e del batterista Adam Cruz, tutti fuoriclasse nei rispettivi strumenti capaci di interagire tra loro ad armi pari, e poi il quartetto di Fabrizio Bosso, uno dei jazzisti italiani più amati dal grande pubblico. Il trombettista torinese avrà al suo fianco i consueti partner – il pianista Julian Oliver Mazzariello, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e il batterista Nicola Angelucci – che insieme all’autorevole leader costituiscono una macchina musicale ben oliata in tutti gli ingranaggi.
Venerdì 22 marzo
Bergamo Jazz entra nella sua “casa” principale con la prima delle tre serate in abbonamento al Teatro Donizetti che sarà aperta (ore 20.30) da uno dei massimi esponenti della chitarra jazz da diversi decenni a questa parte: John Scofield. Il musicista nativo dell’Ohio presenterà il suo progetto “Yankee Go Home”, un viaggio alla riscoperta del rock e del folk a stelle e strisce, ovviamente filtrate dalla sensibilità jazzistica del leader, nonché dei suoi partner, il pianista Jon Cowherd, il contrabbassista Vicente Archer e il batterista Josh Dion. Nella seconda parte si ascolterà il quartetto del sassofonista di origine portoricana Miguel Zenón, uno dei più brillanti alfieri odierni del jazz impregnato di aromi e ritmi latini, fresco vincitore di un Grammy Award per il “Best Latin Jazz Album”, ovvero El Arte del Bolero Vol. 2, registrato in coppia con Luis Perdomo. Lo stesso pianista venezuelano affiancherà Miguel Zenón sul palcoscenico del Teatro Donizetti insieme al contrabbassista Hans Glawischnig e al batterista Dan Weiss (quest’ultimo sostituirà il precedentemente annunciato Henry Cole).
La giornata prevede anche il concerto pomeridiano all’Auditorium di Piazza della Libertà (ore 17) del duo formato dalla poetessa, rapper e alchimista elettronica Moor Mother, esponente di punta del movimento afro-futurista, e del percussionista di origine senegalese, ma bergamasco di adozione, Dudù Kouate, ormai presenza fissa delle scene internazionali con il suo variegato bagaglio di strumenti che rimandano alla tradizione dei griot dell’Africa Occidentale.
Per “Scintille di Jazz”, infine, nella piazzetta antistante il Cellarium di Via Pignolo (ore 18.30; Sala Musica del Teatro Donizetti in caso di maltempo) sarà la volta del trio del batterista Antonio Fusco, mentre al Dieci10 di via Quarenghi (ore 22) si esibirà il trio del batterista bergamasco Filippo Sala, che presenterà il suo primo album nelle vesti di leader, Rifugi, coadiuvato dal chitarrista Enrico Terragnoli e dal bassista Danilo Gallo.
Sabato 23 marzo
La terza giornata di Bergamo Jazz 2024 inizierà la mattina, con il concerto all’Accademia Carrara (ore 11) della flautista e vocalist franco-siriana Naïssam Jalal e del contrabbassista francese Claude Tchamitchian, tutto giocato su sonorità evocative e contemplative. Sempre all’insegna dell’incontro tra molteplici culture sarà l’esibizione della cantante di origine albanese Elina Duni, che insieme al chitarrista inglese Rob Luft, al bassista Kiril Tufekcievski e al batterista Viktor Filipovski proporrà il progetto Songs of Love and Exile (Auditorium di Piazza della Libertà, ore 17), dando da una parte voce alle migrazioni culturali e dall’altra esplorando il mondo della canzone da differenti angolazioni, dalle ballad jazzistiche alla chanson francese, passando per il folk mediterraneo e statunitense.
La serata al Teatro Donizetti vedrà in apertura il valoroso sassofonista Bobby Watson, veterano di infinite battaglie musicali nel solco del più sanguigno linguaggio jazzistico di matrice Bop. Del suo abituale quintetto fanno parte musicisti di vasta esperienza, come il contrabbassista Curtis Lundy e il batterista Victor Jones, e giovani talenti quali il pianista Jordan Williams e il trombettista Wallace Roney Jr. Sarà poi la volta del progetto speciale di Bergamo Jazz 2024, ideato in concomitanza con il 50esimo anniversario del concerto che l’Art Ensemble of Chicago tenne al Donizetti il 20 marzo del 1974: per l’occasione il batterista e percussionista Famoudou Don Moye ha allestito un’ampia formazione comprendente il bassista Junius Paul, il violinista Eddy Kwon, il pianista e trombonista Simon Sieger, la poetessa Moor Mother e Dudù Kouate alle percussioni. La scaletta del concerto prevede brani iconici tratti dal repertorio di uno dei collettivi più creativi della storia del jazz.
“Scintille di Jazz” vedrà quindi in azione il quartetto del sassofonista Raffaele Fiengo (Daste, ore 18.30) e il quartetto H-Owl Project, costituito da musicisti pugliesi e lucani (Dieci/10 ore 22).
Domenica 24 marzo
Altrettanto intesa si preannuncia anche la quarta e ultima giornata di Bergamo Jazz 2024, con matinée prevista al Teatro Sant’Andrea (ore 11), con il duo sax-pianoforte di Emanuele Cisi e Salvatore Bonafede, entrambi solisti di spessore che promettono un dialogo che mira all’essenza dell’espressività musicale. Nel pomeriggio, alla Sala Piatti (ore 15), i riflettori saranno puntati sul quartetto italo francese della contrabbassista Federica Michisanti, pluripremiata nel Top Jazz 2023 di Musica Jazz, che avrà al suo fianco il clarinettista transalpino Louis Sclavis, uno dei nomi di maggior spicco del jazz europeo, il violoncellista Salvatore Maiore e il percussionista Michele Rabbia.
Al Teatro Sociale (ore 17.00), sarà quindi ospite di Bergamo Jazz la violoncellista e cantante Ana Carla Maza, rising star della world music. L’estrosa artista cubana, probabile rivelazione del Festival, presenterà il suo album fresco di stampa Caribe, un contagioso mix di cumbia, son, bossa, samba, salsa, rumba, reggae e altro ancora. Il tutto cantato in francese e spagnolo con un tocco di sensualità.
L’ultimo appuntamento nel principale teatro cittadino vedrà il ritorno di un altro nome che appartiene agli annali del Festival: Abdullah Ibrahim. Il celebre pianista sudafricano, che suonò al Donizetti nel 1975, offrirà al pubblico una solo performance nella quale si coglieranno sicuramente la poesia e la profondità espressiva che da sempre lo contraddistinguono. Il sigillo conclusivo a Bergamo Jazz 2024 verrà quindi posto da un supergruppo, denominato Modern Standards Supergroup, che allinea quattro forti personalità quali il sassofonista Ernie Watts, sideman richiestissimo e già componente del Quartet West di Charlie Haden, il danese Niels Lan Doky, uno dei più rinomati pianisti europei, il bassista Felix Pastorius, figlio del leggendario Jaco e anch’egli strumentista prodigioso, e il batterista Harvey Mason, partner di Herbie Hancock nei gloriosi Headhunters. Un finale all’insegna di un repertorio che attingerà anche al mondo del rock.