Si intitola VajontS 23, azione corale di teatro civile, e sarà una serata – evento in programma lunedì 9 ottobre, nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2.000 persone, condivisa in contemporanea da oltre 130 teatri di tutta Italia. A Bergamo, si svolgerà al Teatro Sociale (ore 21) su iniziativa della Fondazione Teatro Donizetti che ha raccolto l’adesione di ben nove compagnie teatrali del territorio: Erbamil, La Pulce, La Vecchia Serena, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento, Teatro Piroscafo, Teatro Prova, TTB Teatro Tascabile di Bergamo. Su testo originale di Marco Paolini e Gabriele Vacis, rivisto per la speciale occasione dallo stesso Paolini e da Marco Martinelli, con la regia di Silvia Briozzo e Caterina Scotti, musiche eseguite dal vivo di Matteo Zenatti e luci di Pietro Bailo, lo spettacolo vedrà in scena numerosi attori professionisti bergamaschi: Albino Bignamini, Silvia Briozzo, Fabio Comana, Barbara Covelli, Damiano Grasselli, Lucia Limonta, Viviana Magoni, Chiara Magri, Federico Nava, Sara Pagani, Enzo Valeri Peruta, Federico Piscitello, Francesca Poliani, Caterina Scotti, Walter Tiraboschi, Cristina Zanetti. A loro si affiancheranno dieci giovani attori di Progetto Young, il progetto formativo della Fondazione Teatro Donizetti: Giovanni Aresi, Marta Federico, Francesca Garofalo, Petra Lopopolo, Davide Marchetti, Michelangelo Nervosi, Elisa Nicolato, Laura Remigi, Andrea Valietti.

Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, coordinatrice della messa in scena di VajontS a Bergamo, idea condivisa con Francesco Micheli, Direttore Artistico del festival Donizetti Opera, spiega lo spirito dell’iniziativa: «Quando nei mesi scorsi siamo stati contattati da Marco Paolini, abbiamo aderito immediatamente e con entusiasmo alla sua richiesta per vari motivi. Primo fra tutti l’importanza di un testo che rievoca con grande forza uno degli eventi più drammatici della storia del nostro Paese che apre molte riflessioni sulla nostra condizione attuale. E poi perché ci è parsa subito come un’opportunità per realizzare un momento condiviso del mondo teatrale bergamasco nel suo impegno non solo artistico, ma anche civile. E siamo orgogliosi che a questo evento parteciperanno anche i giovani attori del nostro Progetto Young».

«Lo spettacolo di Marco Paolini sul Vajont, che nel 1997 fu un vero e proprio caso mediatico, inaspettato, improvviso ed enorme, con la sua messa in onda in pima serata su RAI 2, fu certamente lo spettacolo che fece da apripista al teatro di narrazione, consacrando lo stesso Paolini come un grande protagonista di tutto il teatro italiano», prosegue Maria Grazia Panigada, «Il nuovo testo rivisto con Marco Martinelli del Teatro delle Albe di Ravenna, è ora un testo corale, di grande valore simbolico. Il lavoro in vista della serata al Teatro Sociale è in corso da mesi ed è emozionante vedere lo spirito di collaborazione che si è subito instaurato tra attori di diverse compagnie».

La storia del Vajont, riscritta 25 anni dopo il racconto televisivo, non è più solo un racconto di memoria e di denuncia sociale, ma diventa una sveglia. Il racconto di quel che è accaduto si moltiplica in un coro di tanti racconti per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. Quella del Vajont è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non ci si può permettere di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante.

«Quando 30 anni fa cominciai a raccontare il Vajont avevo dentro una grande rabbia per l’oblio», ricorda oggi Marco Paolini, «Ce l’avevo prima di tutto con me stesso: come avevo potuto crescere ignorando quella storia, archiviando il disastro come opera della Natura? C’era ribellione alla base del gesto di narrare il Vajont, e voglia di risarcimento e giustizia. Durante la performance era difficile tenere a bada l’emozione con il mestiere. Qualcosa di tutto questo è arrivato anche attraverso la televisione con la diretta del 9 ottobre 1997. Erano passati trentaquattro anni dal disastro. Adesso, sono sessanta. Cos’è cambiato? Noi non siamo gli stessi. È passata una generazione, ma non è solo questione anagrafica. Da alcuni anni ho cominciato a studiare i report sul clima, a leggere i libri di chi prova a narrare ciò che stiamo vivendo, a misurare le strategie del negazionismo prima e del populismo poi nel cavalcare i luoghi comuni che contrastano il quadro scientifico, giustificando un’inerzia diffusa alla transizione ecologica. La storia del Vajont racconta non solo ciò che è accaduto sessant’anni fa, ma quello che potrebbe accadere a noi su scala diversa, in un tempo assai più breve. Come le tragedie classiche, racconta di come i segnali, che c’erano, furono ignorati o sottovalutati».

La sera del 9 ottobre il testo di VajontS 23 sarà un punto di partenza per tante messe in scena diverse: lo stesso Marco Paolini sarà una delle voci che daranno vita al coro al Teatro Strehler di Milano; a Torino Gabriele Vacis, che del primo Vajont firmò testo e la regia, porterà in scena il racconto con i giovani della compagnia PEM; a Roma ci saranno, tra gli altri, Piero Sermonti, Neri Marcorè e Isabella Ferrari; a Palermo Teresa Mannino, a Udine Davide Enia, a Genova Luca Bizzarri ed Elisabetta Pozzi, a Venezia e Padova Ottavia Piccolo, Giuliana Musso e altri attori. E ancora, in giro per l’Italia, Lella Costa, Mario Brunello, Ascanio Celestini, Antonio Catania, Donatella Finocchiaro, Valerio Aprea, Mario Tozzi, Marta Cuscunà, Alessandro Tiberi. Alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga, in tutta Italia l’azione scenica lascerà posto al silenzio. RAI Radio 2, con il programma Caterpillar, si collegherà in diretta con alcuni teatri.

Sul sito www.lafabbricadelmondo.org è possibile trovare la mappa completa dei gruppi che hanno aderito e dei luoghi in cui VajontS 23 andrà in scena. Il progetto VajontS 23 nasce da un’idea di Marco Paolini per Fabbrica del Mondo ed è realizzato da Jolefilm con la collaborazione di Fondazione Vajont.