Dopo Silvio Orlando con La vita davanti a sé, sarà Gabriele Lavia il prossimo ospite della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti: il celebre attore e regista, al suo ritorno a Bergamo dopo diversi anni di assenza, porterà in scena, da lunedì 9 gennaio a domenica 15, un classico assoluto del teatro, Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello. Personaggi e interpreti: Ciampa, scrivano Gabriele Lavia, La signora Beatrice Fiorica Federica Di Martino, Fifì La Bella Francesco Bonomo, La Saracena, rigattiera Matilde Piana, Fana, vecchia serva Maribella Piana, Il delegato Spanò Mario Pietramala, Assunta La Bella Giovanna Guida, Nina Ciampa Beatrice Ceccherini. Scene di Alessandro Camera Costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume & Moda coordinati da Andrea Viotti. Musiche di Antonio Di Pofi. Luci di Giuseppe Filipponio. Regia di Gabriele Lavia. Produzione Effimera e Diana O.R.I.S.

Durata: 2 ore e 15 minuti compreso intervallo. Prezzi biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro. Orari spettacoli: da lunedì 9 (replica straordinaria fuori abbonamento) a sabato 14 gennaio ore 20.30, domenica 15 ore 15.30. Biglietti ancora disponibili per tutte le repliche.

«Per Luigi Pirandello la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla”… E tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze”, di ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia. Solo “i personaggi” sono “veri” e “vivi”», osserva lo stesso Gabriele Lavia, profondo conoscitore del mondo pirandelliano, «Il Berretto a Sonagli è una tragedia della mente. Ma porta in faccia la maschera della “farsa”. Pirandello mette sulla scena un “uomo vecchio”, uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché è un “niente di uomo” è trattato come se fosse niente».

Prosegue Lavia: «Sul palcoscenico viene rappresentato un banale “pezzetto” di vita di una “famiglia perbene” che fa i conti con l’assillante angoscia di dover essere “per gli altri”. Come se la propria vita fosse, per statuto, una recita per “gli altri” che sono gli spettatori, ingiusti e feroci, della propria vita. Ciampa “scrive”, ha un mondo suo, ma solo di notte, di nascosto, quando “gli altri” dormono. Ma, di giorno: “Io sono quello che gli altri dicono che io sia”. Io sono il “si dice”. È proprio il “si dice” ad “essere” la stessa sostanza identitaria del mio “io”. Ma chi sono “io”? Chi è questo “io”? Questo “io” che è uno, nessuno e centomila. Questo “io” è “uno” con me stesso e “un altro io” con ognuno degli altri “io” che vivono nella “società dei pupi”. L’unica speranza è difendere l’“io” dall’aggressione degli altri. Ma come? Ciampa usa spranghe alle porte, catenacci, paletti per difendere il suo “io”. Ma non ci riesce. È costretto a uscire, a “sporcarsi le mani”, direbbe Sartre. Esistere. Ma esistere vuol dire “mettere in gioco” sé stesso. E allora la “corda civile” e la “corda seria” non servono più. È la “corda pazza” che scatta. E scatta per tutti. Non si può difendere il proprio “io” dagli attacchi del mondo. Non è possibile uscire dal mondo, uscire da noi stessi. Se lo facciamo siamo morti viventi».

Alla domanda, «è vero che ha scelto di tradire il Maestro?», Lavia risponde: «Un tradimento assoluto dell’originale, sì. Pirandello scrisse una prima versione in siciliano e più tardi una in italiano. Io ho fatto un ibrido linguistico. Forse avrebbe fatto inorridire Pirandello. Ma è frutto d’amore. E nei contenuti sono stato fedelissimo».


BIGLETTERIA FONDAZIONE TEATRO DONIZETTI
Presso Teatro Donizetti
Piazza Cavour, 15 – Bergamo
Tel. 035.4160 601/602/603
Da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00 (festivi esclusi)