Accesso a teatro con obbligo di Green Pass Rafforzato e mascherina FFP2

Sarà un addio al 2021 e un benvenuto al 2022 con obbligo di presentare il Green Pass Rafforzato e di indossare mascherina FFP2: la Fondazione Teatro Donizetti conferma il doppio appuntamento di fine e inizio anno con l’Operetta rassicurando il pubblico sul completo rispetto delle norme vigenti anti Covid-19. Inoltre, il Teatro Donizetti, recentemente riconsegnato alla città dopo i lavori di restauro, dispone ora di un moderno impianto che garantisce un efficace ricambio dell’aria. Al pubblico non sarà consentito consumare cibi e bevande durante l’intervallo tra i due atti dello spettacolo.

La sera del 31 dicembre (ore 20.00) e il pomeriggio di sabato 1° gennaio (ore 17.00) il sipario si alzerà, quindi, su Una notte a Venezia, capolavoro dell’operetta viennese creato da Johann Strauss e riproposto nell’occasione dalla compagnia Teatro Musica Novecento, con la regia di Alessandro Brachetti e musiche eseguite dal vivo dall’orchestra “Cantieri d’Arte” diretta da Stefano Giaroli. Coreografie di Salvatore Loritto. Scene e costumi di Artemio Cabassi. Interpreti: Antonio Colamorea (Duca di Urbino), Alessandro Brachetti (Caramello, barbiere del Duca), Susie Georgiadis (Annina, figlia di pescatori), Fulvio Massa (Senatore Bartolomeo Delacqua), Silvia Felisetti (Barbara Delacqua, sua moglie), Elena Rapita (Ciboletta, cameriera di Barbara), Marco Falsetti (Pappacoda, cuoco), Alessandro Garuti (Enrico Piselli).  Durata 2 ore e 15 minuti compreso intervallo. Prezzi biglietti: 31 dicembre da 28 € a 74 €; 1° gennaio 2022: da 15 € a 38 €, ridotti da 12 € a 30 €. Al termine della rappresentazione del 31 dicembre gli spettatori riceveranno un piccolo omaggio: un kit beneagurante per l’inizio dell’anno nuovo.

Dallo stesso creatore de Il Pipistrello e Sul bel Danubio blu, venne alla luce nel 1883 Una notte a Venezia, operetta allegra e spensierata. La sua nascita presenta molte curiosità, tutte legate alla vita privata di Johann Strauss: fu infatti scritta a cavallo fra il secondo e terzo matrimonio dell’autore austriaco, situazione che ne influenzò pesantemente la stesura, interrotta più volte. Ma questa fu probabilmente anche la sua fortuna perché quando si riavvicinò a questo lavoro per completarlo, Strauss fu pieno di energia ed entusiasmo.

Una notte a Venezia è ambientata nei giorni in cui impazza il Carnevale, quando il Duca di Urbino, celebre donnaiolo, si lancia in prodezze amorose, assistito dal suo barbiere Caramello. Alle loro vicende si intrecciano le trame amorose di nobildonne e popolane, che approfittano dei mascheramenti carnevaleschi per prendersi qualche allegra libertà. Dopo tanta confusione, finalmente tutte le coppie si riuniranno in un immancabile lieto fine. Una notte a Venezia ha il pregio di raccontarci il nostro paese con gli occhi dello straniero: vi si ritrovano quindi stereotipi a profusione ma soprattutto una contagiosa gaiezza che si riverbera nella musica del re del valzer, che alterna arie dolcissime a polke e mazurke passate alla storia della musica.

Stefano Giaroli, direttore musicale e responsabile della produzione della compagnia Teatro Musica Novecento, commenta: «Uno dei privilegi dell’essere a capo di una Compagnia con oltre vent’anni di storia e costantemente presente nei maggiori teatri italiani, è quello di poter proporre ed affrontare titoli meno noti, uscendo così dalla routine dei “famosi quattro” (La Vedova Allegra, Al Cavallino Bianco, Cin-ci-là e Il Paese dei Campanelli), i quali – proprio perché famosi – hanno sicuramente meriti speciali, ma risultano meno stimolanti per chi li mette in scena e per il pubblico degli habitués. Esiste un numero pressoché infinito di titoli d’operetta quasi dimenticati e non è facile individuare quello su cui investire, il più affine possibile alle caratteristiche della Compagnia e al contempo capace di convincere il nostro pubblico. Quest’anno, dopo un approfondito studio, abbiamo scoperto Una Notte a Venezia ed è stata una vera sorpresa: all’ascolto della parte musicale, debordante di brillantezza e umorismo, ci siamo tutti domandati come mai questo titolo non fosse entrato di diritto fra i favoriti del grande pubblico. Studiando la genesi dell’opera abbiamo scoperto che Strauss stesso fu tentato di non dare alle scene l’opera, già ultimata, spaventato dalla fragilità della trama. Ci siamo quindi sentiti autorizzati a rimaneggiare, ma soprattutto a semplificare la trama, rendendola scorrevole e immediata. Come sempre – ed in questo caso più che mai – a vincere è sempre la musica, talmente bella da convincere tutti e ricca di temi che non si possono dimenticare».