LIRICA – Grandi titoli lirici tra tradizione e novità
L’Italia degli anni ’50 è quella del Miracolo economico. La volontà di ricostruire il Paese e la sua economia permise di ricostruire in breve tempo strade, ferrovie e fabbriche, ma anche di dare forte impulso al cinema, alle ricerche artistiche e alla vita dei Teatri. Il tempo della Guerra pare già lontano e tutto è proiettato in avanti.
Anche per il Teatro Donizetti a Bergamo è un decennio di fervente attività: si producono nuove opere con i titoli sperimentali del Teatro delle Novità e si mettono in scena prestigiosi spettacoli con titoli di tradizione. Sul palcoscenico si alternano star quali Renata Scotto, Renata Tebaldi, Giuseppe Di Stefano e Maria Callas.
Numerose testimonianze del tempo riportano chiari i ricordi de La Traviata del 1951 con Renata Tebaldi (al posto di Maria Callas Meneghini) e con Cesare Valletti nei panni di Alfredo, ripreso dal loggione per aver spezzato una frase con un respiro inopportuno.
Il Trovatore del 1953 è allestito in un’edizione straordinaria con Gino Penno nelle vesti di Manrico, Antonietta Stella come Leonora, Aldo Protti Conte di Luna e Myriam Perazzini in veste di Azucena, il direttore era Francesco Molinari Pradelli. Le scenografie erano frutto dell’ingegno dell’artista Erminio Maffioletti, (numerosi bozzetti del quale sono ancora conservati presso l’archivio della Fondazione Teatro Donizetti), della sua forza artistica e comunicativa, della sua modernità.
I bozzetti di Maffioletti restituiscono al pubblico tutta l’originalità pittorica e la forza del gesto di un artista completo capace di essere pittore, ceramista, scenografo, docente e molto altro. Le foto di scena, nei bellissimi scatti in bianco e nero di Foto Weels, offrono al visitatore e agli studiosi l’occasione di costruire interessanti, puntuali e coerenti confronti iconografici.
Esporre i bozzetti di Maffioletti significa anche riportare in luce il vivo e continuo rapporto che gli artisti bergamaschi avevano con il Teatro Donizetti, così come lo avevano gli allievi della Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara che tante volte realizzarono le scenografie per gli spettacoli.
I bozzetti ci raccontano inoltre del coraggio del direttore artistico Bindo Missiroli, già da molti anni pioniere nel mondo lirico con il Teatro delle Novità, che anche in quell’occasione decise di affidare la realizzazione delle scene ad un artista contemporaneo lontano da banali cliché. Fu così anche per Maffioletti capace di rielaborare la tradizione animandola di viva attualità.
Per Lucia di Lammermoor del 1954 Missiroli si affida ancora ad un grande artista bergamasco come Trento Longaretti, titolare della cattedra di pittura dell’Accademia Carrara dall’anno primo, istituto del quale sarà direttore fino al 1978. Longaretti crea scenari pittorici, ben raccontati nei bozzetti ancora oggi presso la nostra Fondazione, e per la scena del matrimonio di Lucia gioca tutto l’effetto su due grandi scalinate gemelle. È quello il mondo che fa da cornice all’iconica interpretazione di Maria Callas, ben documentata dalle foto di Foto Weels.
La “divina” Callas è affiancata da Ferruccio Tagliavini (Edgardo), Romano Roma (Enrico), Silvio Maionica (Raimondo), Giuseppe Zampieri (Arturo), Lina Rossi (Alisa), Angelo Camozzi (Normanno), Francesco Molinari Pradelli (Direttore d’orchestra), Giulio Bertola (Maestro del Coro).
I titoli di tradizione sono alternati a quelli più innovativi del Teatro delle Novità (che nasce per forte volontà di Bindo Missiroli, direttore del Teatro), un progetto che intendeva coniugare modernità di drammaturgia e di scrittura musicale, con la tradizione lirica italiana proiettandola nella contemporaneità.
Il Teatro delle Novità segna l’esito della fine del modello antico dell’opera, un passaggio talvolta traumatico. Sarà un’esperienza straordinaria per molti anni.
Importa la dimensione sperimentale sia nei testi, che nelle musiche, che nelle scene e i costumi. Alcune opere hanno molto successo, tanto da garantire il senso dell’iniziativa, ad esempio nel 1937 Maria d’Alessandria di Federico Ghedini (poco dopo al Teatro alla Scala); nel 1955 Ferrovia sopraelevata, la prima opera composta da Luciano Chailly su testo di Dino Buzzati, nel 1954 Allamistakeo di Giulio Viozzi che si allestisce in numerosi teatri italiani; nel 1952 Arlecchino Re di Orlandi con bozzetti di Ermanno Maffioletti; nel 1956 La panchina con testo di Italo Calvino e musiche di Sergio Liberovici.
Gianandrea Gavazzeni, grande direttore d’orchestra, e Sandro Angelini (per le scenografie) saranno insieme a Missiroli i pilastri per la riuscita del progetto.
PROTAGONISTA LA PROSA – Più spettacoli e più pubblico
Dopo una lunga assenza (1938-1949) la Prosa torna al Donizetti dagli anni ’50. Elemento vitale dell’attività è la presenza degli spettacoli del Piccolo Teatro di Milano, guidato da Strehler e Grassi, seguito da compagnie italiane di primo livello e da prestigiosi ospiti stranieri. Nel 1949 il primo spettacolo ospitato al Donizetti del Piccolo Teatro della Città di Milano, si tratta del dramma Le notti dell’Ira di Armand Salacrou.
È l’inizio di una presenza che si fa continua per vari anni, portando a Bergamo la ricchezza di alte interpretazioni teatrali.
Le notti dell’Ira, per la traduzione di Mario Luciani e Guido Rosada, con la regia di Giorgio Strehler, è rappresentato per la prima volta in Italia nel giugno del 1947 nell’ambito della stagione d’inaugurazione del Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo è ripreso il 25 maggio 1949 al Teatro Donizetti, sempre con la regia di Strehler, e nel cast ci sono gli attori Gianni Santuccio, Giovanna Galletti, Lilla Brignone, Giulio Stival, Mario Feliciani, Checco Rissone, Marcello Moretti, Antonio Battistella.
Successivamente il Piccolo Teatro torna nel 1950 con lo spettacolo La Guerra di Troia non si farà, una novità per Bergamo, con la regia di Flaminio Bollini, nel 1951 con La morte di Danton di Büchner, con la regia di Strehler, ancora nel 1951 con la prima assoluta di Casa di Bambola di Hibsen, regia di Strehler, e nel 1954 con la Folle di Chaillot di Giraudoux.
Le compagnie teatrali all’inizio degli anni ’50 sono rappresentate da grandi attori Capocomici, che gestiscono in toto lo svolgersi della programmazione della propria Compagnia. Al Teatro Donizetti giungono le più importanti Compagnie: quella di Cesco Baseggio (1897-1971), Tatiana Pavlova (1894-1975), Emma Gramatica (1872-1965), Memo Benassi (1981-1957), Ruggero Ruggeri (1871-1953), Renzo Ricci (1899-1978), Vittorio Gassman (1922-2000).
Eccezionalmente nel 1952 al Donizetti arriva la più famosa Compagnia francese del tempo quella di Madeleine Renaud-Jean Luis Barrault che portano in scena Le Fausses Confidences di Marivauxe Le Fourberies de Scapin di Molier.
Nel 1953 entra in scena al Donizetti una nuova formula teatrale (nata nel 1951), l’Opera dei Tre Gobbi: autori-attori Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri, che con la loro verve incontrano positivamente il pubblico. I loro spettacoli sono animati da una satira intelligente e spregiudicata di certi aspetti e tipi della società contemporanea.
Sempre nel 1953 appare una singolare Compagnia formata da Dario Fo, Giustino Durano, Franco Parenti, autori e protagonisti de Il dito nell’occhio: uno spettacolo nuovo, che risponde alle esigenze della contemporaneità, basato sulla recitazione di un testo denso di battute.
Da notare che nel 1954, accanto al Teatro delle Novità musicali, si affianca per una Stagione il Teatro delle Novità di Prosa, ideato e promosso da Bindo Missiroli, diretto da Enzo Ferrieri, noto per l’opera svolta a favore della migliore produzione contemporanea, sia per l’attività nei principali teatri e con i Circoli Culturali italiani.
La manifestazione presenta opere contemporanee di particolare valore mai rappresentate in Italia allestite nel più rigoroso rispetto del testo, mantenendo le esigenze scenografiche nei limiti imposti dalla piena aderenza alla loro realtà poetica.
La regia di tutti gli spettacoli è curata da Enzo Ferrieri, con l’apporto della propria Compagnia composta da attori noti come Enrica Corti, Mario Ferrari, Franca Nuti, Giuseppe Caldani. Si registra la partecipazione di scenografi come Enzo Convalli e Pier Luigi Pizzi, del compositore Luciano Berio e del coreografo Jacques Lecoq.
Tutte le opere in programma sono rappresentate in prima esecuzione al Donizetti nei mesi di marzo e giugno 1954: Riunione di famiglia di T.S.Eliot, La lunga permanenza interrotta di T.Williams, Ritratto di madonna di T. Williams, Apollon de Bellac di J. Giraudoux, La Venexiana di un ignorto del ‘500, Teresa Angelica di V. Bompiani, Il Signor Vernet di J. Renart, Il piacere di dirsi addio di J. Renard
Dopo le ‘prime’ al Teatro Donizetti gli spettacoli vanno in scena in altri numerosi teatri italiani. La manifestazione, dopo un anno dalla sua realizzazione, è cancellata.
È un’occasione mancata per Bergamo che non ne comprende l’importanza, considerato l’interesse che in quegli anni si riscontra per gli spettacoli di prosa.
Nel 1954 si segnala anche la presenza della Compagnia di Marcel Marceau che presenta Il Cappotto, mimodramma ispirato al racconto di Gogol’. Marceau, uno dei più grandi interpreti dell’arte mimica, è ancora al Donizetti nel 1965.
L’anno seguente, nel 1955, il Teatro ospita il Teatro delle 15 Novità diretto da Maner Lualdi, che porta in scena 15 atti unici. La curiosità sta nel fatto che agli spettatori viene consegnato un cartoncino diviso in due parti sulle quali è stampato il nome dell’autore, su una delle parti è stampato SI’ e sull’altra NO. Lo spettatore può scegliere la risposta e consegnare il coupon dello spettacolo, dando così il suo assenso o dissenso allo spettacolo.
Nel 1956 sono interessanti le rappresentazioni de Il Teatro di Venezia, presentato dal Piccolo Teatro di Milano, l’operazione salva una realtà che minaccia di spegnersi artisticamente.
Un nuovo modo di concepire il teatro si definisce verso la metà degli anni ’50 e si sviluppa negli anni ’60 con la nascita e la formazione dei Teatri Stabili, che dalle loro città portano i loro lavori teatrali in giro per l’Italia. In questo periodo si delinea la nuova figura del regista che si sostituisce al ‘grande attore’, il quale univa in sé la figura del Capocomico e del direttore di Compagnia. Inizia un nuovo capitolo della storia del teatro europeo, di profondo rinnovamento delle proposte teatrali.
IL JAZZ